L’avanzata curvy si arresta. Ma che fine ha fatto l’inclusività del corpo nella moda? Ne abbiamo parlato con Alena Mayuk, modella, influencer e titolare di We Are Models, un’agenzia di modelle di Firenze.
Inclusività, rappresentazione (di corpi e taglie) senza esclusioni: si è parlato molto di cambiamenti nella moda, specie nelle ultime stagioni, eppure la moda curvy sembra essere praticamente sparita dalle passerelle. A confermarlo sono i dati raccolti da Vogue Business: il report sull’inclusione dimostra infatti che nelle sfilate della stagione autunno/inverno 2023-2024 il numero di modelle plus size è diminuito drasticamente. Su un totale di 9137 look presentati sulle passerelle di New York, Londra, Milano e Parigi all’interno di 219 collezioni, solo lo 0,6% delle modelle che li indossavano portava una taglia dalla 50 (italiana) in su e il 3,8% di loro ne portava una compresa tra la 42 e la 48; mentre il restante 95,6% si posizionava tra una 36 e una 40.
«Quando ho iniziato a vedere le prime modelle mid-size e plus size sfilare sule più importanti passerelle ero molto fiduciosa. Poi ho capito che era soltanto una moda del momento, o una strategia di comunicazione da parte dei brand, senza che poi questi si dimostrassero davvero inclusivi nelle loro scelte» ci ha confessato Alena Mayuk, modella e oggi titolare di “We Are Models”, un’agenzia di modelle con sede a Firenze.
Alena, dopo aver lavorato per 10 anni come modella professionista, ha deciso di aprire la sua agenzia 5 anni fa a Firenze, dove oggi vive. Alle spalle, oltre ai numerosi anni di esperienza, anche un Master in Digital Communication & Marketing e tanta voglia di cambiare le cose: per questo nella sua agenzia non fa discriminazioni di taglie, e accetta anche modelle e modelli oltre i canonici 90 cm di vita.
«Quando ho aperto l’agenzia ho voluto fin da subito renderla un posto diverso rispetto alle agenzie con le quali avevo collaborato io come modella, dove i rapporti umani erano praticamente inesistenti e c’era molta severità e rigidità. Ma soprattutto ho deciso di contrastare il fenomeno dell’estrema magrezza delle modelle. Quando ho iniziato a fare la modella in molte agenzie c’era un vero e proprio clima di terrore; molti agenti non facevano altro che ripetere “se non dimagrisci non ti prendiamo in agenzia”. Io ho avuto la fortuna di essere magra di costituzione, il mio corpo rispettava naturalmente gli standard imposti dalle agenzie, e non sono mai ricorsa a particolari diete.
Quando sono stata rifiutata da un’agenzia di Milano per i miei 92 cm di vita sono semplicemente andata via, avevo già i miei lavori e non avevo intenzione di cadere nella loro trappola. Invece ho visto tante mie colleghe purtroppo sottoporsi a diete estreme, arrivando a mangiare una sola mela al giorno, causando ovviamente danni a volte irreversibili alla loro salute fisica e mentale. Ragazze giovanissime che spesso sono arrivate all’anoressia, e che poi si sono portate dietro questi problemi per anni.»
Sebbene oggi si parli di una moda più inclusiva, con tanti brand che hanno aperto le proprie passerelle e le proprie campagne pubblicitarie anche a modelle curvy (taglie 48, 50 e 52, per intendersi), la realtà è tuttavia ben diversa.
«Molti brand prendono sì modelle curvy, ma solo per uno shooting, e non perché vogliono includerle davvero o perché vogliono fare una moda inclusiva per tutte le taglie, ma perché fa parte solo della moda del momento. Lo fanno per far parlare di sé ma poi finisce lì, non c’è una vera apertura.
C’è poi da dire che la ricerca di modelle curvy ha portato a un vero e proprio gap di taglie: vediamo solo modelle magrissime o modelle super curvy, mentre le taglie per così dire “normali”, come una 42, che corrisponde a una M, sono spesso tagliate fuori, e non hanno mercato né nella moda standard né nella moda curvy. Si passa quindi da un eccesso all’altro. In tutto questo, il paradosso è che molti clienti, pur avendo un campionario per taglia 42, spesso ci chiedono modelle taglia XS-S. Pur sapendo benissimo che i vestiti le staranno grandi, preferiscono ridurli con spille durante gli shooting.
Perché nessuno pensa a prendere modelle con taglie medie? si chiede Alena. Perché passare da ragazze magrissime a quelle ultra curvy? È un peccato non dare la possibilità di emergere (e di lavorare) a ragazze con una taglia standard, con corpo sano, proporzionato, non deformato da diete malsane. Io nel mio piccolo sto lottando contro questo fenomeno: in agenzia prendo ragazze di tutte le taglie e quando un cliente mi chiede una modella taglia 40 provo lo stesso a proporre una ragazza con taglia 42. Con rispetto, cerco di buttare il sema dell’idea che anche una ragazza di una taglia superiore rispetto a quella a cui la moda è da sempre abituata può essere bella. Questa è la mia piccola battaglia sul normalizzare anche le taglie medie.»
Alena ci racconta che nella sua agenzia arrivano tante ragazze che sono state rifiutate da altre agenzie perché non hanno i canonici 90 cm di fianchi, e che per via dei numerosi rifiuti pensano spesso di abbandonare la carriera da modella. Invece Alena e il suo team – orgogliosamente gestito da donne – riesce a trovare lavoro per loro, soprattutto in Toscana.
«In “We Are Models” ci sono anche figure miste: abbiamo attori, modelle ballerine, doppiatori, modelli sportivi, coppie nella vita, modelle over 40-50, petite model, modelli con molti tatuaggi, gemelli omozigoti o intere famiglie! Vorremmo aprirci anche a coppie LGBTQIA+, anche se ancora non ci sono arrivate candidature. Invece di recente un paio di aziende ci hanno chiesto modelli curvy uomo, e questo ci ha davvero sorprese, è un segnale senz’altro incoraggiante!»
Purtroppo sono sempre i grandi brand a dettare la moda, e anche se sono pochi gli esempi che tengono viva la speranza che la moda possa diventare inclusiva, il lavoro svolto dalle agenzie come quella di Alena è essenziale per dare fiducia ai tanti giovani che, indipendentemente dalla taglia, sognano un giorno di poter sfilare sulle passerelle più importanti.