Firenze ormai da anni è attraversata da processi di turistificazione che modificano la morfologia della città, mutano i suoi lineamenti e intervengono sul suo tessuto sociale.
Nel 2023 il capoluogo toscano ha subìto un drastico aumento dei prezzi degli affitti, raggiungendo numeri tali da risultare la città italiana con i maggiori rincari. Non solo, nel 2024 Firenze diventerà la città italiana più cara in materia di affitti a lungo termine. Fattore, questo, che determina il sorpasso di Milano nella classifica delle città con gli affitti più elevati.
Questo è quanto emerge dall’International Rent Index pubblicato da Housing Anywhere, piattaforma europea di affitti a medio termine. Nei primi 4 mesi del 2023, il costo medio degli affitti ha subìto un aumento dell’11,9% per gli appartamenti, del 13,2% per le camere e del 18,3% per i monolocali. Secondo le previsioni della piattaforma un affitto a Firenze potrebbe toccare una media di 29 euro al mq: si tratta di un rialzo evidente rispetto ai 24 euro attuali.
A farne le spese è la cittadinanza. Le fasce della popolazione che versano in condizioni di precarietà economica e lavorativa hanno sempre maggiori difficoltà a fronteggiare il mercato immobiliare. Firenze assume gradualmente le sembianze di un luogo ostile per coloro che vorrebbero viverla e diviene sempre più teatro di ingenti investimenti e speculazioni immobiliari.
Ma qualcosa inizia a muoversi.
<<Quando abbiamo iniziato la lotta contro la speculazione edilizia qualcuno per strada ci disse “Ormai il centro è vuoto, non c’è nient’altro da fare”. Appunto. Noi vogliamo che questo destino non tocchi anche a Piazza Puccini, alle Cascine, a Novoli, a Gavinana, a Campo di Marte.>>
A raccontarlo è Francesco Torrigiani, membro del Comitato Salviamo Firenze, promotore del referendum cittadino volto a contrastare le speculazioni edilizie che da decenni affliggono la città. Il comitato rappresenta una delle realtà sociali che hanno messo in luce gli effetti degenerativi dell’industria turistica, mostrando come un modello di sviluppo basato sulla rendita e la speculazione incida sull’aumento delle disuguaglianze e sulla svendita dello spazio pubblico.
Per comprendere la portata di certi fenomeni e le ragioni di questa lotta è utile sottoporre alcune domande a chi si oppone a tutto questo.
Francesco, quando nasce il comitato e quali sono i suoi obiettivi?
Salviamo Firenze nasce un anno fa. L’obiettivo era chiaro fin dall’inizio: promuovere un referendum cittadino per chiedere l’abrogazione di due punti del regolamento urbanistico che, dal nostro punto di vista, favoriscono la svendita del patrimonio pubblico fiorentino, dei suoi fondi immobiliari e, conseguentemente, la loro trasformazione in Student Hotel.
Il primo punto riguarda la trasformazione di un edificio a uso pubblico in uso direzionale privato. Facciamo un esempio: sul sito del comune è disponibile la brochure “Invest in Florence”, contenente tutti gli edifici (pubblici e non) attualmente in vendita, il target a cui è rivolta tale offerta è composto da fondi di investimento che possono decidere cosa acquistare in qualsiasi momento. Questi ultimi possono poi convertire tali proprietà in uso direzionale privato senza dover fare una variante urbanistica.
La trasformazione è automatica e – dal momento che non c’è alcun intervento pubblico – tali condizioni incentivano le operazioni degli investitori. Il secondo punto riguarda l’uso. Nella categoria direzionale è possibile realizzare, tra le varie cose, anche gli studentati. La normativa nazionale afferma che in uno studentato è possibile adottare anche la formula di albergo comune per un periodo di tempo che arriva fino a 6 mesi. A ciò si aggiunga che la normativa comunale allunga tale periodo per ulteriori 3 mesi. Il risultato è semplice: per 9 mesi l’anno uno studentato può agire anche come albergo. Per questo motivo diciamo che si tratta di alberghi camuffati. La normativa nazionale non rientra tra i nostri margini di intervento ma quella comunale sì. E noi intendiamo mobilitarci.
La gentrificazione non assume soltanto il volto degli studentati. L’economia degli affitti brevi è una componente di questo fenomeno. Anche in tal caso si tratta di grandi soggetti che governano il mercato. Quali possono essere le conseguenze?
Il proliferare degli affitti brevi è parte integrante del fenomeno a cui stiamo assistendo. Tutti questi fattori conducono verso lo stesso scenario: una grande bolla edilizia. Gli affitti a Firenze sono ormai tra i più cari d’Italia. La nostra mobilitazione, portando certi temi all’attenzione del dibattito pubblico, ha spinto il Sindaco Nardella a deliberare l’ordinanza per limitare la nascita di nuovi Airbnb a Firenze. Va evidenziato però che tale delibera riguarda solo il centro storico e contribuisce a spostare il problema nelle immediate periferie.
Si tratta poi di una misura che andrebbe a colpire i proprietari di seconde case e non i grandi gruppi di investimento che gestiscono le strutture Airbnb. Una misura politica di questo tipo è incapace di individuare il centro storico come parte integrante della città. Noi, al contrario, vogliamo promuovere una visione di città metropolitana. La delibera in questione trasmette comunque un segnale positivo, ma non è abbastanza forte in quanto troppo limitato.
In che stato si trova attualmente la lotta del comitato Salviamo Firenze?
A gennaio abbiamo lanciato la prima raccolta firme per depositare i 2 quesiti referendari. Bastavano 100 firme ma in un pomeriggio ne abbiamo raccolte 600 e le abbiamo depositate in Consiglio comunale. Da quel momento si è avviata la procedura e il Comune ha nominato 3 giuristi per esaminare la legittimità dei nostri quesiti. Dopo aver ottenuto il via libera da parte del comitato degli esperti, il Sindaco e la Giunta hanno dichiarato la volontà di confrontarsi con il comitato. A maggio Dario Nardella affermò che era intenzionato ad accogliere le nostre richieste in vista dell’approvazione del Piano Operativo Comunale (POC).
Il Sindaco ci disse anche “avete ragione” ma a Firenze si sa a chi si dà la ragione… Abbiamo organizzato diversi dibattiti su questi temi ma il Primo cittadino, contrariamente a quanto preannunciato, non è mai venuto. Ad oggi il POC non è stato ancora approvato e non sappiamo nemmeno se ciò avverrà entro la fine della legislatura. Intanto le cose vanno avanti e gli investitori sanno che potrebbe cambiare qualcosa.
Quindi si tratta anche di un segnale rivolto agli investitori stranieri intenzionati ad acquistare immobili?
Certo, questo potrebbe velocizzare le loro attività di speculazione prima che cambi qualcosa, per questo motivo pensiamo che le promesse del sindaco accelerino il processo. In seguito, i giuristi hanno dichiarato che il referendum non ha più senso di esistere. Il referendum dunque non si potrà fare. A ciò si aggiunga che ora siamo nel “semestre bianco“, in quanto troppo vicini alle elezioni di primavera.
In questi mesi abbiamo fatto un grande sforzo, coinvolgendo decine di volontari e raggiungendo circa 11.000 firme. Siamo soddisfatti del lavoro svolto finora. Non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda la scelta regolamentare del comune che ci ha impedito di realizzare la consultazione.
Noi vogliamo che Firenze torni ad essere una città animata da una comunità di persone. Non vogliamo che la città resti un brand da piazzare sul mercato globale del turismo. Questa è l’essenza della nostra lotta.