L’editoria soffre un’annosa crisi e l’onda lunga dalla pandemia l’ha inasprita. Però la stampa indipendente è molto vitale nella sua nicchia e ogni voce merita di essere supportata perché è un presidio di democrazia.
Esattamente un anno fa assumevo l’incarico di Direttore di FUL, così vorrei condividere con i lettori l’orgoglio per il lavoro che come redazione stiamo facendo, nonché per il valore del testimone raccolto simbolo di 13 anni di storia. FUL Magazine è sempre stato più di un magazine, la voce di una comunità che voleva una risposta alla domanda: <<a Firenze non c’è niente da fare?>>. Ogni giorno riceviamo mail di giovani talenti e creativi che ci fanno i complimenti perché siamo loro di ispirazione e questo ci infonde tanta autostima.
Ma la realtà dell’editoria in Italia e all’estero è di grande crisi e segnata da numerosi tagli. Non sono in difficoltà solo i piccoli quotidiani ma anche i più grandi, un esempio su tutti il Washington Post. Proprio ieri è stato pubblicato il comunicato sindacale del gruppo Condé-Nast (quello che pubblica Vogue o Wired, tra gli altri, per intenderci…) che denunciava nuovi tagli in arrivo. Dal 2021 è in atto una vasta riorganizzazione internazionale che è costata un altissimo numero di uscite tra giornalisti e grafici editoriali e la chiusura di testate importanti.
Pensiamo a Vice, una delle testate protagoniste del giornalismo digitale che dopo trent’anni (fondata in Canada nel 1994) ha dichiarato bancarotta. Se fate un giro sul loro “mitico” sito web vi renderete conto che – dopo il licenziamento di un centinaio di giornalisti alla guida delle varie edizioni nazionali – sono mesi che non è più aggiornato con nuovi articoli.
Ma voglio raccontarvi un’altra storia. Nel giugno del 2021 ha vinto il Premio Pulitzer per il giornalismo – grazie a un reportage sui migranti in America – una rivista fondata nel 2014 a San Francisco e subito diventata molto influente e apprezzata: The California Sunday Magazine. Ironia della sorte, lo stiloso magazine aveva cessato le pubblicazioni otto mesi prima a causa della crisi post-Covid! D’altra parte negli USA durante la pandemia sono chiusi ben 75 tra magazine e quotidiani, alcune di queste testate avevano una storia centenaria alle spalle.
Tutta questa premessa perché occorre ricordare che quello che facciamo, con dedizione e indipendenza, non è scontato. A volte non siamo stati pronti, altre volte non siamo stati precisi, altre volte ancora avrete notato errori di stampa. Ma ogni volta che digitate www.firenzeurbanlifestyle.com entrate in contatto con una comunità di giornalisti e creativi che hanno scelto di dedicare del tempo a una storia che valeva la pena di essere raccolta e diffusa. Che si tratti di denunciare la speculazione edilizia in città, fare il giro dei cocktail bar per portavi a conoscere i migliori drink del beverage fiorentino, intervistare celebrità o recensire le mostre sul territorio, ripeto, quello che facciamo non è scontato.
Ogni articolo che leggete, ma anche ogni post social che vedete, è frutto di un lavoro fatto con tanta passione e pochi soldi. Perché siamo indipendenti. E essere indipendenti in un Paese dove spesso i giornali servono per vendere spazi pubblicitari anziché informare le persone non è facile.
Quindi seguiteci attivamente perché crediamo che FUL Magazine contribuisca al dibattito culturale a Firenze. Partecipate ai nostri eventi, prendetevi un po’ di tempo per leggere le nostre varie pubblicazioni, iscrivetevi alla newsletter o anche solo seguiteci sui social. Diteci se quello che facciamo vi piace. Magari se qualcuno volesse dare un contributo in più c’è la possibilità di abbonarsi e ricevere a casa la rivista.
C’è un verso di una canzone dei Pearl Jam che dice: “spero che tu riceva questo messaggio, altrimenti non sei a casa”. Ecco, la nostra casa, in questa bellissima e controversa città, è anche la vostra.
Grazie.