Lo scoppio del carro e il volo della colombina

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A Pasqua uno degli eventi imperdibili di Firenze è sicuramente lo scoppio del carro.

Si tratta di una tradizione popolare-religiosa che ha origini antichissime: risale addirittura all’epoca della prima crociata.

Scoppio del carro, le origini della tradizione

Nel 1097, i crociati partirono per la Terra Santa e misero sotto assedio la città di Gerusalemme che espugnarono il 15 luglio 1099. Secondo la vulgata, il primo a salire sulle mura della città e a porre la bandiera dei crociati fu il fiorentino Pazzino de’ Pazzi e questa impresa gli valse il dono di tre schegge del Santo Sepolcro che riportò orgogliosamente in patria.
Sempre ai crociati si deve la tradizione del fuoco come mezzo di purificazione: il sabato di Pasqua infatti si accendeva un fuoco benedetto, attraverso lo sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro. Da questo, ogni famiglia attingeva una scintilla con il proprio stoppino e lo portava in processione in città.

L’attuale carro e il Brindellone

In seguito, si decise di utilizzare un carro per trasportare il fuoco sacro e, all’incirca nel 1300, questo venne sostituito con fuochi artificiali. L’attuale carro è alto 11 metri e 60, lungo 3 metri e 40, pesa 40 quintali, ha sulle fiancate gli stendardi dei quattro quartieri storici fiorentini e su tutti lati la struttura contenente il carico esplosivo.
Nel corso del tempo la cerimonia divenne sempre più sfarzosa e imponente e si è mantenuta tale anche in epoca contemporanea: il Brindellone, una torre pirotecnica posizionata sul carro, viene trainato da una coppia di buoi per le strade del centro storico di Firenze e posizionato tra il battistero e la cattedrale. 

Quando arriva in Piazza del Duomo, dal carro parte un cavo, teso all’altezza di 7 metri da terra, che attraversa tutta la navata centrale della chiesa e raggiunge una colonna in legno al centro del coro dove si trova appesa la “Colombina”, una colomba di cartapesta con un ramoscello d’olivo nel becco che simboleggia lo Spirito Santo. Da qui la colombina spiccherà il suo volo.

Perché si chiama Brindellone

Il nome ‘Brindellone’ (che in dialetto fiorentino significa ‘straccione’) sembra essere un omaggio a S. Giovanni Battista, patrono della città, che nel giorno a lui dedicato, il 24 Giugno, veniva ricordato attraverso la Festa della Zecca, una processione in cui un carro di fieno e un uomo vestito di pelo di cammello che lo impersonava attraversavano la città. Un ‘brindellone’ appunto, termine che per analogia passò poi a indicare tutti i carri da festa.

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La missione della colombina

Insieme alla tradizione religiosa, si fonde anche il folklore e la superstizione popolare soprattutto incentrato sulla ‘missione’ della colombina: alle ore undici della mattina di Pasqua infatti, viene dato fuoco alla miccia della colombina che incendia i mortaretti ed i fuochi d’artificio disposti sul Brindellone; una volta incendiati quest’ultimi, la colombina deve tornare indietro all’Altare Maggiore ripercorrendo da sola il percorso di andata, altrimenti il raccolto dell’anno non avrà buoni auspici… E non solo: una delle ultime volte che la colombina fallì tale “missione” fu il 10 aprile 1966, e a novembre infatti, ci fu l’alluvione.

In seguito, questa festa si è diffusa anche in altre località del territorio toscano; il secondo Scoppio del Carro più famoso è quello di Rufina, dove lo spettacolo si svolge a mezzanotte del Sabato Santo e non la mattina di Pasqua, ed a Panzano in Chianti, il martedì dopo Pasqua.
Una tradizione lunghissima e un evento caratteristico della nostra città che ogni anno raduna milioni di persone, ognuna di loro intenta ad auspicare che, per quell’anno, la Colombina faccia il suo dovere…