Questo mese apro la mia rubrica proponendovi uno Stato di Fatto (termine con il quale si suole definire la prima parte di un progetto, quella per cosi dire dell’Intuizione/Intenzione/Idea creativa) del Verde dedicato ai bambini a Firenze.
Premetto che sono mamma e quindi ho potuto fruire e sperimentare tali spazi fino a non poterne più, fino a vederne limiti e potenzialità!
I limiti sono tantissimi, fino a raggiungere l’improbabile e l’ingiustificabile, soprattutto quando si parla di bambini, quelli ai quali noi dovremmo dare il buon esempio, insegnamento, senso civico. E invece ci limitiamo a vagare attraverso delle realtà dove tutto c’è tranne il “senso del gioco”, dell’esperienza, della scoperta, dell’altro e della crescita, grazie a una pressappochismo gestionale del territorio e grazie a una totale assenza di professionalità in merito al tema della progettazione del Paesaggio da parte degli organi competenti e dalla politica.
Vengono posizionati giochini qua e là senza chiaramente una complessiva e progettata composizionedello spazio che produca l’unica cosa che l’architettura dovrebbe trasmettere, senso di appartenenza, aggregazione sociale, curiosità, ergonomicità; vi è una dubbia ricerca sul piano della qualità dell’oggetto e dell’intervento specifico e generale, non vi è quello che si è soliti definire come Fatto a regola d’Arte!
Basta vedere i lavori di ristrutturazione del giardino del Lungarno del Tempio dove due realtà, quella comunale e quella provinciale, non sono riuscite a mettere insieme un progetto complessivo che permettesse di avere un pezzetto di polmone verde lungo l’Arno che, insieme al percorso che dal teatro tenda va verso Pontassieve, strutturasse un vero e proprio percorso-green in questa parte della città riconnettendola ad altre.
Così il Comune ha fatto dei lavoretti di restauro molto discutibili nella parte dei giochi bimbi e la Provincia ha abbattuto il vecchio bocciofilo, dove prima si faceva spaccio e dove poi, i senza tetto hanno trovato rifugio, lasciando così un vuoto urbano e di memoria di un gioco, le bocce, che forse avrebbe unito generazioni, nipoti/nonni, che da sempre si interfacciano e si tutelano.
Come di mia consuetudine a fronte di una pesante denuncia o critica si voglia definire, vi voglio proporre uno spunto positivo, non di fattura italiana ma ugualmente non difficile da prendere ad esempio soprattutto dal punto di vista dell’ impatto sociale significativo che ha, e per la visione che il gruppo di architetti ha avuto: la conversione della geografia urbana in spazio pubblico come atto ridistributivo di qualità della vita, il Parque Bicentenario de la Infancia di Santiago del Cile.
Per vedere il video del Parque Bicentenario de la Infancia clicca qui!
SARA PIZZATI
Architetto paesaggista
sara.pizzati.itro@gmail.com