Marco Burchi, l'artigiano fiorentino che crea opere con la terra di Firenze

Pittore e scultore unico nel suo genere, non ama definirsi un artista. “Nella terra ci sono tante  vicende da raccontare. Non faccio quadri ma racconto storie, la mia arte è unica e trasmette positività”.

“Nella terra che abbiamo sotto i piedi, in quella terra che calpestiamo ogni giorno, ci sono milioni di storie che meritano di essere raccontate. Ecco, io faccio questo, racconto le storie della terra”.

Marco Burchi non vuole essere definito un artista, non ama i cliché, non pensa a se stesso come ad un autore di opere d’arte. Piuttosto ad un bravo narratore, che riesce a raccontare una storia su una tela o attraverso una scultura. Il mezzo che usa è in effetti unico nel suo genere, la terra di Firenze.

Nella sua bottega a due passi dal Duomo, in via De’ Ginori, Marco ci fa strada in un mondo di storie che prendono vita con la terra dell’Arno, quella del Giardino di Boboli, la terra di Greve o di Montececeri, a Fiesole. C’è quella più chiara e quella più scura, quella più densa e quella più fina. Alla fine, però, a Marco interessa ciò che la terra gli sussurra e gli suscita dentro. “In effetti è lei che ti sceglie e che si disegna – sottolinea – io sono il tramite, semplicemente quello che racconta la storia e la mette per iscritto”.

Con la terra Marco ha dato forma a statue e stratificazioni pittoriche sia su tela sia all’interno del vetro. Visitare la sua bottega è fare un viaggio di scoperta certo, ma anche di lunga sperimentazione. Per dipingere con la terra ho dovuto inventare nuovi attrezzi che si adattassero al tipo di materiale – spiega – oltre a sviluppare tutta una precisa procedura di preparazione. La terra è grezza, va lavata, pestata e ridotta in polvere sottilissima prima di essere mescolata con una particolare miscela che ho perfezionato negli anni”. Un procedimento che ricorda quello dei grandi artisti del Rinascimento.

Sulle tele rigorosamente nude, senza basi preparatorie, Marco stende la terra ora con mano delicata, ora violenta, ora ricca di spessore e di forma dando vita a numerosi soggetti. Soggetti resi unici ed eterni, perché una delle caratteristiche delle opere fatte con la terra è che non possono né svanire né cambiare, si fissano sulla tela e lì restano.

Ci sono gli scorci di Firenze, i momenti di vita quotidiana, ci sono la fanciullezza, la danza, l’amore, i mondi fantastici e c’è la natura, tanta natura che Marco ama in maniera profonda. In particolar modo gli alberi, una delle sue creazioni preferite. Ci sono le sculture artistiche, da quelle più grandi a quelli più piccole, anzi piccolissime racchiuse in candele di vetro. “E soprattutto c’è tanta speranza – dice Marco – tutte le mie opere sono pervase da positività e lanciano un messaggio preciso: l’arte deve trasmettere speranza visiva, ancora di più in questo periodo così difficile”.

Marco continua a tenere aperta la sua bottega anche adesso che le strade di Firenze sono vuote, da mesi senza turisti per colpa del Covid. “Lavoro anche su ordinazione, chiunque può portarmi la terra di un luogo a lui caro. Parliamo un po’, ci diciamo delle cose su quella terra e sul posto da dove proviene e poi, da lì, lascio fare al mio cuore e alla mia immaginazione. D’altronde la terra è la materia più povera che esista ma anche la più ricca di memoria. Non faccio un quadro, ma racconto una storia”.

Note sull’autore:

Marco Burchi (www.marcoburchi.it), originario di Campi Bisenzio, nel 2016 ha pubblicato il libro “Terra di Firenze” scritto a quattro mani con la figlia Diletta. Il suo marchio “Terra di Burchi – Terra di Firenze”  è conosciuto in Italia e all’estero. Marco Burchi è stato autore di numerose mostre personali, tra le quali una dedicata all’alluvione di Firenze nel salone monumentale della Biblioteca Marucelliana di Firenze e “L’Amore cura dell’Anima” all’Auditorium Municipale San Francisco di Avila a Madrid. Un suo crocefisso, “L’Abbraccio di Dio”, rifinito con la terra di Loppiano, è stato consegnato in dono a Papa Francesco nel 2018 durante la visita pastorale nel paese toscano.

Tra le curiosità, Burchi è stato il primo artista ad aver realizzato un serie di quattro dipinti utilizzando un mix di cocktail Negroni e terra di Villa Torraccia, attuale sede della Scuola di Musica di Fiesole. Sono stati presentati durante i festeggiamenti per il centenario di uno dei cocktail più famosi nel mondo, allo storico Caffè Gilli di Firenze.

Articolo a cura di Filippo Cioni

Foto per gentile concessione di Marco Burchi