“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
L’incipit dell’articolo 3 della Costituzione italiana parla di uguaglianza. Ė paradossale, ma è proprio ciò che più diamo per scontato ciò che più dovremmo mettere in discussione.
Alle volte servono dei punti di svolta per capirlo, per rimettere tutto in discussione. A Fabrizio Paoletti è successo undici anni fa. Una vita che qualcuno definirebbe “normale”: un lavoro, un matrimonio, una bimba. Poi tutto cambia: il matrimonio finisce, e lui si ritrova solo con i suoi pensieri. Si guarda allo specchio. «C’era qualcosa che stonava, che non quadrava». La risposta giusta arriva solo se ti fai la domanda giusta; occorrono intelligenza e coraggio. Ma lui vuole arrivare alla verità, essere sincero con sé stesso per poter offrire la stessa sincerità, la stessa onestà, anche agli altri. Capisce – o forse, dentro di sé lo ha sempre saputo- di essere attratto dagli uomini. Si riappropria della sua vita. Non è facile ripartire, non è facile ricostruire tutto, ma lui va avanti. E, oggi che ha trovato la sua strada, è pronto a indicarla anche agli altri.
Così, assieme a Cecilia d’Avos, Valentina Violino e Alessandro Ozimo (da poco scomparso, ma rimasto nei cuori di chi lo ha conosciuto) nel febbraio del 2011 fonda l’associazione Rete Genitori Rainbow, di cui oggi è co-presidente assieme a Cecilia D’avos. Tutto ruota attorno alla famiglia. O meglio, alle famiglie. «La famiglia è un mito. Ci sono le famiglie» spiega Paoletti. Omosessuali, bisessuali, trans: la Rete Genitori Rainbow aiuta e dà sostegno a tutti coloro che, come dice, presentano «una non rispondenza al genere ideologico della loro identità», ma per le ragioni più varie hanno anche dei figli.
Non è sempre facile, per chi ha un’identità di genere non incasellabile. «Entri in un mondo totalmente oscuro, e non sai come gestirti nelle relazioni, anche quelle più fondamentali». E continua:«Abbiamo dovuto fare esperienza battendoci il capo… e di conseguenza abbiamo deciso di dare vita a dei servizi per le persone che si trovano nella nostra stessa situazione».
Oggi la Rete Genitori Rainbow aiuta molte famiglie. Grazie ad un sito Internet, per informare chi ne ha bisogno, ad un forum sul web, che dà accesso a tutti -garantito e anonimo- a una linea telefonica di ascolto, a interventi pubblici, convegni, incontri con il pubblico. «Cerchiamo un dialogo» spiega Fabrizio, che considera la Rete come una grande famiglia; una rete tra genitori che solidarizzano tra loro e stanno uniti, ma anche una rete di collaboratori più ampia: psicologi, psicoterapeuti, legali, mediatori familiari, assistenti sociali. Per Paoletti «la sessualità non è un sì o un no, non è binaria, ma un continuum che va dall’eterosessualità all’omosessualità». Parla di «stereotipo di genere». «Si assume che il genere, che il ruolo di madre e padre, abbiano una connotazione specifica. In realtà è più una tipizzazione borghese dell’Ottocento». E aggiunge: «Essere omosessuale e essere genitori sono due condizioni che non stridono: l’allevare un figlio non è in relazione con l’orientamento sessuale».
Ma non sempre la società e le istituzioni tengono il passo con i cambiamenti. Secondo Paoletti, uno dei problemi centrali è della preparazione dei professionisti: giudici, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti, spesso mancano degli strumenti professionali e culturali per operare con piena competenza. E nella scuola manca un’adeguata informazione.
Eppure, Firenze è tra le città con una legislazione più progredita, in questo senso. Da poco è stata istituita la Consulta per il Contrasto dell’Omotransfobia e per i Diritti delle Persone LGBTI,presieduta da Susanna Agostini, con l’intenzione di rappresentare chi è coinvolto da lesioni di libertà personali e diseguaglianze legate al tema omotransfobico.
Il fulcro è l’autenticità dei rapporti. «La visibilità, l’essere aperti, sono una condizione di base. E noi lavoriamo per affermare questo principio». Verità, sincerità. Paoletti lo spiega bene: «Ciascuna persona ha una sua interiorità, una sua identità, che deve ricercare. Siamo tutti diversi: ma viceversa si tende a catalogare, a sclerotizzare, a stereotipizzare tutti i comportamenti. Questo è un danno, perché poi nessuno si sente libero di ricercare sé stesso. Che poi è il fine ultimo dell’esistenza umana». Un altro paradosso: l’uguaglianza sta nella diversità.
DANIEL C. MEYER
Home » Quando la famiglia è del colore dell'arcobaleno
Quando la famiglia è del colore dell'arcobaleno
ARTICOLI CORRELATI
Vivere queer a Firenze
19 Giugno 2024
Nessun commento
Al via la Queer Week 2024 a Firenze
11 Giugno 2024
Nessun commento
Giugno è il mese del Pride, ma teniamo il consumismo lontano dall’arcobaleno
4 Giugno 2024
Nessun commento
“Porn Couture”, la prima sfilata a Firenze dello stilista Matteo Carlomusto
21 Aprile 2024
Nessun commento
Firenze Pride 2023
7 Luglio 2023
Nessun commento