A Firenze l’artista che tramuta il cemento in esperienza artistica creativa è Duccio Maria Gambi
Duccio Maria Gambi, Firenze, classe 1981. Affascinato da materiali – per così dire – poveri in cui vede – e sa vedere – grandi potenzialità oltre ad un’immensa ricchezza. Dei cinque sensi ne predilige uno in particolare: il tatto. Plasma, crea, forgia. Come un antico Efesto. Il dio greco del fuoco e della scultura – i cui simboli sono il martello da fabbro e l’incudine.
In lui c’è un po’ di Firenze – un po’ di Milano, si aggiungono qualche grammo di Rotterdam e un bel pizzico di Parigi. Si, perché Duccio Maria Gambi dopo gli studi a Firenze e Milano, approda prima all’Atelier Van Lieshout di Rotterdam e poi crea il suo laboratorio a Parigi nel 2012.
Prova e sperimenta sia tecniche che materiali e colori. Nei suoi lavori c’è un chiaro riferimento al passato radicale della Firenze degli anni Sessanta e Settanta insieme ai colori vivaci di Ettore Sottsass. C’è una visione d’insieme in cui tutto ruota intorno alla materia cementizia che fa da legante a resine e pietre. Insieme al grigio del cemento ci sono pigmenti colorati, giochi, scommesse e voli pindarici. Sogni, schizzi, scarabocchi, idee, pensieri.
Esplosioni di gesti che da utopia divengono oggetto. Un processo che con le mani prende vita, ed è questo che attira da sempre l’artista: essere demiurgo.
Conosce l’universo industriale ma anche quello artigianale. Realizza elementi di design, pezzi unici, per gallerie e odierni mecenate. Studia interventi site specific come quello per Ambienta a Roccamare. Allo stesso tempo ha anche collaborato con la Richard Ginori per cui ha realizzato una collezione esclusiva. Ha vinto il premio Cedit a Miart 2017 ed è entrato a far parte della collezione permanente della Triennale. Fra poco lo vedremo nuovamente nelle stanze fiorentine di Numeroventi e al Salone del Mobile di Milano.
Lavori, pensieri e opere d’arte da vedere sia sul suo sito che sul suoInstagram.