Dalla nascita ai giorni della pandemia, continua il tour dei più famosi club fiorentini con l’intervista al dj resident del Tenax, Alex Neri.
Florence calling: primi anni Ottanta. Il 23 maggio 1981 i Clash si esibiscono per la prima volta allo stadio comunale di Firenze davanti a 13.000 persone.
L’ondata punk di protesta e libertà infiamma il capoluogo toscano che apre le sue porte alla musica internazionale e finalmente si contamina. Si compie un miracolo, una cesura per la città che diventa capitale culturale italiana ed europea qualche anno dopo.
Spalanca i battenti Controradio, nascono i Litfiba e i Diaframma: Firenze è la mecca della musica e della cultura, invidiata da tutti e celebrata da artisti e scrittori come Pier Vittorio Tondelli.
Apre in periferia, in quella che nel 1959 era la sala da ballo della casa del popolo di Peretola, il locale che diventa il punto di riferimento del rock e della new wave italiana. Un club di “incendiari” creato da Alessandro Coragli, Lando di Bari e Roberto Tapes che prende il nome di Tenax, come il gel per capelli perché è lì che si incollano gli anni Ottanta, è lì che si esibiscono live gruppi come Spandau Ballet, Visage, Bauhaus, Psychedelic Furs, New Order o Sisters of Mercy, nonché i Litfiba, Skiantos e Diaframma, è lì che sfila Vivienne Westwood, è su quelle mura che Keith Haring disegna un murales cancellato per errore dalla donna delle pulizie.
Arrivano gli anni Novanta e il locale si rivolge a un’altra generazione di pubblico: il Tenax cambia gestione e ospita dj da tutto il mondo. Alex Neri, ex membro dei Planet Funk, è incaricato di creare un progetto di ampio respiro internazionale: un club di natura live che si avvicina quasi al teatro sperimentale, qualcosa che diventerà da lì a poco folle, estroso, controtendenza e toccherà l’apice con la serata Nobody is perfect.
Ed è proprio Alex Neri che racconta quel periodo, facendo quasi rivivere un sogno impossibile: «Io ero il dj resident e per tre anni abbiamo creato degli eventi unici ed eccezionali, dj set aperti a qualsiasi genere musicale e il pubblico ci seguiva. Abbiamo realizzato un prodotto culturale perché il club è di per sé lo specchio della società e al Tenax veniva chiunque».
Che tipo di pubblico c’era al Tenax in quel periodo?
Il Tenax era un melting pot di ceti sociali, dai ricchi snob fiorentini alle mignotte che finivano la serata da noi. C’era un’altissima percentuale di gay, maschi e femmine, le vere star della serata erano loro che attiravano anche una bella clientela. Fondamentalmente al Tenax veniva chiunque, c’era davvero quella contaminazione che crea sempre qualcosa di nuovo e mai visto. Il pubblico lo sapeva e per questo veniva qua.
Facevate una selezione di pubblico all’entrata del locale?
Certo. Proprio perché frequentato anche da gay, ricercavamo un’eleganza trasgressiva che non era sicuramente la giacca e la camicia di ora. La parola d’ordine era estrosità, se eri anonimo non potevi entrare. Volevamo qualcosa di unico, qualcosa che non esistesse in nessuna altra parte del mondo. Questo era il Tenax.
In quegli anni la pubblicità si faceva con i volantini e il Tenax era famoso per i suoi flyer che sono diventati quasi degli oggetti di culto. Com’erano realizzati?
Per Nobody is perfect abbiamo addirittura inviato i biglietti d’invito a casa di alcuni nostri clienti abituali. Tutto faceva parte del successo della serata e c’era la massima ricercatezza del dettaglio. Cercavamo delle idee folli ma curate nel dettaglio in tempi in cui la comunicazione era non-social.
Quale rapporto c’è tra il Tenax e Firenze?
Firenze gode ancora degli anni Ottanta, ma il Tenax degli anni Novanta ha fatto un pezzo di storia senza il supporto della città. Eravamo soli, non avevamo concorrenza, ma quando una città non ti segue, diventa tutto più difficile. Nonostante questo abbiamo creato un miracolo, uno Studio 54 made in Italy.
Com’è il Tenax di oggi?
Prima del Covid la programmazione prevedeva serate più commerciali il venerdì, mentre il sabato era riservato a dj internazionali e ogni tanto qualche evento live. Ora siamo chiusi da febbraio 2020 e abbiamo non poche difficoltà economiche. Ci piacerebbe con la riapertura tornare a fare musica live con i nuovi gruppi italiani di indie elettronico.
Ciò che è stato il Tenax in questi suoi primi quarant’anni descrive con un po’ di nostalgia anche cosa è stata Firenze. Sono le parole di Joe Strummer, frontman dei Clash, a esprimerlo al meglio: «Remember that you, Florence, can consider yourself fortunate».
Foto di Alessio Chao