Il metodo naturale che sfida la gravità

parkour5A molti sarà sicuramente capitato di vedere, sul web o in campagne pubblicitarie, uomini -e anche donne- arrampicarsi su muri e saltare giù dai terrazzi, correre sui corrimano delle scalinate e spostarsi sui tetti con una leggerezza e grazia degni dei Ninja nei migliori film del Sol Levante, e pensare alla difficoltà e alla pericolosità di tale sport : azioni da stuntman o semplicemente da pazzi totali malati di adrenalina? Niente di più sbagliato e lontano dalla realtà.  la realtà del Parkour e dei membri che praticano questa disciplina; e ci soffermiamo su questa parola, “disciplina”, perché proprio di questo si tratta, seguita con rigore e basata su principi e fondamenti non lontani dalle arti marziali. parkour4 Il Parkour nasce in Francia agli inizi degli anni Ottanta, grazie ad un gruppo di giovani abitanti delle Banlieue, i quali, sprovvisti di alternative ludiche degne, iniziarono a sfruttare ciò da cui erano circondati, il cemento. Basandosi su una metodologia di allenamento riservata all’esercito, il “metodo naturale” o “Hebertismo”, dal nome dell’inventore nonché ufficiale della marina francese nell’Ottocento Georges Hebert , che preparava l’individuo in modo tale da poter affrontare qualsiasi ostacolo la natura gli avesse posto davanti, i ragazzi iniziarono poco più che bambini ad arrampicarsi e a saltare.  Perfezionarono le tecniche al punto tale da fondare un gruppo, gli Yamakasi, che stabilirono una serie di principi fondamentali detti art du placament, che consistevano nel continuo allenamento, ma anche nel rispetto del proprio corpo, ovvero la presa di coscienza dei propri limiti. Il fenomeno è esploso in tutto il mondo coinvolgendo tanti appassionati e guadagnandosi il proprio spazio come realtà consolidata, soprattutto in Europa. Spesso questa disciplina è stata anche travisata dai media, che hanno incolpato più di una volta il Parkour per incidenti, anche mortali purtroppo, accaduti per la stupidità di alcune persone che volevano improvvisarsi conoscitori di un’arte che si fonda sulla costanza e sul presa di coscienza dei propri limiti. Da qualche anno questa realtà è vissuta con calore e passione anche a Firenze, da quasi una ventina di ragazzi che, per l’esigenza di essere riconosciuti e rappresentati, hanno fondato  un’associazione, ParkourFirenze, inserendo nel loro duro programma di allenamenti quasi quotidianparkour3i la possibilità a chiunque di avvicinarsi a tale disciplina grazie a corsi da loro stessi diretti. « Il Parkour è una disciplina a cui tutti possono avvicinarsi – afferma Paolo, uno dei membri fondatori-  con questo gruppo eterogeneo lavoriamo duramente quasi tutti i giorni, con ragazzi e ragazze, dedicando tutti un forte impegno a ciò che facciamo. Il Parkour ti pone solo di fronte all’ostacolo, con le tue forze fisiche e la consapevolezza di ciò che ti sei guadagnato con il duro allenamento, ed ognuno è libero di affrontarlo come vuole, trasmettendo il suo essere nel gesto stesso; ma, dal momento che sorge nella mente la possibilità di un errore, e vuol dire che sei lontano da quell’obbiettivo e devi continuare a lavorare duramente per riprovarci in futuro, è un po’ come la vita.”  E così ci conferma anche Ottavia, una delle quattro ragazze del gruppo, praticante da un anno e mezzo ed allieva di Paolo e Giulio, due tra i più esperti: « All’inizio abbiamo lavorato quattro mesi solo per prepararci fisicamente a fare il primo ostacolo, è stata dura ed essendo una ragazza spesso scontavo la mia mancanza di forza e tornavo a casa abbattuta oltre che stanchissima, ma ho perseverato ed ora continuo, parkour2con la consapevolezza dei mie limiti, ma sempre con una gran voglia di migliorarmi».  Questi ragazzi spesso si ritrovano con le altre comunità praticanti  della nostra penisola ed organizzano raduni dove partecipano i mostri sacri di quest’arte per dispensare consigli nel massimo della serenità, della consapevolezza e del rispetto. «Il nostro ambiente è lontano dalle gare e dalla competizione, se non quella con te stesso» ,ci dice Giulio. «Gli sponsor stanno cercando di mettere le mani nel nostro mondo per specularci, spingendo gli atleti sempre a limite. Il problema principale quindi è per i neofiti che travisano totalmente quali siano i  veri principi del Parkour, spesso causandosi gravi infortuni per la mancanza di esperienza. E continua: «Il nostro è un ambiente sano e chiunque voglia allenarsi con noi è il benvenuto». Non resta che augurare a questi ragazzi un grosso in bocca a lupo e soprattutto ricordare che il Parkour è una disciplina per tutti, pur sempre rispettando quei sani principi su cui si fonda.

JACOPO PETRINI