Museo del Bargello: riaprono la Sala Islamica e delle Maioliche

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Le due sale, che custodiscono due tra le collezioni più preziose, variegate e ricche in Italia, riaprono al pubblico dopo nove mesi di lavori. L’intervento si inserisce nel programma di grandi lavori avviato nel 2016 nelle cinque sedi dei Musei del Bargello.

Taglio del nastro per altre due sale riallestite al Museo Nazionale del Bargello: la Sala delle Maioliche e la Sala Islamica. Dopo essere state chiuse al pubblico a partire da settembre 2023 per consentire il montaggio di nuove vetrine e una moderna disposizione delle opere, le due sale hanno finalmente riaperto. Il progetto di riallestimento ha ripensato il percorso espositivo migliorando la conservazione e la valorizzazione delle opere. Le nuove vetrine sono dotate di cristalli antiriflesso e controllo del microclima.

Sala Islamica

All’interno della rinnovata Sala Islamica, curata dagli illustri specialisti internazionali Giovanni Curatola e Marco Spallanzani, è esposta una preziosa selezione di metalli, avori, ceramiche, raffinati tessuti e tappeti, per un totale di quasi 100 opere. Queste rappresentano alcune delle più pregiate della ricca collezione del Museo Nazionale del Bargello, che vanta una delle principali raccolte d’arte islamica in Italia. Questa collezione, formata inizialmente da un antico nucleo mediceo, è stata ampliata grazie alle donazioni dell’antiquario lionese Louis Carrand (1827-1888) e del barone Giulio Franchetti (1840-1909), che nel 1906 ha donato al museo la sua collezione di tessuti antichi, orientali ed europei, databili dal Medioevo al Settecento. Nel 2022, la collezione è stata ulteriormente arricchita con l’acquisto da parte dello Stato Italiano di due antichi tappeti egiziani.

Questi tappeti cinquecenteschi, provenienti dalla Villa Medicea di Camugliano (Ponsacco, provincia di Pisa), sono l’unica coppia “gemella” di questo tipo di manufatto giunta fino ai giorni nostri. Nonostante la loro antichità, sono in buono stato di conservazione. Probabilmente tessuti insieme su un unico telaio, appartengono all’ultimo periodo mamelucco, cioè al primo quarto del XVI secolo.

Già nel XV secolo, eminenti membri della famiglia Medici, come Piero dei Medici e Lorenzo il Magnifico, collezionavano pregiati manufatti orientali, favoriti dai rapporti commerciali e politici tra Firenze e le potenze musulmane dell’epoca (i Mamelucchi in Egitto e gli Ottomani in Turchia). Tra le opere esposte nella sala si trovano sei manufatti in metallo di provenienza granducale, una lastra in marmo proveniente da una moschea dell’Alto Egitto, un’ascia cerimoniale e una giacca da parata, unica al mondo.

La vetrina dedicata agli avori include opere di grande rarità e fama mondiale, come un cofanetto spagnolo del X secolo e un elefantino iracheno del X secolo. Tuttavia, la parte più consistente della collezione è costituita dai metalli, con capolavori come una brocca imponente (Egitto o Siria, 1363-1377), un vaso da Mosul, Siria (1259), e un bruciaprofumi sferico (1317-1335). Le ceramiche, in particolare le mattonelle di rivestimento parietale, sono anch’esse ben rappresentate, con esempi notevoli come le mattonelle a “lustro metallico” di provenienza persiana (XIII secolo) e quelle ottomane in vivace policromia (XVI secolo). Alle pareti, spiccano un grande tappeto anatolico (cosiddetto “Lotto”) e la rarissima coppia di tappeti mamelucchi.

Le arti decorative islamiche, rappresentate in questa sala, abbracciano una vasta area geografica (dalla Spagna alla Cina) e un ampio arco cronologico, dal X al XVII secolo. Questi ornamenti estremamente raffinati hanno sempre affascinato la cultura occidentale. L’epigrafia, non necessariamente religiosa e realizzata in vari stili di scrittura, si alterna a decorazioni geometriche e floreali tipiche degli arabeschi. Non mancano le immagini figurative, poiché la rappresentazione umana, pur limitata all’ambito privato, non era proibita.

Sala delle Maioliche

Gli esemplari esposti nella Sala delle Maioliche, curata da Marino Marini, esperto del settore e già responsabile delle collezioni ceramiche del museo, sono oltre 400 e rappresentano una selezione della vasta raccolta conservata al museo. Il nucleo principale giunse dalla Galleria degli Uffizi nel 1865, anno in cui il Bargello aprì al pubblico come primo museo nazionale italiano dedicato alle arti decorative e alla scultura del Medioevo e del Rinascimento. Parallelamente, iniziarono le donazioni da parte di privati, antiquari e collezionisti, una pratica che continua ancora oggi. Nelle vetrine al centro della sala sono esposte le maioliche superstiti della grandiosa collezione dei Medici, che originariamente contava oltre 6000 pezzi tra ceramiche, maioliche e porcellane, ridotta poi dalle dispersioni tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.

Tra le opere più notevoli, spiccano le maioliche realizzate dai vasai di Urbino, raffiguranti scene mitologiche, storiche e bibliche tratte da testi come le Metamorfosi di Ovidio, il De bello Gallico di Giulio Cesare e la Bibbia. In particolare, si distinguono bacili e rinfrescatoi istoriati con le gesta di Cesare, prodotti dalle manifatture urbinati dei Fontana e dei Patanazzi, che replicano un celebre servito disegnato da Taddeo Zuccari su commissione di Guidobaldo II duca di Urbino come dono per il re di Spagna Filippo II. Tra le opere più rilevanti, meritano una menzione anche un medaglione con il profilo di Francesco I de’ Medici e un bacile con la figura di San Giovanni, entrambi realizzati in “porcellana medicea”, una produzione esclusiva e originale intrapresa dai granduchi medicei per imitare la porcellana cinese.

Lungo le pareti della sala, le maioliche, ceramiche graffite e mattonelle sono disposte in successione cronologica e secondo le diverse aree d’origine, mostrando produzioni italiane dal XIII al XX secolo, insieme a una selezione di opere dei vasai moreschi attivi nella Spagna islamizzata. Sono rappresentati i più rinomati centri ceramici italiani come Savona, Milano, Venezia, Faenza, Cafaggiolo, Firenze, Montelupo, Siena, Deruta, Orvieto, Urbino, Roma, Castelli e Caltagirone, oltre a centri meno noti come Sansepolcro, Castelfiorentino e Pisa, offrendo una panoramica completa delle produzioni fittili dal Medioevo al Novecento. Oltre alle raffinate forme destinate ad essere esibite come preziosi pezzi “da parata” nelle dimore aristocratiche, la collezione include anche tipologie destinate all’uso quotidiano, come piatti, coppe, boccali, rinfrescatoi e mescirobe, e alle pratiche farmaceutiche, come albarelli, versatoi e orcioli.

Il Salone di Donatello

In concomitanza con l’apertura al pubblico delle nuove sale, la sala mostre al piano terra ospita una selezione delle opere più rappresentative del Salone di Donatello, curata da Ilaria Ciseri. Questo percorso permette ai visitatori di ammirare capolavori della scultura rinascimentale durante il periodo di chiusura del Salone monumentale per lavori di restauro e riallestimento, che si concluderanno il prossimo autunno.

Al centro della sala mostre, spiccano tre capolavori della scultura fiorentina: il celeberrimo David di Donatello, l’Amore-Attis e il David bronzeo di Andrea del Verrocchio. La mostra include inoltre rilievi di Luca della Robbia, le formelle in bronzo di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti, e opere di Donatello e Desiderio da Settignano.

Foto di Nicola Neri