I gioielli alchemici di Lilian Mattuschka

Lilian Mattuschka: austriaca, cresciuta nella provincia toscana, dove ha avuto la sua prima formazione scolastica. Allieva della scuola Alchimia, da quattro anni vive e lavora a Firenze. A un mese dalla sua prima personale, ritratto dell’artista e le sue opere, tra gioiello contemporaneo, oggetti-soglia e armi metafisiche.

«Che cosa fa un alchimista? Per prima cosa bisognerebbe
definire chi è un alchimista: è colui che ricerca la pietra
filosofale, che trasforma i metalli vivi in oro, che cerca un
solvente universale e, infine, l’elisir di lunga vita.
La pietra filosofale: l’alchimista vuole sviluppare i propri
valori interiori fino all’incredibile, far crescere il
proprio essere e, grazie a questo, attraverso il suo livello
di coscienza, elevarsi in altre dimensioni.
L’elisir di lunga vita è una persona che accetta la propria
vita e vive tutto quello che deve vivere senza autodistruggersi.
Il solvente universale è una persona che ha sviluppato
nel suo cuore l’amore divino. Amore è ciò che scioglie
tutte le resistenze».

A. Jodorowsky
Io ho visto in Lilian tutto questo: la sua ricerca dichiarata di uno sviluppo di valori, l’accettazione delle paure, attraverso la difficoltà del proprio percorso personale, e il loro superamento tramite la creazione. Per arrivare a sbrogliare tutti i nodi con la formula, di preciso significato di denuncia, di estetica raccolta
di oggetti-soglia, una soglia oltre la quale, una volta prese in mano le sue creazioni, ciascuno è libero di esprimersi come può, o come vuole.
Lilian ha concluso il suo percorso di studi alla Scuola di Gioiello Contemporaneo Alchimia di Firenze, l’unica in Italia che si occupa di gioielleria contemporanea. In occasione del suo Master of Fine Arts ha presentato la mostra Weapons of Perfection il 2 dicembre scorso nel nuovo spazio Chiasso Perduto, in Via Coverelli.
Lilian ha sperimentato e vivificato la propria creatività nell’ambito dell’artigianato del gioiello contemporaneo, che poi ha inevitabilmente dilatato nella pratica scultorea.
Spiega Lilian: «Quella del gioiello contemporaneo è una nicchia. Dove, a partire dal gioiello, puoi procedere verso tante direzioni differenti. Io da circa tre anni studio il limite con la performance, il corpo visto come contenitore, su cui intervengo applicando oggetti per modificarne fisicamente e mentalmente il movimento. Lavoro molto sulle paure. Le mie, forse quelle di tutti».
I suoi gioielli sono gioielli d’artista, intendendo per artista chi produce arte. Trovano una loro vitale, espressiva autonomia. Spinta dalla forza espansiva e trasformatrice dell’arte, Lilian innalza la gioielleria a fianco delle «arti maggiori».
Forte di una sensibile educazione familiare, aggiunge alle sue creazioni la fotografia e il video. E se il gioiello convenzionale tende spesso verso l’abbondante, il prezioso, il maestoso, Lilian segue invece un movimento inverso, si dispiega verso il materiale comune – il legno, o il plexiglass –, il semplice, il minimale. I gioielli di Lilian, più che catenine preziose, mettono la briglia al collo e cospargono di zucchero il morso, perché non si avverta il suo sapore amaro. Gioca su innocue abitudini subìte, sulle schiavitù sociali, le rassegnazioni, gli scontenti.
Vari gli oggetti esposti nel percorso della mostra. Si parte dalla mela come arma della conoscenza, quella di Eva, simbolo della scelta del libero arbitrio, che può essere usato come arma contro sé stesso o gli altri. Ci sono poi molti ciucci, artificio della suzione, il ciuccio visto come palliativo o sedativo, perfino come silenziatore. Il sorriso, imposto, quello che la società vuole, perché ognuno sia funzionale e ben disposto. Poi, il manico, l’invito al contatto: un manico che non regge niente, nient’altro che quello che ciascuno sente di portare con sé.
Ancora, splendide armi metafisiche che sembrano gabbiani e invece sono correttori di postura, da mettere dietro la schiena e reggere con le braccia, che quasi diventano inutilizzabili: ma ci hanno insegnato a camminare dritti, smarriti per le strade della vita a testa alta. Poi, il simbolo del legame falsato, la catena.
Oggetti concettuali, di alto artigianato, finemente lavorati con dei vecchi ferri che Lilian ha ereditato dal nonno, fanno riflettere su eterni interrogativi, condizionamenti sociali, atrofie mentali. Il mestiere di gioielliere si manifesta con Lilian nel suo senso più vasto: lei è artigiana, esteta, scenografa, sociologa.
Quello di Lilian è un gioiello che può far breccia solo dove esista un gusto estetico ed etico influenzato dalle ricerche dell’arte contemporanea. Non a caso le gallerie sono il luogo eletto per far conoscere i suoi lavori. La Galerie Marzee, olandese, una delle principali promotrici dell’arte del gioiello contemporaneo, espone una sua opera: viene da quella serie di “mostri” del pensiero che la hanno accompagnata per lungo tempo nel suo percorso di ricerca. Verso la libertà. •
www.lilianmattuschka.com
ENGLISH VERSION>>>>
In Jodorowsky’s words an alchemist is someone looking for the philosopher’s stone, the elixir of life and a universal solvent. The philosopher’s stone: the alchemist wants to increase and improve his inner values. The elixir of life means accepting his own life and everything that has to happen without self-destruction.
A universal solvent is a divine love capable of melting every resistance.
All this I saw in Lilian Mattuschka: her research of values, acknowledgement of fears and exorcism through creation.
Lilian is Austrian but was raised in Tuscany, she studied at Alchimia school in Florence and has been living and working in Florence for four years. The school she went to, Scuola di Gioiello Contemporaneo Alchimia in Florence, is the only school of contemporary jewelry. For her Master of Fine Arts, she presented her exhibition called Weapons of Perfection in Florence city center last December 2nd.
Lilian explains: «Contemporary jewelry is a niche, many directions can be pursued from there. For three years I’ve been studying the boundaries between goldsmithing and performance: the body meant as a container on which I apply objects to physically and mentally alter its movements. I work a lot on fears:
mines and probably everyone’s».
Her jewels are artist’s jewels. Transfigured by art, Lilian’s jewelry creations may be considered as a major art, to which she adds photographs and videos.
Conventional jewelry usually tends to be precious and rich, but Lilian follows an opposite direction towards poor materials such as wood or plexiglass.
Lilian’s jewels are not cute necklaces, they put bridles on you and make you taste sweet when you should feel bitter. She plays with imposed harmless habits, social slavery, resignation, unhappiness.
Lilian’s exhibition showcases various objects: an apple, meant as weapon of knowledge that can also be used against oneself or others. There are a lot of dummies too, meant both as a palliative and a silencer. Many smiles, the imposed ones, those required by society. Conceptual objects, fine crafted with old instruments Lilian inherited from her grandfather, which make you ask yourself eternal questions and think about our society. •

Testo di Martina Scapigliati, foto di Lilian Mattuschka