Fuori sede a Firenze con il Coronavirus: cosa fare

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In questo articolo vi raccontiamo la storia di tre ragazze fuori sede che convivono con una coinquilina risultata positiva al Coronavirus. Un diario/guida delle cose da fare se sei un fuori sede a Firenze e hai il Coronavirus:

Fuori sede a Firenze e hai il Coronavirus: fare il tampone

“Giovedì 15 ottobre, la mia coinquilina mi comunica di essere positiva al Coronavirus. Ha fatto il tampone in merito ad una segnalazione ricevuta da parte di un organizzatore di una mostra alla quale lei aveva partecipato e dove una partecipante era risultata positiva. Si è precipitata all’ASL per fare il tampone: nulla da fare, c’è bisogno della prenotazione. Il primo posto disponibile sarebbe stato 3 giorni dopo. Per non rimanere con l’ansia, decide di farlo privatamente. Costo 85 euro per ricevere il referto entro 24 ore.

Convivenza con un fuori sede che ha il Coronavirus: l’isolamento

Dopo la comunicazione dell’esito positivo, ci viene detto che siamo obbligate a fare un periodo di quarantena di 10 giorni. Durante questi dieci giorni lei dovrà rimanere isolata nella sua stanza, senza nessun contatto con noi, eccetto il bagno che dovrà essere sempre igienizzato ogni volta che lei lo avrebbe utilizzato.

L’isolamento nella sua stanza prevede che: non può cucinare, quindi una di noi a turno cucina per lei ponendo il cibo in piatti di plastica, bicchieri e forchette che lei getta in una sua spazzatura personale che terrà in camera fino alla fine dei 10 giorni. Non può fare la lavatrice e non può utilizzare nessun oggetto in comune.

Ma la vera tragedia inizia con il calvario del tampone, per lei obbligatorio dopo i 10 giorni di quarantena, per noi – paradossalmente – NON OBBLIGATORIO, ma che viene CONSIGLIATO per evitare di uscire come positive e contagiare altri. Ci viene detto dalla struttura privata, che aveva riferito l’esito positivo, che la mia coinquilina avrebbe dovuto comunicare l’esito al suo medico curante (di un altra regione) e che il medico curante avrebbe dovuto comunicare all’ASL della Regione Toscana la richiesta, attraverso ricetta esclusivamente elettronica, del tampone alla fine dei 10 giorni.

Chi chiamare se sei un fuori sede e hai il Coronavirus

Tutto bene, sembra. Fino a quando non dobbiamo metterci in contatto con l’ASL perché il suo medico non riusciva a mandare la ricetta. Quattro giorni di chiamate senza risposta al centralino dell’ASL, all’Ufficio d’igiene e altri dieci numeri correlati che, a loro volta, ci chiedono di chiamare altri numeri che non rispondono, risultano occupati o ci dicono di essere semplici “portinai” incapaci di dare queste spiegazioni. Abbiamo chiamato anche il 112, il numero per le emergenze, ma nulla: SENZA SINTOMI GRAVI sono impossibilitati ad intervenire.

Dopo quattro giorni abbiamo scoperto l’arcano mistero: il problema è che il sistema dell’ASL della Regione Toscana non legge la nomenclatura “tampone” sulla ricetta elettronica proveniente da altre regioni. Questo significa che la ricetta non può essere inviata. Perché non viene letto dal portale? Perché il nome “tampone” risulta un nome estraneo al sistema e lo codifica come “ERRORE“. Un nome nuovo dato che non veniva usato precedentemente all’emergenza sanitaria dovuta dal Coronavirus. Ma com’è possibile che dopo otto mesi dall’inizio dell’emergenza non sia stato cambiata la dicitura del sistema? Sarebbe stato comprensibile e accettabile all’inizio dell’emergenza, non dopo otto mesi.

Comunque, ci prodighiamo a cercare un’altra soluzione. Dopo altri quattro giorni di telefonate, email, chiamate varie al centralino dell’ASL sempre occupato, riusciamo a parlare con diversi operatori che ci danno informazioni diverse: per primo, ci viene detto che dopo i dieci giorni di quarantena non siamo OBBLIGATE AL TAMPONE.

Ma come possiamo sentirci tranquille di uscire, prendere mezzi, avere contatti con i nostri cari senza avere paura?

A questo punto, ci viene detto che dobbiamo recarci in una struttura privata richiedendo di fare il tampone, a pagamento. Quindi, dopo dieci giorni, dovremmo uscire di casa prendendo mezzi pubblici, per recarci verso la struttura. Arrivati lì, però, la paradossalità è che le strutture private NON FANNO IL TAMPONE se si è stati a stretto contatto con un positivo di Coronavirus. L’unica alternativa per farlo è sostenere il falso, rispondendone eventualmente con una multa economica molto salata.

Venerdì 23 ottobre, la mia coinquilina è positiva al Coronavirus non sappiamo ancora bene se riuscirà a fare il tampone o no. Noi, povere fuori sede, non sappiamo ancora cosa fare se hai il Coronavirus o se sei stato a stretto contatto. Dopo 8 giorni di quarantena, fra due giorni dovremmo uscire senza sapere bene cosa fare. Nel migliore dei casi riusciremo a fare il tampone. Nel peggiore dei casi, usciremo e riprenderemo la nostra vita in maniera naturale, senza sapere se siamo contagiate, senza sapere se stiamo contagiando”.