Zia Caterina e i veri Supereroi

Zia Caterina

ziacaterina1Il suo taxi l’hanno visto tutti, ma non tutti conoscono quello che quella macchina colorata e sgargiante significa. Né sanno quello che fa per gli altri.

Ero a seduto a un tavolino all’aperto quando ho visto il taxi parcheggiato davanti a una pizzeria. Non era la prima volta che lo vedevo, strambo e colorato com’è non passa certo inosservato. Ma come molti in città non avevo idea del perché fosse così diverso. Pensavo si trattasse di una specie di scherzo, l’invenzione stravagante di una mente fuori dalle righe. Quando ho visto uscire la sua proprietaria la mia sensazione divenne quasi una certezza: cappello pieno di fiori, mantello lungo fino ai piedi e una quantità di sonagli che tintinnavano ad ogni passo.

Quando Caterina – per tutti “Zia Caterina” – mi ha spiegato quello che fa mi sono sentito un’idiota; una persona piccola che aveva davanti a sé qualcosa di grande. «Vieni con me – mi ha detto invitandomi a entrare nella pizzeria – voglio farti conoscere una persona».

Seduta su una piccola sedia a rotelle c’era una bambina di sette-otto anni. I capelli le erano caduti per effetto della chemioterapia e accanto a lei cenavano i genitori. «Questo è quello che faccio – mi ha detto Zia Caterina dopo avermi presentato – le ho dato un passaggio al Meyer e adesso mi offrono una pizza».

Usciti dal locale Zia Caterina mi ha dato un piccolo libro. «Qui trovi un po’ della mia storia e dei Supereroi che mi aiutano a viverla ogni giorno. Ma il modo migliore per capirla è venire con me e fare una corsa su Milano 25».

Quando ci rivediamo per l’intervista è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Non appena mi siedo sul sedile posteriore del taxi vengo proiettato in mondo fantastico.

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«Quando un bambino sale su questa macchina voglio regalargli delle emozioni – mi dice Zia Caterina – i bambini che viaggiano con me sono dei Supereroi che lottano contro il peggiore dei nemici: la morte». Per tutti noi la morte è qualcosa di terribile, una cosa brutta e che ci spaventa. «La morte è parte della vita. Siamo spaventati da ciò che non conosciamo, per questo è importante conoscerla. Non è la morte che deve spaventarci, ma l’indifferenza. Quando un supereroe non riesce a vincere la sua battaglia con la morte esso non muore mai del tutto, ma rimane per sempre nel mio cuore e in quello delle persone che hanno avuto la fortuna di incontrarlo». Ma dove si trova la forza di fare quello che fai tu? «Io faccio quello che mi sento di fare. Esiste una sorta di egoismo anche nel volontariato. In fondo quello che io dono cos’è? Una corsa in taxi, ma quello che ricevo e che sento dal punto di vista delle emozioni è qualcosa di indelebile e che rimane per sempre nel mio cuore. Io non sono un supereroe, quello che faccio io lo può fare chiunque».

Alla base di tutto quello che fa Zia Caterina c’è la certezza che l’amore sia una forza straordinaria, capace di rendere eterno ciò che per natura non lo è. «Quando il mio compagno Stefano si è ammalato e non poteva più guidare il taxi, mi ha chiesto che diventassi io Milano 25. A fare la tassista non avevo mai pensato, ma è grazie a lui e alla volontà di far rivivere il suo amore attraverso la vita degli altri che è iniziata questa Onlus. Avrei potuto anche vivere in modo diverso, conservare il suo ricordo nel mio cuore e rifarmi una vita, ma è questo che ho scelto di fare».

ziacaterina3Mentre continuiamo a chiacchierare Zia Caterina accosta. «Andiamo a comprare un po’ di gelato, lo portiamo a Giuseppe». Giuseppe è da due anni che combatte la sua battaglia, è un ragazzo di 20 anni, con una bella testa di capelli nerissimi e folti; viene da Vibo Valentia e lo andiamo a trovare in una delle case messe a disposizione dalla Misericordia. Insieme a lui ci sono la madre e la sorellina. Sul tavolo ci sono dei dolci fatti di pasta di riso e scorza di arancia e subito la madre di Giuseppe mette su il caffè. Oggi per Giuseppe è un giorno speciale perché ha sostenuto il test d’ingresso per iscriversi alla Facoltà di Medicina. Nonostante io sia un estraneo non mi sento affatto di troppo, mi sento bene e capisco meglio cosa intendesse Zia Caterina quando mi parlava delle emozioni che si possono provare solo in prima persona.

Dopo aver salutato Giuseppe e la sua famiglia Zia Caterina mi porta in viale Giannotti alla sede della Lilt, Lega Italiana contro i Tumori. «Il 30 settembre c’è Corri la Vita e voglio comprare un po’ di magliette per i Supereroi. Ti sembrerà strano, ma in genere le associazioni sono restie a collaborare una con l’altra, alle volte perfino ostili». Nella sede incontriamo Vittoria Tettamanti, professoressa alla Syracuse University e volontaria di Milano 25. «Vedi – mi dice Zia Caterina in tono scherzoso – Vittoria serve a dare credibilità a tutta la Onlus Milano 25. Quando vedono me mi catalogano subito come una matta con il cappello e il mantello, mentre avere al mio fianco una professoressa universitaria rende tutto più istituzionale». Vittoria conviene con un cenno del capo e poi si rivolge a me: «Tu come hai conosciuto Zia Caterina?». «Perché mi sembrava una matta con il cappello e il mantello. Non sapevo minimamente cosa facesse». «E questo è un vero peccato» mi risponde Vittoria.

Ed ha ragione, conoscendo Zia Caterina e sapendo quello che fa non si può altro che ammirare la sua forza e il suo valore e questo articolo ha lo scopo manifesto di far conoscere lei e la sua Onlus Milano 25.  Altro che una matta col cappello!

JACOPO BILLI