Intervista a Leon Francesco, fra i più giovani tesserati ANPI d’Italia
La grande passione per la storia, coltivata quasi esclusivamente da autodidatta. Il grande interesse per la Resistenza italiana. Quel senso profondo di patriottismo e antifascismo. Arriva così, in modo del tutto naturale, la decisione di iscriversi all’ANPI. Quando Leon Francesco ha deciso di farlo aveva 12 anni: il più giovane tesserato della sezione ANPI di Rignano sull’Arno-Reggello, fra i più giovani in tutta Italia. Una scelta consapevole atta a difendere e custodire la memoria collettiva.
Come mai hai deciso di iscriverti all’ANPI?
Perché sono un patriota e un antifascista. Mi sono iscritto il 25 aprile del 2021 con una cerimonia pubblica a Rignano, durante la quale il Presidente della sezione del paese (Paolo Banci, ndr) mi ha consegnato la tessera dell’Associazione. È stata una decisione mia, che ho preso senza nessuna imposizione. I miei genitori sono entrambi iscritti all’ANPI e ho cominciato a pensare di fare questo passo vedendo in casa la tessera di mia mamma. Inoltre, sono molto appassionato di storia. Quando ho scoperto quello che aveva fatto il fascismo, mi sono detto che dovevo impegnarmi per far sì che non ritorni mai più. Siccome l’ANPI lavora proprio per questo, ho deciso di tesserarmi.
Da dove nasce il tuo interesse per la Resistenza italiana?
Ho iniziato a studiare Storia dalla Prima guerra mondiale, poi sono passato alla Seconda. La mia passione per questa materia mi ha spinto a voler approfondire gli anni della Resistenza italiana. In questo, la scuola purtroppo non mi ha aiutato: ho studiato totalmente da autodidatta. Il problema della scuola è questo: più che farti appassionare, ti porta quasi a odiare una materia così bella. Se stiamo perdendo la memoria di quei tempi, è anche perché l’istruzione pubblica non fa la sua parte.
Sei fra i più giovani tesserati ANPI d’Italia. Al momento della tua iscrizione, a 12 anni, eri il più giovane iscritto nella sezione di Rignano sull’Arno-Reggello. Come ti senti a riguardo?
Non sono felice. Per esserlo, dovrebbero esserci ancora più tesserati della mia generazione. La mia iscrizione sorprese molte persone, anche se dentro di me speravo che non destasse tanto stupore. Speravo, in altre parole, di non essere un’eccezione. Mi auguro che sempre più giovani decidano di aderire all’ANPI: ne va della nostra memoria collettiva e noi ragazzi siamo i primi a doverla custodire.
Che cosa dovrebbero fare le associazioni e le istituzioni per sensibilizzare i più giovani ai valori della Resistenza?
Sicuramente potrebbero organizzare degli incontri con i partigiani, anche a scuola. Nessuno meglio di chi ha vissuto la Resistenza può far capire che cosa sia stata. Anche l’ANPI, in tutta Italia, dovrebbe essere più coinvolta nell’istruzione. A Rignano succede, ma mi piacerebbe che fosse così dappertutto. Si potrebbero inoltre organizzare delle gite nei luoghi simbolo della Resistenza. Anche valorizzare di più il 25 aprile dentro la scuola potrebbe essere un punto sui cui lavorare. Per la mia esperienza, se a lezione abbiamo parlato di partigiani e antifascismo, è stato per iniziativa individuale di un professore e non perché previsto dal programma scolastico – e a proposito di programmi: i libri scolastici raccontano la Storia senza denunciare cosa abbia fatto il fascismo e questo non va bene. Dovrebbe essere organizzato tutto diversamente, educazione civica compresa, per la quale sono previste 33 ore all’anno di insegnamento: troppo poche. E pensare che oggi, fra alcuni giovani, va di moda dire di essere fascisti, fare il saluto romano, andare in giro con il santino di Mussolini. Non so se certi atteggiamenti siano frutto di un’ironia o di una mancanza di consapevolezza, ma su certe cose non si scherza; e comunque, per quanto ragazzini, alla base c’è sempre molta ignoranza, e questo è un grosso problema. Per combatterla lo Stato deve fare molto di più.
Oggi c’è un unico partigiano che fa capo alla sezione ANPI a cui sei iscritto, Vittorio Cecconi. L’Associazione vi ha fatto incontrare: che momento è stato per te?
È stato come parlare con un libro di Storia. Tutto quello che ho studiato me lo sono ritrovato davanti. È stato un momento bellissimo ed emozionante. Mi hanno colpito molto i suoi ricordi e il modo in cui me li ha raccontati. La testimonianza diretta arriva più forte di quando si legge sui libri di scuola anche perché, a differenza dei testi, Vittorio mi ha trasmesso molti sentimenti tramite le sue storie, guardandomi negli occhi.
Da giovanissimo tesserato ANPI, quale sarà il tuo impegno con l’Associazione nei prossimi anni?
Io ci sono per fare la mia parte. Spero che anche altri ragazzi decidano di prendere la tessera dell’ANPI e di mettersi a disposizione, per impegnarsi tutti insieme ed evitare che il fascismo ritorni.
Foto di Gianmarco Caroti