La mostra di Elfo “Romantic view”, conclusasi poco prima dell’inizio del lockdown alla Street Levels Gallery di Firenze, è stata l’occasione per conoscere ancora meglio le tante incarnazioni di un percorso artistico da sempre centrato sull’importanza del messaggio.
Elfo è un artista difficilmente incasellabile in una disciplina, in uno stile o in una corrente. Che usi la pittura su tela, le bombolette, i muri, la natura, il proprio corpo o internet, la sua arte cerca sempre di provocare, di far riflettere e di superare i limiti del già fatto.
Tra street art e viral art
Inizia giovanissimo con i graffiti nel 1994, colpito da una pubblicità nella quale un ragazzo dichiarava il proprio amore a una ragazza proprio facendo un “pezzo” su un muro. Dopo qualche anno però sorge in lui un genuino bisogno di originalità. In questo periodo scopre due nuovi mondi, quello della street art e quello di internet, che diverranno poi, insieme alla pittura, i suoi principali strumenti di ricerca artistica. La ricerca si fa ancora più estrema col suo trasferimento in campagna, ambiente privo dei classici supporti urbani sui quali si esprime la street art. Inizia così a sperimentare in luoghi insoliti come supermercati, cimiteri o paesaggi naturali, sviluppando una street art decontestualizzata che lavora in modo esasperato sul contenuto e sul messaggio, ma sempre in relazione con questi nuovi contesti.
I suoi interventi, essendo spesso solo temporanei ed effimeri per non danneggiare l’ambiente naturale o svolgendosi in luoghi non frequentati e spesso destinati al deperimento, hanno bisogno di una nuova cassa di risonanza. Elfo inizia così a servirsi del web per la divulgazione dei propri lavori. In questo nuovo mezzo trova anche un ambiente ricco di stimoli, con il quale interagire, tanto da arrivare a definirlo “la strada del futuro”. Sviluppa così alcuni interventi di hackeraggio / viral-art, uno tra tutti “First Arrival”, in collaborazione con Br1, nel quale ha inserito su Airbnb il centro di prima accoglienza di Torino con tutti i relativi dettagli su prezzi e “comfort” offerti.
Elfo scegli luoghi virtuali e luoghi abbandonati, ma sempre per lanciare un messaggio
Elfo non si serve della rete solo per diffondere le proprie opere o come nuovo ambiente nel quale intervenire in modo dissonante, ma anche come paesaggio comune dal quale trarre ispirazioni per i propri dipinti. In quella che lui stesso definisce come la sua vera vocazione, servendosi di acrilici e di materiali inusuali come il cemento, fissa sulla tela scenari che non ha visitato di persona, ma che gli sono offerti dall’incessante flusso del web. Da qui, solo per citarne due, la serie dedicata al terremoto dell’Aquila e quella all’alluvione di Firenze.
Parallelamente a queste creazioni, Elfo continua a essere attivo nell’ambito della street art, ma sempre seguendo il suo stile, la sua vocazione e smarcandosi decisamente dalle derive decorative e tecniciste. La sua scelta è stata quella di mettere al centro il contenuto, scegliendo conseguentemente uno stile che ne massimizzasse l’impatto. Sono nate così le scritte a rullo su muro, quasi sempre nere e realizzate in luoghi abbandonati, con le quali usando ironia, provocazione e spesso servendosi di rimandi alla storia dell’arte cerca di stimolare il pensiero di chi ne viene colpito. Come lui stesso dice riferendosi a certe tendenze della street art contemporanea:
“Nella maggior parte di questi interventi, vi era una totale mancanza di comunicazione di un qualsivoglia messaggio; moltissimi scadevano e scadono tutt’ora nella vuota monotonia auto-celebrativa di interventi autoreferenziali, che poco hanno a che fare con lo spazio pubblico. Così, ho deciso d’iniziare un percorso che si focalizzasse su una critica ironica e allo stesso tempo riflessiva sulla società e sulla street art, mediante scritte taglienti, minimali, grezze: brutte ma utili.”
Una critica in forma d’arte
Tra i bersagli delle sue scritte compare la nostra società, le nostre abitudini, ma soprattutto l’arte – e la street art – stessa in un gioco a specchi nel quale l’opera si fa portatrice di una carica critica rivolta allo stesso mezzo che ha impiegato. Insieme ai ragazzi della Street Levels Gallery, Elfo ha portato avanti un progetto di interventi volti a creare un dialogo – ma forse sarebbe meglio dire un battibecco – con Firenze. Come dice Matteo Bidini, uno dei curatori della mostra:
“Con Elfo abbiamo lavorato 6 mesi per creare un confronto e scambio di vedute con un territorio difficile ed ostile come Firenze. Romantic View vuole mostrare l’altra faccia della medaglia, le contraddizioni, i paradossi e il punto di vista migliore da cui scattare la foto da cartolina”.
Gli interventi di Elfo si contrappongono all’eccessivo splendore col quale spesso vuole essere raccontata Firenze, facendo così emergere da un parte in tutta la loro forza i messaggi dell’artista e generando dall’altra delle riflessioni su come potrebbero essere gestiste diversamente le evidenti bellezze della città. E molto probabilmente a Firenze serve proprio questo “brutto, ma utile” da contrapporre al bello museale, che si riduce all’acquisto di un biglietto e a una fruizione consumistica delle opere, ma anche al bello meramente ornamentale di certi recenti interventi di street art.
Dalla sue prime manifestazioni e dal boom del graffitismo a New York degli anni ’60 e ’70 fino ai nostri giorni, l’arte urbana si è così espansa e differenziata da divenire un vero e proprio universo di stili e correnti molto diverse e in alcuni casi contrapposte tra loro. L’opera di Elfo indubbiamente testimonia l’esistenza – e la crescente riscoperta – di una street art concettuale che tiene più al crudo contenuto che alla luccicante apparenza.
Foto di copertina di Gabriele Masi, altre foto di Elfo