Perché il vino analcolico può rappresentare il futuro dell’enogastronomia

Vino analcolico

Vini low alcohol o addirittura analcolici: secondo ProWein Business Report 2022 un commerciante di vino su tre vede ottime opportunità di vendita per i vini a bassa gradazione alcolica, mentre uno su quattro per i vini analcolici. I vini spumanti e i vini bianchi no&low sono i più richiesti. Il 16% delle enoteche è alla ricerca di nuovi vini a bassa gradazione alcolica per ampliare la propria gamma di prodotti.

Se l’healthy food rappresenta ormai da qualche anno il leitmotiv del settore food, la ricerca di un prodotto analcolico o con una bassa quantità di alcol è senza dubbio il trend del presente e del futuro in campo beverage. Due situazioni figlie della medesima e crescente attenzione del consumatore verso uno stile di vita più sano, più ponderato e meno dedito ai vizi. Dagli spirits alle birre fino ai sidri, non deve quindi sorprendere il fatto che il mercato internazionale abbia registrato un vero e proprio boom di prodotti no&low (fra nuovi lanci e rivisitazioni in versioni low alcohol di prodotti già esistenti), ma lo fa sicuramente la recente apertura in tal senso del mondo vino.

Sebbene la quota di mercato di vini e spumanti analcolici (o a basso contenuto alcolico) sia ancora esigua, in molti Paesi si stanno registrando infatti importanti tassi di crescita proprio in questa direzione. A sottolinearlo è l’ultimo report di ProWein, fiera leader a livello internazionale per vini e distillati, che ha dimostrato coi numeri come le aziende dell’industria vinicola abbiano risposto in modo proattivo alle sfide imposte dalla società contemporanea. Nell’ultimo ProWein Business Report 2022 sono stati intervistati quasi 2.500 esperti del settore vinicolo, da ben 47 Paesi differenti, e quasi la metà (46%) ha dichiarato di voler adattare il proprio portfolio di prodotti alle nuove tendenze del mercato, mentre il 27% sta già investendo in prodotti innovativi di questo tipo.

Su scala globale, la categoria no&low è tra i segmenti di bevande in più rapida crescita. Questa categoria di prodotti è costituita prevalentemente da bevande alcoliche dealcolizzate o che contengono una quantità di alcol inferiore alla soglia considerata alcolica (in Italia generalmente la soglia è pari all’1,2 % vol). Si pensi che, a detta dell’IWSR Drinks Market Analysis, nel 2022 le vendite globali di bevande no&low hanno superato i 22 miliardi di dollari e, inoltre, si prevede una crescita annuale delle vendite di un ulteriore 7% fino al 2026.

È anche per questo che ProWein Business Report 2022 ha sondato per la prima volta gli addetti ai lavori di 16 Paesi diversi sulle opportunità di mercato e sul potenziale di vendita della categoria dei vini analcolici o low alcohol. Di seguito i dati più interessanti emersi attraverso queste analisi.

Vigneti Antinori

Vini analcolici o low alcohol?

Per valutare le opportunità di vendita dei vari tipi di vino, nel novembre 2022 è stato chiesto a circa 1.150 commercianti di vino, importatori, distributori, ristoratori e albergatori quali prodotti avrebbero ordinato nel 2023. La lista dei prodotti di tendenza è chiaramente guidata da vini spumanti come Champagne, Cava e Prosecco, che avevano già registrato ottimi successi di mercato negli ultimi anni. Tuttavia, i vini a basso contenuto alcolico o dealcolizzati sono considerati prodotti di tendenza da un terzo degli operatori del settore. In generale, i commercianti vedono migliori opportunità per i vini a basso contenuto alcolico rispetto ai vini analcolici.

I mercati principali

La Gran Bretagna si colloca al primo posto sia per i vini senza contenuto alcolico sia per quelli con basso contenuto. Fino a due commercianti britannici su tre prevedono infatti una buona performance di questi prodotti sul mercato interno. L’elevata richiesta dei vini meno alcolici è favorita, tra l’altro, dal sistema fiscale britannico, che tassa questi vini in misura significativamente inferiore o non li tassa affatto. Per quanto riguarda i prodotti dealcolizzati, i Paesi Bassi e la Finlandia seguono la Germania con circa un terzo dei commercianti interessati ad ampliarne l’utilizzo. Sempre secondo l’IWSR, la Germania è il mercato più sviluppato per i vini analcolici, anche perché qui il processo di dealcolizzazione del vino è stato brevettato già nel 1908.

I vini “no-low” preferiti

Ai commercianti che si aspettavano una buona performance dei vini no&low è stato anche chiesto quali fossero i loro tipi di vino preferiti per questa categoria. In questo caso, i vini bianchi e gli spumanti sono nettamente in testa rispetto ai rosé e ai vini rossi. Uno dei motivi è il loro metodo di produzione: nei vini spumanti, la riduzione del contenuto alcolico può essere compensata al meglio in termini sensoriali dalla carbonazione. Per quanto riguarda la dealcolizzazione dei vini bianchi, la wine industry è riuscita a fare passi da gigante anche a livello di degustazione. Quando si elimina l’alcol dal vino rosso, i tannini della buccia dell’uva, tipici dei vini rossi, diventano invece più marcati e devono essere di conseguenza riequilibrati.  

Il caso italiano e non solo

I mercati globali variano anche per quanto riguarda le preferenze di prodotto per i vini senza basso contenuto alcolico. Per i vini spumanti, il Nord America, l’Italia e la Scandinavia sono in testa alla classifica dei 10 principali mercati di vendita. Per quanto riguarda i vini bianchi no&low, oltre alla Scandinavia, anche i Paesi Bassi e la Germania si collocano ai primi posti, in quanto hanno una maggiore affinità coi vini bianchi.

Se parliamo di vini rossi e rosati, i Paesi scandinavi sono al primo posto in termini di domanda di vini no&low. Qui, come in Gran Bretagna, la minore tassazione gioca ancora una volta un ruolo molto importante. Per i vini rosati, la Scandinavia è seguita da Belgio e Gran Bretagna, oltre che da Germania e Austria, senza dimenticare un Paese intrinsecamente legato al vino rosé come la Francia. Per quanto riguarda i vini rossi, la Scandinavia è seguita dai due Paesi del Nord America, dove quasi due terzi degli operatori vedono prospettive promettenti per i vini rossi no&low.

Anche i principali produttori di vino rosso, quali Spagna, Portogallo e Italia, si posizionano comunque tra i primi 10 mercati di vendita dei vini rossi no&low. L’ennesima riprova, se ce ne fosse ancora il bisogno, che l’ondata no&low alcohol sembra prossima a travolgere anche il mondo del vino, persino in Italia.

Per saperne di più: www.prowein.de

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