IL COPRIFUOCO SU FIRENZE: se il Comune non può gestire è costretto a proibire

fuocoL’eco dei tafferugli dei tifosi del Feyenoord a Roma non si è ancora spenta, ed ecco che una nuova “invasione”, stavolta anglosassone, intimorisce le audaci forze italiche e spinge i nostri coraggiosi allo scontro con le torme invasate dei tifosi d’oltralpe, una novella migrazione barbarica. Lo stile di questa apertura è un po’ retrò, ma come non sentirsi catturati dall’atmosfera da ventennio anteguerra quando sulla propria città cala un coprifuoco simile a quelli dell’epoca?
In periodo di crisi economica, i grandi assembramenti sportivi hanno sempre causato problemi di gestione alle autorità. Una realtà che ben conoscevano i nostri antenati romani, ma anche i nostri cugini medievali sul Bosforo, che videro quasi cadere il proprio impero a causa di una rissa da stadio.
A Roma la situazione d’emergenza, degenerata in maniera imprevista, ha toccato almeno due nervi scoperti dell’attualità italiana: da una parte il rapporto tra l’entità delle forze dell’ordine e il mantenimento dell’ordine pubblico, dall’altro la tutela dei nostri beni artistici, e la sensibilità spiccata che almeno in questo campo le nostre amministrazioni dimostrano.
A pochi giorni di distanza una seconda trasferta, quella dei tifosi del Tottenham a Firenze, sta causando scompiglio prima ancora di essere iniziata. L’amministrazione ha gettato sulla città una pesante coltre, imponendo non solo la cessazione della vendita di alcolici e la chiusura dei locali nelle aree interessate, ma anche in zone della città lontane dallo stadio. Un provvedimento forse estremo, seppure motivato, che sta già portando ad aberrazioni vicine al ridicolo: ieri notte i Carabinieri sono intervenuti per chiudere Burger King, come se il consumo di hamburger potesse generare (dato il suo apporto proteico) scompensi aggressivi nei tifosi britannici e non.
Per chi come me non è interessato al calcio, la vicenda acquista i toni della commedia dell’arte. Da stickmovida1storico, in generale non sono propenso a colorire di giudizi morali ciò che succede in città, né a considerare gli eventi in base a quanto siano rilevanti per la mia vita. Mi viene naturale vederli per ciò che sono: sintomi e dinamiche di una società e di una politica che mostrano, in momenti di difficoltà, la loro vera natura.
Questo provvedimento, che ha chiuso i locali e le attività commerciali in tutto il centro e a Campo di Marte da ieri fino a venerdì, firmato dal prefetto Varatta e coadiuvato dalla creazione ad hoc di una task force da parte del questore Raffaele Micillo, rivela in realtà, oltre alla sua eccezionalità, tre difetti gravi della nostra politica.
1) L’insufficienza di mezzi economici, ovvero il mancato stanziamento da parte dell’amministrazione di fondi adeguati alle forze dell’ordine, con la conseguente delega di questi compiti a privati. Insomma, la stessa roba detta e ridetta da anni – e sottolineata anche dalla Polizia di Roma in merito ai tafferugli di Piazza di Spagna – ma non solo. Questa decisione rivela anche una mancanza di sensibilità economica, cioè di attenzione a quelle realtà che finanziano col proprio lavoro il Comune stesso, mantenendo il centro storico un luogo vivo e vissuto dai fiorentini.
2) L’incapacità gestionale, ovvero l’oggettiva impossibilità di agire sul problema non solo per risolverlo ma per trasformarlo in un vantaggio. Incapacità legata alla carenza di fondi, al macchiavellismo burocratico e a una gerontocrazia filosofica della nostra politica, anche quando l’anagrafica dovrebbe smentirla.
3) L’incapacità decisionale. La politica non riesce a prendere decisioni in maniera forte e partecipata, senza farsi influenzare dall’opinione pubblica e dalle consorterie più o meno costituite che da sempre manovrano Palazzo Vecchio.
Il sindaco assicurò, al principio del suo mandato, che “il coprifuoco a Firenze” non ci sarebbe stato e che la città veniva ingiustamente dipinta come degradata. In questi giorni purtroppo Nardella è dovuto tornare sui propri passi, rivelando una prospettiva, fondamentalmente erronea, comune a tanti amministratori. Per non rischiare di gestire la movida, è stato costretto a proibirla. Ma quest’ultima, quando ben organizzata, è da sempre il miglior mezzo, e quello meno costoso, per controllare l’ordine pubblico. Creare zone franche dietro a mura innalzate con la proibizione, annichilire una realtà viva con una norma morta, non farà altro che spingere al conflitto, ben lo sapevano tutti coloro, che nel tempo, hanno innalzato mura solo per vederle cadere.
NICCOLO’ BRIGHELLA