L’esposizione è un racconto tramite la fotografia delle diverse forme d’amore. Abbiamo parlato direttamente con l’artista del suo lavoro in occasione dell’inaugurazione avvenuta lo scorso 23 giugno.
Conosciuta su Instagram come @loruponyo, Sara Lorusso ha trovato nella fotografia la sua strada quando era adolescente, ha frequentato il corso annuale della scuola di fotografia “Spazio Labò” e poi l’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Da allora cattura la realtà che la circonda e la nuova generazione di cui fa parte con grande capacità di osservazione, i suoi lavori sono dotati di una forte potenza comunicativa poiché nascono dalla necessità di esprimersi e di raccontare il proprio punto di vista. L’obiettivo fotografico di Sara vede e mostra un mondo di inclusività in cui ognuno è libero di essere sé stesso e di amare chiunque in modo spontaneo. Una lotta più attuale che mai – siamo nel mese del Pride e il DDL Zan non è stato approvato – che l’artista esprime con delicatezza e con delle opere che vogliono prima di tutto sottolineare la normalità e la quotidianità che c’è dietro tutte le forme d’amore.
La mostra
“Our Generation” è il manifesto di una società che si rinnova nella rappresentazione dell’identità di genere e dell’identità sessuale di ogni individuo. La mostra ci trasporta in un mondo intimo e dolce, dandoci un punto di vista privilegiato su dei momenti di vita di coppia. Lo sguardo di Sara sconvolge il paradigma cis-eteronormativo, ne intercetta i tabù e ne smaschera le mistificazioni proponendo una narrazione inclusiva, universale, intergenerazionale.
Negli spazi dello Student Hotel sono state riunite le fotografie di diversi progetti dell’artista: “Love is Love”, una serie in cui sono state ritratte coppie queer di amici e conoscenti e che celebra un’affettività che necessita ancora oggi di protezione. Un invito a schierarsi e combattere per una libera dichiarazione d’amore per noi stessi e per ciò che vorremmo essere. “My Generation”, un progetto ancora in corso che indaga i concetti di mascolinità e femminilità e la loro interpretabilità in quanto costrutti estetici e sociali. Sono rappresentante le identità queer di alcuni uomini, così da sfatare il mito dell’uomo tutto di un pezzo e sempre forte, anche egli è invece libero di provare emozioni. La parità di genere, infatti, deve includere la possibilità per ognuno di vestirsi e vivere come vuole indipendentemente dal genere. L’ultimo progetto esposto – visibile in video su monitor – è “Protect Love and Lovers”, una manifestazione di baci per le strade proprio per legittimare questo gesto nello spazio pubblico e contestare il “sì, va bene ma fallo a casa tua” che si sente spesso. Così sono stati ripresi i baci di diverse coppie in strada e nelle piazze delle proprie città. “È stato interessante vedere la reazione dei passanti” racconta Sara “molti si sono aperti a delle riflessioni. Infatti, lo scopo di questa mostra e del mio lavoro in generale è quello di avvicinare le persone alla realtà non eteronormativa così che possano viverla come naturale senza percepire le differenze. Una grande soddisfazione è stata quando un ragazzo gay di diciassette anni mi ha raccontato che dopo aver visto le mie opere la famiglia è riusicta a guardare con occhi diversi la situazione che prima invece non accettava”. Il bacio diventa, così, analogia del bivio tra unione e ribellione, abitudine e lotta, libertà e paura che sono i binomi sottesi al processo di naturalizzazione – spesso osservato con diffidenza e dogmatismo – che la fotografa vorrebbe mettere in atto con il suo operato.
L’esposizione continua con una parte più personale che permette allo spettatore di conoscere maggiormente la vita dell’artista: “ho voluto che la mostra assumesse anche una sfumatura più diaristica e personale. Proprio perché tutto parte da me e con la fotografia racconto la mia persona. Il lavoro e la mia vita personale sono fortemente intersecate.” Così, passando direttamente all’interno di una fotografia in versione gigante, gli ospiti si ritrovano in uno spazio decorato con fiori e polaroid rappresentanti momenti, ricordi della vita di Sara, dei suoi viaggi e alcuni autoritratti. Al centro si trova un letto in cui è possibile stendersi e scattare fotografie proprio a riprendere quell’atmosfera rilassata ed intima che aleggia in tutto lo spazio.
Il rapporto dell’artista con la fotografia
Durante il Vernissage – avvenuto lo scorso 23 giugno – abbiamo avuto modo di discutere proprio con lei del suo rapporto personale con l’arte fotografica: “non sono mai stata brava a raccontare quello che provo o sento, così ho iniziato a farlo senza parlare attraverso le immagini. Uso solo macchine fotografiche analogiche con il rullino perché scattare senza vedere l’immagine finita mi permette di vivere il momento. Con la macchina a soffietto è necessario guardare dall’alto, sei costretta ad assumere una determinata posizione e così si instaura una relazione particolare tra te e i soggetti e tra te e il mezzo. Grazie a questo processo ho stretto amicizie e rapporti di rispetto reciproco. Sostengo che ogni mezzo possa raccontare una storia, oggi anche attraverso il cellulare si possono produrre bellissime fotografie ma io cerco un determinato tipo di racconto. ” Proprio questo rende le immagini di Sara uniche nel suo genere: la necessità di esprimere determinati valori fortemente sentiti e l’empatia percepita verso i suoi soggetti anche al di là dell’obiettivo spiccano chiaramente. Quotidianamente fermiamo momenti di passaggio delle nostre giornate attraverso gli smartphone, scattiamo tantissime immagini degne di essere pubblicate e ne guardiamo altrettante scorrendo subito a quella successiva. Davanti agli scatti di Sara, invece, viene naturale soffermarsi e iniziare a ragionare. Il suo lavoro possiede una forza comunicativa che va al di là di un messaggio artistico spingendosi verso tematiche politiche e sociali importanti ed attuali.
Le parole della curatrice della mostra
La curatrice della mostra Marcella Piccinni ci ha poi raccontato com’è nata l’idea dell’ allestimento e il suo pensiero sul lavoro dell’artista: “abbiamo voluto conferire allo spazio un senso di leggerezza per affrontare un argomento così importante con occhi diversi: con tranquillità e normalità. Sara, infatti, riesce a trattare tramite la sua arte tematiche quali l’amore all’infuori della sfera etero-sessuale ed etero – normativa arrivando perfettamente al punto della questione attuale; ovvero creando quella perfetta dimensione espressiva che fa si che ciò che si eleva su tutto nei suoi scatti sia un’emozione. L’amore, la delicatezza, l’affetto, la comprensione, l’accoglienza, la gioia, la malinconia; questo è ciò che colpisce l’occhio del fruitore che non si sforza di risolvere il rebus di quale pronome attribuire ai soggetti fotografati o in quale casella collocare la coppia.” Proprio così, chi visita “Our Generation” si sofferma unicamente sull’amore e – com’è scritto con un pennarello su uno specchio esposto alla mostra – “only love can save us”.
L’esposizione è visitabile fino al 7 luglio 2022 presso lo Student Hotel di Firenze (Viale Spartaco Lavagnini, 70-72) dalle 11 alle 19 ad ingresso gratuito.
Foto a cura di Marta Galli