
Immortalare il rituale del calcio
Giuseppe Romano, fotografo, collabora con club calcistici e brand dello sportswear. FUL lo ha incontrato in Toscana durante i suoi ultimi lavori per le partite di Empoli e Fiorentina.
Giuseppe Romano, classe 1993, è un fotografo originario di Canicattini Bagni – paese del siracusano noto per l’architettura liberty e il festival di musica jazz – laureato in Design a Milano dove attualmente è di base. Lo incontro prima e dopo la gara di campionato dell’Empoli, per lui è una giornata di lavoro dedicata a ritrarre i tifosi “azzurri” in città e allo stadio su incarico del club. Quando gli spettatori hanno lasciato lo stadio e i riflettori si spengono ci sediamo finalmente per una chiacchierata in tranquillità davanti a una birra.
Con lui c’è il videomaker Edoardo Bandiera che lo ha affiancato per le riprese. Questo turno di campionato di Serie A erano entrambi allo stadio Carlo Castellani e la domenica successiva saranno all’Artemio Franchi per l’impegno casalingo dei Viola. Qui Giuseppe ha già scattato durante una gara della Fiorentina nella scorsa stagione. Pur avendo studiato design, mi racconta che l’approdo alla fotografia è stato la naturale conseguenza di una passione per la foto già presente in famiglia. Ma se il lato artistico è preso dalla madre, quello sportivo viene dal padre, appassionato di calcio e anche ex-calciatore.

Negli ultimi cinque anni, dopo essersi specializzato nella fotografia sportiva durante le partite, ha ricevuto i primi incarichi commerciali.
Il suo lavoro avviene sia a bordo campo che sugli spalti, dove ritrae chi da spettatore spesso diventa il vero protagonista: gli ultras delle squadre di calcio. Ha collaborazioni con brand di sportswear quali Adidas, Nike, Kappa e club come Milan, Galatasaray, Genoa, Roma, Venezia, Catania, Siracusa e appunto Empoli e Fiorentina. Sui suoi profili social si possono ammirare gli scatti a bordo del rettangolo di gioco (tra cui il derby di Milano) che in tribuna durante le più importanti gare di campionato. Le sue foto sono state pubblicate sia su magazine sportivi, come Ultimo Uomo o Rivista 11, che sui profili social dei club, nonché sulle fanzine dei gruppi ultrà!

«Le pubblicazioni sulle riviste sono il fine ultimo, ma proprio vedere le mie foto sulle fanzine autoprodotte degli ultras fa enorme piacere» – mi confida Giuseppe – «perché io scatto calcio e mi piace raccontarlo dal punto di vista più genuino, quello dei tifosi. Io stesso vado in curva peraltro quando possibile, il Milan è la mia squadra del cuore».
Viene naturale chiedergli un parere sull’ambiente calcistico toscano di Empoli e Fiorentina di cui è stato ospite. «In Toscana ho trovato comunità sportive molto appassionate, ho incontrato persone speciali e vissuto ottime esperienze nell’avvicinamento con gli ultras. Tutti sono stati autenticamente disponibili, ho avuto modo di parlare con tifosi che hanno centinaia di partite alle spalle e alcuni mi hanno aperto la mente su altre realtà che altrimenti non avrei mai scoperto.

Sai, c’è sempre il timore di “dare fastidio” quando sei ospite di una tifoseria, ma sia a Firenze che a Empoli mi hanno accolto come se fossi uno che segue la loro stessa squadra. Pensa che gli ultras della Fiorentina mi hanno portato a mangiare la porchetta prima della partita e il clima sembrava quello di una sagra di paese… Posso solo avere parole di amicizia per i toscani!».
Un esempio su tutti di tifo genuino è poi per lui quello dei supporters del Galatasaray e questo attaccamento ai “giallorossi” turchi ci tiene a spiegarmelo. «Premesso che a 7 anni sono rimasto affascinato da quell’incredibile squadra che nel 2000 vinse la Coppa UEFA in finale contro l’Arsenal – era il mitico “Gala” di Gheorghe Hagi, Hakan Sükür, Giča Popescu e Claudio Taffarel – alcuni anni fa ho vissuto a Istanbul con la mia ragazza turca dell’epoca e lei era vicina all’ambiente del Galatasaray. Si tratta di una polisportiva che vanta pure un’importante sezione di basket e volley.

Quelli non sono semplici tifosi, bensì una vera e propria comunità dove ci si aiuta e si vive il quartiere (Galata era il quartiere-colonia della Repubblica marinara di Genova a Costantinopoli, nella parte europea della città) ad esempio sono stati protagonisti attivandosi per gli aiuti dopo l’ultimo terremoto che ha devastato il sud della Turchia nel 2023.
All’epoca collaboravo già con il club e ne fui testimone. Subito dopo il periodo del Covid fu per me preziosa l’amicizia con un ragazzo di nome Onur, ex-ultrà del “Gala” e collaboratore addetto alla comunicazione del club, che mi fece da tramite con la società».

A proposito di ultras, una cosa che trovo affascinante di questo movimento è il fatto che il fenomeno è vivo e vegeto dopo oltre cinquant’anni, non mi viene in mente nessuna subcultura giovanile che sia resistita così a lungo, e anche Giuseppe me lo conferma.
«Il movimento ultras è unico: resiste da oltre cinquant’anni e continua a rinnovarsi senza perdere identità. Come fotografo sportivo, posso cogliere il senso di appartenenza totale che lega gli ultras alla squadra, alla città e tra di loro. Non è solo una passione giovanile, ma un’esperienza intergenerazionale, un rituale che coinvolge giovani e veterani in un linguaggio comune.
Le curve offrono un contesto visivo ricco di contrasti: coreografie, colori, espressioni intense. Documentare gli ultras significa raccontare un rito collettivo, una realtà fatta di comunità e ribellione, catturando tutta la complessità e l’energia che rendono questo movimento così vivo e affascinante».

Per concludere la nostra intervista non posso esimermi da chiedergli invece in quale contesto sportivo sognerebbe di fare le foto. «Il sogno, non solo fotografico, ma da appassionato di calcio, sarebbe quello di scattare un derby di Buenos Aires tra il Boca Juniors e il River Plate allo stadio Bombonera! Credo sia un desiderio condiviso con tanti fotografi sportivi, l’Argentina è la patria del fútbol! Ma un altro mio sogno sarebbe scattare durante una partita di Serie A tra due squadre siciliane.
Ho visto giocare il Palermo, il Catania e il Messina quando militavano nella massima serie, però poter essere a bordo campo con la macchina fotografica per immortalare un infuocato derby sarebbe il top. Io faccio la mia parte tenendomi pronto, spero che anche queste squadre facciano la loro, tornando presto a giocare nel calcio che conta!»
Foto: @giusepperromano