Firenze dice No al Protocollo Italia-Albania sui centri per migranti

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Florence Must Act, capitolo locale del movimento europeo Europe Must Act, con la collaborazione e l’adesione dell’associazionismo e del terzo settore fiorentino, ha portato in piazza una manifestazione per mandare un messaggio al governo: il protocollo è illegittimo, illegale e impraticabile.

A pochi giorni da quando la Corte Costituzionale albanese ha annunciato la sospensione della ratifica dell’accordo sui migranti, a Firenze, sabato 16 dicembre, è stata portata in piazza Santa Maria Novella – cuore internazionale del centro cittadino – una manifestazione.La mobilitazione è scaturita sul tema del protocollo d’Intesa tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti, siglato il 6 Novembre scorso con la firma della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del Primo Ministro albanese, Edi Rama.

A stimolare confronto e dibattito sull’argomento è Florence Must Act, capitolo locale del movimento europeo Europe Must Act, con la collaborazione e l’adesione di un numero molto partecipato di sigle dell’associazionismo e del terzo settore fiorentino. Nato nel settembre 2020 dopo un sit-in organizzato nel cuore del centro cittadino per l’evacuazione dei campi sulle isole greche dell’Egeo, Florence Must Act, capitolo locale del movimento europeo Europe Must Act e parte dell’associazione Italy Must Act APS, è una realtà radicata al contesto locale grazie alle numerose iniziative e attività svolte da un gruppo eterogeneo e trasversale di attivisti e attiviste. Il gruppo cittadino porta avanti azioni di lobbying e advocacy su istituzioni locali, nazionali ed europee ed organizza momenti di incontro con la società civile sul territorio per accrescere la consapevolezza sul tema delle migrazioni e sulla coabitazione stimolando narrazioni più autentiche e prive di stereotipi.

Nell’ultimo mese, per la precisione il 5 Dicembre, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un disegno di legge di ratifica del Protocollo tra Italia e Albania. Secondo il Protocollo, ed il testo del disegno di legge di ratifica, i migranti soccorsi in mare (in acque extra territoriali) da navi delle autorità italiane verrebbero portati in due strutture sul territorio albanese gestite dall’Italia a proprie spese e sotto la propria giurisdizione.

La pubblicazione del Protocollo ha da subito destato numerose critiche da parte di esperti ed organizzazioni circa il contrasto con le leggi nazionali, europee ed internazionali in materia di asilo ed è proprio su alcuni dei punti più allarmanti del documento che il gruppo di attivist* fiorentini ha sentito l’urgenza e la necessità di creare un happening di confronto pubblico e consapevole.

E la piazza ha risposto con notevole interesse all’appello lanciato primariamente attraverso i canali social del gruppo fiorentino. Molti i giovani volti presenti, stimolati senza dubbio dall’alta qualità degli interventi succedutisi nella mezz’ora di open mic: alcuni rappresentanti e coordinatori di realtà locali e nazionali come Amnesty International, Mediterranea, la rete di solidarietà Umani per Resistere, Forum per Cambiare l’ordine delle cose, Cospe e, appunto, Florence Must Act,  in uno spin time serrato, in mezzo al traffico pedonale festante per l’arrivo del Natale, hanno animato il confronto su temi quali la violazioni dei diritti umani, i costi impraticabili dell’accordo e le possibili alternative rispetto alle politiche di esternalizzazione e di criminalizzazione  attuate e caldeggiate da molti governi europei correnti. 

Perché proprio su un futuro desiderabile ma anche realizzabile si concentra il lavoro del movimento fiorentino che porta con sé proprio il concetto di dover mobilitarsi e agire (act). Dalle parole della Fondatrice del capitolo fiorentino, Presidente dell’APS Italy Must Act, Allegra Salvini: << Le persone migranti verrebbero trattenute in centri simili ai CPR Italiani (per la cui chiusura stiamo facendo una campagna di sensibilizzazione) per il solo fatto di essere “richiedenti asilo” – violando quindi il diritto UE. Spostare la gestione migratoria in Albania, un paese che tra l’altro non è membro UE, non è la soluzione, come non lo sono stati gli accordi informali tra l’Unione Europea e di conseguenza anche l’Italia con la Turchia, la Libia o la Tunisia.

Il Protocollo inoltre presenta una lunga serie di illegalità ed illegittimità oltre a numerose difficoltà pratiche: per portare un esempio, cosa accadrà a chi, a seguito del trattenimento in Albania, non potrà essere rimpatriato e dovrà essere trasferito sul territorio italiano a spese dell’Italia? Sarà stato intercettato in mare, portato in Albania, trattenuto fino al limite di giorni consentito e riportato in Italia. Quale è il senso logico, logistico e finanziario di questa mossa che viola i diritti umani se non mera propaganda politica?>>.

Ed ecco allora che concetti e progetti come quelli di: <<Investire sull’integrazione>>, <<promuovere l’ampliamento del sistema di accoglienza diffusa>>, <<fare pressione sulle istituzioni locali, nazionali ed europee per aumentare la legislazione che regola i canali di migrazione legale nazionali ed europei>> non restano solo slogan da salotti da corteo – per quelli la crew di Florence Must Act, con pennarelli colorati e cartoni della pizza, si è sbizzarrita ben oltre i confini della fantasia – ma diventano fra gli obiettivi più edificanti e utili che come società civile ogni cittadino italiano ed europeo oggi dovrebbe esercitarsi a richiedere.

La manifestazione pubblica contro il Protocollo di intesa tra Italia e Albania è stata sostenuta, per adesione e coordinamento, da: COSPE, Mediterranea Firenze, Oxfam Italia, MEDU – Medici per i Diritti umani, I participate, ARCI Firenze, Asiri ODV, Progetto Arcobaleno, Comunità delle Piagge, UDU, Casa Simonetta, EUI Researchers’ Union, Nosotras Onlus, Associazione dei Gambiani in Toscana, Amnesty International, Forum per cambiare l’ordine delle cose ed il documento rimane aperto ad ulteriori adesioni.