Lo studio q-bic firma un progetto di riqualificazione urbana, arte e buon cibo

Magma Milano q-bic

Da ex area industriale a melting pot culturale: il nuovo progetto dello Studio q-bic segna il recupero a Milano di uno spazio che si fa cluster d’arte e ristorazione di qualità. 

Un progetto di recupero, architettonico ed al tempo stesso urbano, firmato dallo studio q-bic di Firenze. Ovvero 3000 m2 nella periferia milanese vicino alla Fondazione Prada tornano alla città, trasformando un luogo di marginalità e difficoltà in un punto di riferimento per la cultura e l’arte meneghina. L’idea arriva da Alberto e Lorenzo Querci, padre e figlio, imprenditori senesi nel campo della ristorazione che si sono recentemente ritagliati un importante spazio nel panorama dell’alta cucina sperimentale a Milano.

È loro infatti la scommessa culinaria – vincente e confermata dalla stella Michelin arrivata lo scorso Novembre – di Moebius.  Ristorante dall’anima creativa creato attorno alla personalità e alla cucina dello chef romagnolo Enrico Croatti, progettato anch’esso dallo Studio fiorentino q-bic, con una particolare attenzione al mondo dei cocktail di qualità a cura del bar manager Giovanni Allario – fautore della scalata del locale nell’ultima prestigiosa classifica The World’s 50 Best Bars (38° posizione 2024) e Top 500 Bars (41° posizione 2024).

La sperimentazione prosegue oggi insieme ai soci e co-founder del progetto Francesco Sicilia e Natascia Milia con una nuova insegna che fa perno sulla cucina alla brace romagnola e l’idea di ampliare l’offerta al campo degli eventi, con il progetto architettonico per uno spazio multifunzionale affidato allo studio q-bic. 

Magma Milano

L’area oggetto dell’operazione di recupero si caratterizza per una piazza trapezoidale di circa 1200 m2 che connette tre distinti volumi funzionali: l’area eventi “Magma”, la galleria d’arte “Scaramouche”, il listening restaurant bar “Lubna”. Filo rosso con Moebius, i cartoon: Lubna eroina dei manga, Moebius grande fumettista francese. L’intervento ha previsto la conservazione delle tracce del passato industriale del sito, ex deposito di ossigeno dei primi del ‘900, esaltate dall’accostamento con scelte architettoniche più contemporanee. Elementi in ferro ossidato come la grande pergola che domina la piazza, e le pareti lasciate volutamente grezze, rivelano strati di storia. Il ferro nero nella sua finitura naturale ed il cemento si mescolano armoniosamente con le preesistenze, creando un dialogo tra antico e moderno che non soffoca, ma esalta l’autenticità del luogo.

L’impatto con la vastità dell’area è potente. La quiete della piazza, con il suo pavimento in porfido e i tre lecci che la abitano, avvolge chi l’attraversa. Un luogo sospeso tra passato e presente, così vicino eppure così lontano dalla frenesia urbana, dove l’architettura si fa accogliente. «Gli spazi industriali sono vuoti urbani, preclusi alla città. Sia quando sono in attività che quando cessano la loro funzione, sono perimetri inaccessibili» – raccontano Luca e Marco Baldini fondatori dello studio q-bic. «Ecco perché abbiamo voluto pensare ad una piazza, un luogo centrale che fosse l’esatto opposto del vuoto urbano precedente. Uno spazio libero di socialità su cui si affacciano nuove attività».

Ad unire passato e presente è anche un nuovo volume semicircolare completamente vetrato che si adagia e si incastra perfettamente tra i volumi preesistenti, creando un forte legame visivo con l’esterno. 

Quella che un tempo era la sala macchine dell’impianto, ospita oggi l’area eventi Magma: una superficie di quai 900 m2 che ha visto la demolizione del tetto originale, a favore di una ricostruzione più stabile e funzionale, che preservasse però la forma precedente della copertura a shed in ferro. Sono in ferro anche i grandi parallelepipedi che compongono i nuovi lucernani che calano dalle falde inclinate del tetto, così come lo è il pavimento. Le pareti lasciate grezze, richiamano il carattere dell’edificio originale, mentre un sofisticato intervento impiantistico è stato integrato nella nuova copertura, per garantire funzionalità senza comprometterne l’estetica. È una location che, come evoca il nome, vuole essere una massa in movimento, uno spazio multiforme che può essere interpretato di volta in volta dall’immaginazione di registi differenti.

Il Listening Restaurant Bar “Lubna” occupa circa 350 m2 ed ha come elemento chiave il rapporto con l’esterno: una parte del locale è ospitata all’interno di uno dei vecchi edifici, mentre l’altra si estende nel nuovo volume semicircolare vetrato che affaccia sull’esterno. Una panca in cemento sancisce la connessione visiva e materiale tra la piazza e gli spazi interni del Lubna creandosi un varco attraverso la parete vetrata e proseguendo all’esterno.

Il cemento è il materiale principale, scelto per la pavimentazione e per la realizzazione del lungo banco cucina, del banco Cocktail bar e del banco del DJ, oltre che per la realizzazione delle due grandi panche. In una delle due sale, un’installazione di moduli girevoli specchiati veste una parete di 15 metri. Ruotando di 180 gradi, i moduli formano una sorta di wall adatto alla proiezione di video immersivi. 

Infine, “Scaramouche”, galleria d’arte nata nel 2009 a New York e trasferita ora a Milano dal fiorentino d’origine Daniele Ugolini, che in partnership con Simone Ferretti, promette di portare in Italia artisti internazionali sia famosi che emergenti. Già battezzato dalla personale di James Brown, Scaramouche è un luogo dedicato alla cultura e all’espressione artistica contemporanea, i cui spazi, luminosi e dalle tonalità neutre, sono stati pensati per essere a servizio di esposizioni e mostre.  

Si affaccia sulla piazza interna dello spazio anche un LOFT. Un appartamento privato di 200 mq al primo piano con cucina a vista, un’ampia zona living e zona notte separata che verrà destinato a residenze d’artista per la galleria Scaramouche, o a piccoli eventi esclusivi, tasting, showcooking, photo shooting.

Il recupero dell’area non si propone come fine ultimo la sola operazione di restauro, ma una vera e propria rifunzionalizzazione urbana, che si concretizza nella trasformazione del sito industriale in un luogo polifunzionale. Rispetto e innovazione convivono in questo progetto, dimostrando che fare architettura in un’ottica funzionale e contemporanea rispettando la memoria di un luogo è possibile.