In occasione della 93° edizione di Pitti Immagine Uomo, vi raccontiamo MRZarchitetti la firma che ha conquistato brand internazionali della moda casual e del lusso.
Nei loro 14 anni di attività con i propri progetti hanno partecipato all’affermazione e all’espansione retail di brand come Guess, Gas, Gaudì, Manila Grace, Denny Rose, Liu Jo fino alle ultime collaborazioni con aziende come Dsquared2, Zanellato, Tatras e molti altri. Progetti di uffici, showroom e boutique da Rodeo Drive al Dubai Mall, passando per Londra, Milano, Shanghai e Parigi, i lavori firmati MRZarchitetti sono luoghi dalle configurazioni variabili che utilizzano lo spazio come strumento di marketing per amplificare e diffondere il messaggio e il valore del brand.
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MRZarchitetti è un team di grande esperienza, sensibilità e forte attitudine alla sperimentazione. Una concezione innovativa, dinamica e molto efficace del retail design, che ha saputo farsi apprezzare a livello internazionale non solo per capacità estetiche e creative, ma per l’efficienza della gestione di tutte le fasi progettuali: aspetti tecnici/esecutivi ma anche dell’economia del lavoro, aspetto sempre più decisivo per la riuscita e il successo di un progetto.
Grazie all’esperienza maturata in campo internazionale e alla collaborazione di partner europei, lo studio con sede a Firenze segue progetti in tutta Italia e all’estero, offrendo al cliente un servizio tailor-made, con soluzioni ad hoc che valorizzano le peculiarità di ogni suo progetto. Lo studio si distingue per uno stile essenziale e luminoso, costantemente attento al dettaglio, alla scelta dei materiali, alle finiture. Progetti che non rinunciano a dialogare con gli aspetti pratici e organizzativi dello spazio, interpretando al meglio, in senso estetico e funzionale, le più diverse esigenze. Ful da sempre vi racconta le piccole e grandi storie della nostra città: oggi vi presentiamo una realtà oramai di fama internazionale che è stata fondata da Francesco Marzocca.
Francesco, come sei riuscito a conquistare brand del calibro di Guess, Zanellato, Dsquared2?
“Il racconto potrebbe partire da molto lontano, ma per non annoiare nessuno diciamo che sono stato la persona giusta al momento giusto. Ho sempre lavorato tanto e sono sempre stato molto curioso. Le tante persone che ho conosciuto nel tempo hanno imparato ad apprezzare il mio carattere, consapevoli del fatto che anche nelle emergenze (e nel mondo della moda ogni progetto è spesso un’emergenza) io sarei stato sempre pronto ad aiutarli per raggiungere l’obiettivo comune: il successo del marchio. Il passaparola ha sicuramente giocato un ruolo importante, in questo ambiente tutti si conoscono, dai top manager ai fornitori. Ho imparato molto lavorando nel fashion e partecipando a molte gare per la creazione di nuovi concept dei marchi di moda. Non sempre abbiamo vinto ma come dico spesso: «a volte si vince, a volte si impara». Non mi sento di aver mai perso, ho avuto la possibilità di mettermi alla prova e di fare un percorso, di conoscere nuove persone e di aprirmi a nuovi orizzonti.
Poi sicuramente sono stato fortunato. L’industria del design italiano che ruolo sta giocando a livello internazionale?
In questo periodo storico credo che il design italiano sia tornato in auge. Almeno nel mio settore, dopo l’EXPO, architetti e designer italiani sono di nuovo al primo posto nella classifica iridata mondiale. Siamo molto propensi a metterci in gioco e a non legarci a uno stile o a un movimento. E questo è un valore aggiunto perché abbiamo la mente libera e siamo pronti a creare cose sempre nuove, ma con un occhio attento al passato. Per quanto riguarda l’exhibition design, ad esempio, lo stesso Pitti Immagine è tornato ai suoi vecchi splendori negli ultimi due anni e adesso apre le kermesse di Milano, Parigi e Londra.
Quale approccio alla progettazione utilizzate nei confronti di un nuovo concept?
Il primo incontro con il cliente è sempre il più importante. Da lì capisci subito se puoi entrare in sintonia con lui oppure no. Al primo incontro sono una spugna: immagazzino informazioni, lascio parlare il più possibile perché ho bisogno di capire, analizzare, vedere il sogno direttamente negli occhi del cliente. Questo è fondamentale per far sì che un giorno il sogno diventi realtà.
Sono dell’idea che se viene coinvolto un architetto o un designer, il cliente cerchi in lui non solo un professionista ma soprattutto una persona che possa realizzare la sua visione, le sue ambizioni, oltre che rassicurarlo nelle sue scelte. In un momento in cui il fai-da-te domina l’immaginario comune, credo che l’architetto sia «un bene di lusso». Ed è per questo che il nostro approccio al progetto non finisce con lo sviluppo del concetto o l’idea iniziale, ma prosegue nella fase di realizzazione, con il project management, l’attento controllo dei costi. Al giorno d’oggi è possibile fare molte cose con i prezzi giusti, ma si possono fare solo con le idee giuste e con la consapevolezza che tutto ha un valore e tutto ha un prezzo.
Come vedi le prossime evoluzioni degli spazi di vendita, in modo particolare del fashion retail design?
Questa è una domanda che mi pongo quasi tutte le sere, anche perché è il futuro della nostra attività di progettisti e creativi. Sicuramente l’avvento del digitale e dell’e-commerce sta creando dei rallentamenti nell’apertura di negozi “reali”, qualche tempo fa si aprivano fino a 100 – 150 negozi e boutique in un anno. Credo che le aziende stiano concentrando le aperture in posti strategici, in Italia, grazie al turismo fiorente, quale migliore pubblicità per un brand di moda di un flagship store nelle migliori strade commerciali o in un mall? Sia la pubblicità su carta stampata che la cartellonistica stanno soffrendo molto, ma il negozio “reale” non morirà mai, magari diminuiranno le metrature e gli investimenti, ma nella fascia del lusso dove, a differenza del fast shopping, il cliente vuole ancora sentirsi coccolato e consigliato e difficilmente i top brand cederanno le loro centralissime location.