Nel quartiere di Rovezzano un amorfo muro di periferia si trasforma in una bellissima opera di street art
L’opera a cura degli artisti Basik e Run è stata realizzata grazie al lavoro meticoloso e puntuale della Street Levels Gallery, galleria fiorentina che già da alcuni anni ospita nei propri spazi (via del Palazzuolo 74 r) opere di street artist nazionali ed internazionali. Abbiamo così deciso di incontrare Matteo Bidini (co-fondatore della Street Levels Gallery), curatore del progetto, per raccontarci com’è nata l’idea e cosa rappresenta.
Com’è nata l’idea di creare questo muro?
Ci occupiamo di Street Art dal 2016 e da allora abbiamo viaggiato molto e collaborato con eventi e palinsesti in tutta Italia ma, in effetti, mai a Firenze. In particolare, il quartiere di Rovezzano ha una grande importanza per noi: Rovezzano è la periferia; la periferia più prossima. Una periferia che ci sta a cuore. In passato lavoravamo molto in quartieri come questo, e qui, in particolare, organizzavamo il festival ” Icché ci va ci vole”. Grazie alla collaborazione con l’Assessorato alle politiche giovanili abbiamo avuto la possibilità , in concomitanza del Festival dei Diritti ( che ogni anno celebra la Toscana come primo territorio al mondo ad aver abolito la pena di morte nel 1786 ), di realizzare un’opera che, dialogando con il quartiere, potesse avere come soggetto il pugilato in quanto, proprio accanto ai murales, verrà inaugurata fra poco una palestra di boxe popolare per i ragazzi della zona. Parlandone con gli artisti, per evitare di produrre un’opera troppo didascalica abbiamo deciso di adottare come oggetto di studio la tematica della “sfida” e del “confronto/scontro” che lega le due entità e spinge ad affrontarsi sul ring come su molti altri campi di battaglia.
Perché avete scelto di affidare il progetto ai due artisti Run e Basik?
Per vari motivi. Innanzitutto perché sono due artisti con decennale esperienza nel campo, proveniente entrambi dal mondo dei graffiti prima ed arte urbana poi, che negli anni sono stati capaci di farsi valere, emergendo nel panorama italiano ed internazionale. Dovendosi trattare di un muro che avesse come oggetto di studio il confronto e la sfida, abbiamo pensato che farlo realizzare a due artisti avrebbe messo in risalto il tema, consentendoci di lavorare su più livelli di lettura sia organizzativi che tecnici ed in seguito artistici. Oltre a questo entrambi hanno stili pittorici estremamente riconoscibili, che pensavamo si incastrassero bene tra loro e, anche se in passato non avevano mai collaborato ad una parete di questa portata, abbiamo pensato che fosse un’occasione buona per fare un esperimento che alla fine ha dato i suoi frutti.
Due volti e due corpi. Ma, in realtà , cosa rappresenta quest’opera?
Rappresenta due soggetti in lotta tra di loro ma questo scontro non è così evidente come può sembrare, così abbiamo voluto giocare sulla possibilità di lasciare una libera interpretazione. Questi due personaggi lottano o si abbracciano? Solo gli occhi di chi guarda possono dirlo.
Parliamo invece di Firenze e Street Art. Secondo te a Firenze ha sufficiente spazio?
Rispetto ad altre città italiane, senza bisogno di andare a guardare all’estero, Firenze ha ancora molto da studiare e diversi anni da recuperare. C’è da dire però che questo non è necessariamente un male, perché possiamo imparare dagli errori di altre città , di altre amministrazioni e altre operazioni di arte urbana che non hanno aggiunto niente al patrimonio, ma smosso solo tanta speculazione ed interesse privato. Nell’ultimo periodo a Firenze sono stati realizzati diversi progetti che hanno portato una ventata d’aria fresca in città , mi sento però di consigliare di non farsi prendere troppo la mano perché poi si rischia di perdersi in operazioni sterili delle quali possiamo tranquillamente fare a meno. Bisognerebbe invece premiare progetti pensati che hanno ancora la pretesa di fare qualcosa in più, del semplice buttare vernice colorata sul muro.
La Street Art è spesso vista come qualcosa di sovversivo o qualcosa che dovrebbe “scuotere” le persone. Pensi che i vostri murales abbiano queste finalità ?
Questo non lo so e non spetta a me dirlo, bisognerebbe chiederlo agli abitanti di Rovezzano. Posso solo dire che non si smette mai di provarci. Nei nostri progetti cerchiamo sempre di portare innovazione e non essere scontati, o peggio ancora auto-referenziali, come purtroppo accade sempre più spesso in molti progetti acclamati dal grande pubblico. Io spero davvero che gli interventi che realizziamo sui muri possano un giorno ispirare i ragazzi che in quei quartieri ci vivono e possano migliorare anche di poco la percezione di luoghi nei quali non è sempre facile vivere.
Cosa credi che i vostri murales possano comunicare? Quale vuole essere il vostro messaggio?
E’ una domanda difficile. Cerchiamo costantemente di comunicare qualcosa con i murales che realizziamo, altrimenti si scade nella decorazione che è la tomba della street art. Noi cerchiamo sempre d’invitare le persone ad essere curiose ed interattive con l’ambiente che li circonda. Il messaggio che vogliamo lanciare è d’ iniziare a riappropriarsi dello spazio, di pensare al luogo pubblico come pubblico per davvero, e quindi costruito in funzione degli individui che lo vivono nel loro quotidiano. Non c’è un messaggio ricorrente nel nostro lavoro, ma la continua voglia di giocare, d’interagire con gli abitanti ed utilizzare l’arte come espediente per mettere insieme le persone e portarle fuori di casa.
Foto di Cosimo Lombardelli