Miglior Sommelier FISAR del 2019 e wine influencer da quasi 15.000 follower su Instagram: la giovane Carlotta Salvini si racconta per FUL
Toscana caput mundi, anche e soprattutto nel mondo del vino. Ć non a caso arrivata un’altra grande soddisfazione per la nostra regione, con la premiazione della senese Carlotta Salvini come miglior Sommelier FISAR d’Italia per l’anno 2019. Un traguardo importante e ambizioso, che FUL ha avuto il piacere di commentare proprio con la stessa giovane professionista della Federazione Italia Sommelier Albergatori e Ristoratori.
Carlotta, partiamo dalle origini: com’ĆØ iniziato il tuo percorso nel mondo del vino?
“Il mio percorso nel mondo del vino ĆØ iniziato proprio dai vigneti. Durante i miei studi allāUniversitĆ di Firenze, presso la FacoltĆ di Agraria, decisi di fare unāesperienza che mi permettesse di stare più a contatto con la terra e un poā meno con i libri. Partecipai quindi a una vendemmia, era il 2010 (unāottima annata!), e non dimenticherò mai quelle sensazioni: i profumi, i colori, ogni cosa trasmetteva forti legami con la terra… Rimasi davvero affascinata da quel mondo rurale che faceva della vendemmia una vera e propria festa, sentita e viscerale. Qualcosa che andava ben oltre il vino stesso, che mi aveva segnata per sempre. Quella storia, insomma, doveva continuare”.
Quale vitigno ami in particolare?
“Da buona toscana non posso che ammirare il Sangiovese, specialmente per la sua grande versatilitĆ : a seconda di dove viene coltivato e delle tecniche di vinificazione, questo vitigno ĆØ in grado di offrire infatti vini giovani e freschi, ma anche strutturati, complessi da invecchiamento. Non per ultimo, ĆØ ottimo anche come base spumante”.
Da buona toscana, lo hai detto anche tu, qual è il vino che non può proprio mancare in un ristorante della nostra regione?
“Essendo una convinta ‘sangiovesista’ il vino che non può mancare in un ristorante degno di questo nome ĆØ senza alcun dubbio il Chianti Classico. A differenza del Brunello di Montalcino, altro vino che adoro ma che richiede abbinamenti più mirati, questo ĆØ infatti un vino versatile per una vasta scelta di piatti: dai taglieri di salumi e formaggi ai primi piatti, fino alla classica bistecca alla fiorentina”.
Quale vino invece ci consigli di tenere dāocchio in chiave futura?
“Ultimamente ho fatto parte della giuria internazionale del Concorso Grenaches du Monde a Montpellier. Ć una famiglia di vitigni molto ampia e in Italia, tra i vari cloni degni di nota, spicca il Cannonau sardo che si ĆØ distinto particolarmente negli ultimi anni, arrivando ai vertici qualitativi. Questo ĆØ un vino di cui sentiremo parlare molto in futuro, ve lo assicuro!”.
Com’ĆØ cambiata negli anni la figura del sommelier?
“In questi mesi ho avuto modo di riflettere a lungo su questo aspetto e trovo che al giorno dāoggi sia sempre più fondamentale la capacitĆ di comunicazione, lāefficacia nel dover rendere accessibili dei contenuti che molto spesso a primo impatto risultano invece poco fruibili per chi ĆØ un appassionato non professionista, un neofita oppure un cliente a cui
dobbiamo proporre un vino. In questo contesto la figura del sommelier negli anni si ĆØ evoluta e oggi alle competenze di degustazione e di abbinamento tra il vino e il cibo affianca quelle sulla provenienza geografica del prodotto e quindi della comunicazione e valorizzazione del territorio, inserendosi anche in una particolare branca del marketing territoriale definito esperienziale”.
Un’evoluzione che apre anche nuove porte a livello professionale.
“Esattamente. Oggi il sommelier ĆØ diventato una figura chiave non più legata alla sola ristorazione, ma anche e soprattutto nelle aziende vitivinicole in qualitĆ di comunicatore per veicolare e valorizzare il brand attraverso studiati percorsi conoscitivi tra la cantina e le vigne, incrementando cosƬ la vendita del prodotto e rafforzando la brand identity. Trovo che lāattitudine relazionale sia una caratteristica piuttosto importante del sommelier, al fine di interpretare e comprendere sempre meglio e sempre di più gli orientamenti del consumatore”.
Hai parlato giustamente di abbinamenti, toglici infine un’ultima curiositĆ : ripeti i tuoi ottimi risultati col vino anche in cucina?
“Lāabbinamento tra cibo e vino ĆØ una questione sempre oggetto di opinioni molto diverse: in teoria ogni piatto ha il suo vino ideale di accompagnamento, capace di esaltarne odori e sapori. Scegliere il vino giusto per un primo di pesce o un secondo di terra può letteralmente creare una vera esperienza sensoriale. Io sono anche dellāidea che lāabbinamento giusto ĆØ quello che piace a te e a chi condivide insieme a te il piacere di quel momento. Sono molto appassionata di cucina, mi piace sperimentare provare accostamenti diversi, e sporcarmi le mani di farina. Il risultato non ĆØ sempre quello atteso ma in cucina, si sa, lāimportante ĆØ mettersi alla prova!”.