I musei di Firenze che non conosci (e che dovresti visitare).

Continua il viaggio di Ful tra i luoghi d’arte insoliti, per non fermarsi davanti al David di Michelangelo. Quattro location che fareste meglio a visitare: dal Museo Marino Marini fino alla Villa di Poggio Imperiale.

Giri l’angolo e ti imbatti in un museo. Firenze è fatta così: si trovano proprio sotto il nostro naso, sono talmente tanti che spesso snobbiamo i meno conosciuti. Non chiamateli “minori”: certo, non sono la casa di “vip” come il David di Michelangelo, ma questi musei riservano sorprese.
Il viaggio parte dalla Galleria dell’Accademia. Come promesso, non varchiamo la soglia, ma voltiamo l’angolo. A pochi passi, in via degli Alfani, si trova l’Opificio delle Pietre Dure , che ospita un interessante museo. Oggi scuola di restauro, per tre secoli fu la manifattura dei Medici in cui venivano create opere, suppellettili, mobili con pietre pregiate che arrivavano da mezzo mondo.

Opificio delle Pietre Dure

Il museo conserva alcuni di questi esempi, quadri realizzati con l’intarsio di pietre dure che stupiscono per quanto sono realistici, manufatti, addirittura lastre di pietra trasformate in “tela” su cui dipingere. Nel percorso sopraelevato vengono svelati i segreti del mosaico fiorentino, con gli strumenti usati un tempo, alcuni lo sono ancora adesso, per tagliare le pietre (normalmente lo facevano i galeotti), e per creare meravigliosi intarsi (attività riservata ai maestri specializzati).
Da via degli Alfani ci muoviamo verso via della Spada: su piazza San Pancrazio si affaccia il Museo Marino Marini (www.museomarinomarini.it). È ospitato in una chiesa-non-chiesa (un tempo lo era), ma anche è un’opera d’arte dentro un’opera d’arte, come se fosse una matrioska. La chiesa di San Pancrazio negli anni Ottanta è stata ripensata per ospitare le opere del celebre scultore del Novecento: si sviluppa su quattro livelli, che permettono di osservare le sculture da diverse angolazioni e altezze, con un gioco di pieni e vuoti, alti e bassi, luci e ombre. È come se tutta la struttura ruotasse attorno al cavaliere bronzeo alto sei metri, al centro dell’ex presbiterio.  C’è pure la chicca finale: per chi sentisse la mancanza dell’arte rinascimentale, da quattro anni è stato riaperto il passaggio verso la Cappella che conserva il Sepolcro Rucellai ideato dall’Alberti sul modello del Sepolcro di Gerusalemme.


Ci spostiamo in Oltrarno per entrare nella dimora dello 007 dell’arte. A pochi passi da Torre San Niccolò, su Lungarno Serristori, una palazzina ottocentesca ospita la casa-museo di Rodolfo Siviero. Appassionato d’arte e agente segreto dagli anni Trenta, Siviero nel 1943 passò con gli antifascisti per salvare i tanti capolavori che i nazisti stavano trafugando.

Casa Siviero

Siviero ha lasciato la sua abitazione e la sua collezione privata alla Regione Toscana. Ora è un museo aperto tre giorni la settimana, gratuitamente. L’appartamento, arredato ancora secondo l’impeccabile gusto per l’arte dello 007, affianca opere medievali, rinascimentali e moderne, tra le quali i dipinti e i disegni degli amici Pietro Annigoni e Giorgio De Chirico. Il pezzo forte è proprio l’autoritratto di De Chirico vestito da torero.


Chiudiamo in bellezza, prendendo un po’ di fiato perché la nostra gita si conclude alla Villa di Poggio Imperiale . I fiorentini ci fanno poco caso, visto che la struttura ospita dal 1865 un collegio, ma il complesso offre molto. Poche volte al mese, sabato o domenica, apre al pubblico su prenotazione, eccezion fatta per i periodi di vacanze scolastiche. Sono gli studenti del collegio a fare da ciceroni tra le stanze di questa villa medicea che ha visto passare granduchi, duchesse e pure Mozart per il suo unico concerto fiorentino. Creata nel Quattrocento, quella che vediamo oggi è frutto delle “ristrutturazioni” barocche e neoclassiche.
Ci sono ambienti di impatto come la sala delle feste, l’attuale refettorio con il soffitto affrescato, il quartiere cinese con pareti tappezzate da sete e carte orientali dipinte a mano. Finita la visita ricordate di lasciare un’offerta per conservare questo gioiello dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Gianni Carpini