Choreos Firenze

Choreos Firenze, cantare l’identità

Choreos a Firenze è un Coro LGBTQIA+ per una città fatta di armonie e dissonanze. la musica qui diventa linguaggio di comunità e resistenza e il canto corale si fa strumento di memoria e trasformazione.

Le note compongono storie personali, creando un tessuto sonoro che dà voce a esperienze individuali e collettive, a battaglie passate e presenti, a sogni di inclusione e riconoscimento. Firenze è così il palcoscenico di una narrazione che trascende il semplice spettacolo per diventare un atto politico e culturale, un ponte tra il passato e il futuro della comunità LGBTQIA+ italiana.

Choreos nasce nel 2018 all’interno dell’associazione Ireos e si costituisce come associazione di promozione sociale nel 2020. Il coro, che accoglie persone di qualsiasi orientamento sessuale e identità di genere, è molto più di una semplice formazione musicale: attraverso la coralità, la socialità e l’accoglienza, il gruppo si pone l’obiettivo di creare occasioni di crescita e confronto. Non solo un insieme di voci, ma una realtà inclusiva e aggregativa con una chiara missione politica, che utilizza la musica per dare voce a tematiche LGBTQIA+ e promuovere un messaggio di consapevolezza e appartenenza.

Negli anni, Choreos si è esibito in teatri, circoli, spazi sociali e per le strade, partecipando a eventi e rassegne corali in tutta Italia, da Firenze a Pisa, Padova, Spoleto e Perugia, e a Londra, in occasione del London Pride 2024. Le sue performance sono incontri tra musica e narrazione, e da questa esperienza è nata una formula espressiva unica: il “concerto-racconto”, dove il canto si intreccia con letture di testi, tra cui le testimonianze dirette dei coristi. Proprio questa fusione di storie individuali e armonia collettiva ha dato origine al loro primo libro, La nostra pelle, pubblicato nel 2025.

Il presidente del coro, David Speranzi, descrive così la nascita del progetto editoriale: “Dopo i primi tempi, Choreos ha trovato una forma espressiva a sé congeniale nel ‘concerto-racconto’, in canzoni arrangiate a quattro voci, SATB (Soprano, Alto, Tenore, Basso), intervallate a letture di testi altrui e di testi dei Choreïstes. La prima occasione è stata quella di uno spettacolo contro l’omolesbobitransfobia, realizzato una volta per il TDOR nel novembre 2021. Allora le testimonianze autobiografiche sono state molte e si sono trasformate a poco a poco in qualcosa di più grande.

Le singole storie avevano perso l’esclusivo valore individuale per diventare racconto collettivo. Era un peccato che restassero effimere, affidate solo alla performance, rischiando di disperdersi come tanta memoria LGBTQIA+ che si perde nei canali obliqui della storia. Così è nata la necessità di trasformarle in un libro: un’opera stampata, rilegata, con un codice ISBN, per dare loro il valore di documento storico”.

La nostra pelle raccoglie sedici storie, in gran parte presentate nei concerti-racconto del 2023-2024, che spaziano tra esperienze di discriminazione, percorsi di consapevolezza, momenti di orgoglio e riscatto. Il volume, curato con la grafica di Alessandro Giacomelli, è un ponte tra passato e presente, tra le memorie personali dei Choreïstes e la narrazione di un’intera comunità. Le parole dei coristi, fuse con l’armonia delle voci di soprani, contralti, tenori e bassi, danno vita a un racconto universale, in cui chiunque può riconoscersi, LGBTQIA+ e non.

L’introduzione del libro sottolinea l’importanza della memoria collettiva: “Ogni gruppo sociale, per essere riconosciuto, deve raccontarsi, dare vita alla propria memoria. Questo libro esiste per non dimenticare, per rendere tangibili le storie di chi ha lottato, amato e vissuto. Grazie a queste pagine, le esperienze di Choreos continueranno a parlare, raggiungendo nuove persone e ricordando che il riconoscimento dei nostri diritti lo pretendiamo. Perché con il sangue, le lacrime, le risate, le canzoni e i baci li abbiamo scritti. Li abbiamo scritti sulla nostra pelle”.

Cantare a quattro voci significa, prima di tutto, ascoltarsi. Ascoltare chi ti è accanto, chi intona la tua stessa melodia, e adattarsi al suo suono, che sia pieno, sottile o staccato. Solo dopo aver costruito l’armonia della propria sezione, si può accogliere quella delle altre tre voci, ognuna con una melodia diversa, ma intrecciata alla tua. Il tutto guidato da un maestro che tiene in equilibrio più di cinquanta voci. Il canto diventa così anche una lezione di convivenza: un esercizio di ascolto, rispetto e armonizzazione reciproca.

Per la scena queer fiorentina, Choreos rappresenta un esempio concreto di comunità, resistenza culturale e affermazione identitaria. Il coro non si limita a cantare, ma costruisce spazi di aggregazione in cui le persone possono sentirsi accolte, ascoltate e valorizzate per ciò che sono. Attraverso la musica, porta avanti una missione educativa che sensibilizza il pubblico sulle tematiche LGBTQIA+, intrecciando arte e attivismo in un percorso di crescita collettiva. Ogni esibizione diventa un momento di condivisione e di visibilità, un atto di orgoglio e autodeterminazione che si oppone all’invisibilizzazione delle soggettività queer. In una città come Firenze, che talvolta appare chiusa nei suoi schemi e legata a un’idea tradizionale di cultura, realtà come questa offrono una possibilità di apertura e rinnovamento.

Choreos dimostra che il patrimonio artistico e storico di Firenze può convivere con una bellezza più ampia, fatta di diversità, accoglienza e nuove narrazioni, capaci di dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini.

Con l’adesione alla rete dei cori arcobaleno italiani (Cromatica) ed europei (LEGATO), Choreos si inserisce in una dimensione più ampia, confermando che la musica può essere un linguaggio universale di lotta e di condivisione. E mentre il coro continua a esibirsi e a raccontare storie, La nostra pelle diventa una testimonianza scritta di un cammino che non deve essere dimenticato. Una voce collettiva, fatta di tante singole voci, che attraverso il canto e la parola costruisce una storia che merita di essere ascoltata.