4 milioni di alberi per salvare il mondo

La storia di Treedom, la community green nata a Firenze che pianta alberi per salvare il mondo. Intervista a Federico Garcea.

Fondatore e CEO di Treedom, Federico Garcea si è laureato all’università di Firenze. Nel 2010 fonda Treedom, l’unico sito che permette a persone e aziende di piantare alberi e seguirli online, finanziando direttamente contadini locali in giro per il mondo. A oggi sono stati piantati più di 4 milioni di alberi, grazie al contributo di oltre un milione di utenti e 12.000 aziende in tutto il mondo.

Come nasce Treedom e qual è la sua (e la tua) storia?

Lavoro da quando ho 14 anni. Il mio primo impiego è stato come gelataio a Ponte Vecchio, e da lì ho fatto un po’ di tutto: ho venduto porta a porta, sono stato mago, cuoco, cameriere, barman. Ho cambiato circa 50 lavori, volevo rendermi indipendente e imparare ogni volta qualcosa di nuovo. L’ultimo impiego, prima di fondare Treedom, è stato in una banca a Barcellona, un’esperienza che mi ha fatto sentire come un piccolo ingranaggio di un’enorme macchina. Poi nel 2006, un amico conosciuto durante l’Erasmus a Copenaghen, un ingegnere ambientale, mi ha proposto di tornare a Firenze per lavorare con lui a una start-up legata alla produzione di biocombustibili sostenibili. Così abbiamo iniziato a sviluppare alcuni progetti in Africa, in particolare in Camerun, cercando di portare energia elettrica a villaggi isolati. Lì ci siamo resi conto che il problema principale non era solo la mancanza di energia, ma la deforestazione illegale, causata dalla necessità delle comunità locali di abbattere alberi per garantirsi una sopravvivenza economica. È in quel momento che io e Tommaso, il mio socio, abbiamo avuto un’intuizione: se le comunità venivano pagate per abbattere gli alberi, perché non potevamo invertire la logica e pagarle per piantarli?

Dopo alcune riflessioni, abbiamo deciso di non creare una ONG ma un’azienda con un chiaro obiettivo sociale: generare profitto e, allo stesso tempo, avere un impatto positivo sul pianeta. Con pochi fondi iniziali e i nostri risparmi abbiamo iniziato nel modo più semplice possibile: Tommaso andava in Camerun a piantare gli alberi, mentre io, da Firenze, cercavo privati ​​o aziende disposte a finanziare questa attività. I primi anni sono stati durissimi. Parlare di sostenibilità all’epoca non era semplice, non era un argomento d’interesse né per le aziende né per i media.

La svolta è arrivata nel 2014, quando abbiamo vinto un bando che ci ha permesso di costruire un sito serio e iniziare a strutturare l’azienda. Da lì abbiamo iniziato a integrare tecnologia e sostenibilità: grazie a internet, abbiamo creato un sistema che permette alle persone di seguire il proprio albero a distanza, fornendo loro aggiornamenti periodici.

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Come si è evoluto il modello di Treedom nel corso del tempo?

All’inizio eravamo noi a piantare gli alberi, ma ci siamo resi conto che non era sostenibile: i contadini lavoravano solo se pagati e non vedevano valore nel prendersi cura delle piante. Così abbiamo ripensato la strategia. Grazie alla collaborazione con COSPE, una Onlus fiorentina, abbiamo capito che il nostro ruolo doveva essere diverso: non piantare direttamente gli alberi, ma supportare ONG locali e internazionali già attive sul territorio, diventando un ponte tra chi vuole finanziare progetti ambientali e le comunità locali. Questo approccio ci ha reso più radicati ma anche più etici.

Treedom funziona quindi come un ponte tra chi vuole sostenere cause ambientali e le ONG che lavorano direttamente sul territorio. Ad esempio, in Kenya, una piccola comunità di contadini può ricevere supporto attraverso Treedom per piantare alberi tra le loro colture tradizionali. Li accompagniamo per 3-4 anni, fino a quando gli alberi diventano una fonte di reddito stabile. In questo modo, l’impatto è ambientale ed economico: ogni contadino può gestire circa 100 alberi, che garantiscono un reddito extra di circa 1.000 euro l’anno, una cifra che in molti paesi africani non è affatto indifferente. Con il nostro modello, piantare alberi non è solo un aiuto per l’ambiente, ma anche una leva per creare micro-imprenditorialità, sicurezza alimentare e sostenibilità economica nelle comunità.

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Puoi raccontarci come funziona, dal punto di vista dell’utente, il processo d’acquisto DEGLI ALBERI su Treedom?

È un po’ come un’adozione a distanza. Ogni albero che piantiamo viene fotografato e georeferenziato, e successivamente assegnato all’utente che lo ha acquistato. Da quel momento, si può seguire l’albero attraverso aggiornamenti periodici; il nostro team media, in collaborazione con i contadini locali, raccoglie foto e video che raccontano l’evoluzione del progetto. Questi contenuti vengono elaborati e inviati automaticamente agli utenti che hanno alberi in quell’area.

Molti utenti acquistano alberi per se stessi, come un gesto personale e simbolico, ma la maggior parte li regala. È un regalo emozionale e simbolico: condividi l’esperienza con la persona a cui lo doni, e insieme ricevete notifiche e aggiornamenti sul vostro albero. Questo crea una connessione emotiva non solo con l’albero, ma anche con chi ha fatto o ricevuto il dono. Abbiamo anche introdotto gli “alberi dell’oroscopo”, che ogni mese inviano un oroscopo personalizzato legato alla natura!

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L’organizzazione aziendale di Treedom è sempre stata innovativa. Entrando nella vostra sede, si percepisce subito un’atmosfera più simile a una casa che a un ufficio tradizionale. Da cosa nasce questa scelta?

Tornando alla mia storia personale, ho sempre cercato un luogo in cui sentirmi bene a lavoro. Questo desiderio si è riflesso anche in Treedom: abbiamo voluto fin dall’inizio creare un ambiente che non fosse un’azienda tradizionale, ma anche una vera e propria casa. Volevamo uno spazio che rispecchiasse la nostra missione e i nostri valori, immerso nel verde, a contatto con la natura. Non potevamo piantare alberi e poi lavorare in un ufficio grigio in mezzo al cemento! Così oggi Treedom si trova in una ex colonica, circondata da più di 100 ulivi!

La scelta della nostra sede è stata anche un modo strategico per attrarre talenti a Firenze, una città dove non è sempre facile convincere persone a trasferirsi per lavorare. Molti dipendenti, entrando in Treedom, sperimentano un vero cambiamento di vita, si sentono a loro agio, e questo per me è fondamentale. Il nostro ufficio è pensato per essere accogliente e multifunzionale, con una cucina, e spazi di relax. Trascorriamo gran parte della giornata al lavoro, e credo sia necessario farlo in uno spazio confortevole. Dal Covid in poi, con l’apertura allo smart working, le esigenze dei lavoratori sono cambiate radicalmente, soprattutto per le nuove generazioni. Noi avevamo già intrapreso questo percorso fin dall’inizio, e siamo felici di essere stati tra i primi in Italia a portare avanti un modello di lavoro che vuole trasformare l’ufficio in un luogo in cui potersi sentire a casa.