Qwerty, andando contro con amore

Un urlo di amore che sfregia quotidianità, banalità, superficialità. È questo il messaggio che Qwerty, o meglio il gruppo dei Qwerty, stanno portando avanti da oltre 20 anni tra Roma, la Toscana, l’Italia ed il mondo.

 
Un’attività che ha sempre preferito la strada, i ruderi, le fabbriche abbandonate alle gallerie, ma che spesso si palesa in contesti più ufficiali e meno ‘street’ attraverso mostre ed esposizioni. Dalla galleria alla strada e dalla strada alle gallerie, nel rinnovamento continuo che ‘dissolve i muri immaginari della società, delle corrotte istituzioni, soffocando il cuore che scandisce le emozioni’ . 

Un giorno qualcuno mi disse che veicolare emozioni e poesia era un modo di fare arte troppo riduttivo. Io credo invece che si possa, tramite la dolcezza dei sentimenti, invitare lo spettatore ad una riflessione che vada oltre il singolo messaggio, che ci faccia soffermare almeno per un attimo e pensare a come affrontiamo il quotidiano, indagare la società, riflettere sul fatto che la bellezza è inaspettata ed intorno a noi, basta solo saperla vedere e cogliere…

E come un ‘fiore selvatico sbocciato sul ciglio della strada’, Qwerty questa via l’ha fatta propria, veicolando tramite un’arte minimalista messaggi intesi agli occhi di chi ha sensibilità per vederli; messaggi che non si soffermano all’immagine ma vanno decisamente oltre, gridando al mondo che sì, è possibile vivere di amore e ricercare anche nel grigio, nella quotidianità, la bellezza, simboleggiata da quel fiore-cuore rosso che il gigante di Qwerty tiene ben stretto in mano.

La sua arte ci apre gli occhi e vuole essere un monito a fuoriuscire da quella gabbia di superficialità in cui cercano di rinchiuderci ed andare oltre, in profondità, sviscerando emozioni, fatti, particolari.

Ma dietro un animo così sensibile non ci può che essere uno spirito combattivo, che non si ferma davanti alle ingiustizie e vuol dire la sua anche su tematiche più profonde e d’attualità, un ‘bastian contrario’ nel senso più alto del termine, un provocatore che ci lancia le sue domande, con ironia e delicatezza; domande che quando arrivano però sono come un pugno allo stomaco che non può che scatenare una reazione e quindi una riflessione. La sua arte si fa carico infatti quasi sempre di messaggi più impegnati che riguardano le questioni calde di questo paese come nelle opere ‘Migrants for life’ o come in quella dove troviamo il Che con la maglietta di Hitler ed Hitler con quella del Che Guevara, delicate micce che danno il proprio punto di vista su politica e società italiana.
“Cesare Pavese diceva che per fare uno scrittore ci vogliono tre doti fondamentali: volontà, coraggio e… fortuna. Secondo noi quelle tre doti sono indispensabili per ogni essere umano. Su queste tre doti ci siamo scervellati per tanto tempo, fino a capire, sulla nostra pelle che volontà e coraggio devono essere doti costanti, mentre la fortuna è la variabile. Quanto più chiedi alle doti costanti, tanto più, risponde la dote variabile… la fortuna.”sottolineano i membri del collettivo Qwerty raccontandoci come è nato il progetto: “Il progetto Qwerty nasce a Roma 2014, non ti diciamo quali sono state le cause della sua nascita, ti possiamo dire che è stato molto duro ricominciare da zero. Molte delle nostre opere sono nate in simbiosi con la metropoli, pensa agli angoli delle strade dove da una parte c’era il Qwerty col fiore e dall’altra Osso il nostro cane scheletro. Lì rappresentavamo Eros e Thanatos, la vita e la morte. Qualcuno ti ha detto che ‘veicolare emozioni e poesia era un modo di fare arte troppo riduttivo’. Nel nostro linguaggio appare spesso la poesia, spesso le composizioni sono poetiche, ma hanno sempre una tensione, un’inquietudine, un substrato di sospensione fatto di simboli in contraddizione, esempio: un carro armato (simbolo di morte) il Qwerty che esce dalla torretta con l’elmetto e un fiore in mano. Stando in strada il linguaggio si è evoluto, sono nati tanti nuovi lavori, che non sto qui ad elencare. La cosa più bella l’abbiamo compiuta sull’SS1, l’Aurelia, praticamente da Roma a Sarzana abbiamo dipinto 17 casolari abbandonati, un lavoro lungo tre anni. Ora chi viaggia da nord a sud e da sud a nord è accompagnato mano nella mano da Qwerty. Non so se esiste al mondo una strada che parla un solo linguaggio, se c’è ci piacerebbe vederla. 

Il nostro percorso è iniziato con: ‘il mondo cambia quando cambiano i codici’. Per farti capire, ti facciamo un esempio: ‘va dove ti porta il cuore’ è un titolo di un libro, diventato anche un modo dire; a noi questo codice ci sembra una cazzata, non è più giusto pensarla così: PORTA IL CUORE OVUNQUE ANDRAI.
Grazie della fiducia Fra’… ci vediamo sulla strada…”.
Francesca Nieri