Intervista a Cecilie Hollberg, la Signora che protegge il David.

A margine della conferenza stampa per l’inaugurazione della mostra “Tessuto e Ricchezza a Firenze nel Trecento” che si tiene alla Galleria dell’Accademia di Firenze dal 5 dicembre 2017 al 18 marzo 2018, abbiamo intervistato Cecilie Hollberg, storica e manager culturale, direttrice del prestigioso museo fiorentino.

Con circa 1,5 milioni di visitatori l’anno, la Galleria dell’Accademia è il quarto museo più visitato d’Italia, il secondo in città dopo la Galleria degli Uffizi. Fondato nel 1784 per volontà del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, è conosciuto in tutto il mondo per essere la casa del David di Michelangelo, capolavoro della scultura di tutti i tempi. Ma limitare l’importanza della Galleria dell’Accademia al capolavoro michelangiolesco sarebbe un errore. All’interno del museo sono conservate opere di artisti come Botticelli, Filippino Lippi e il Ghirlandaio, solo per citarne alcuni, e una straordinaria raccolta di strumenti musicali. A guidare il celebre istituto fiorentino dal 2015 è Cecilie Hollberg, che ha concesso agli amici di Ful un po’ del suo tempo per rispondere alle nostre domande.

La Galleria dell’Accademia è universalmente conosciuta per ospitare il David di Michelangelo, pensa che un ospite tanto illustre possa mettere in ombra gli altri capolavori conservati nel museo o che, al contrario, possa funzionare da catalizzatore?
“Il David è il grande amico della Galleria dell’Accademia perché lavora per noi: attira i visitatori e io li costringo a vedere anche il resto. È molto gratificante vedere la sorpresa che suscita la bellezza delle collezioni, è qualcosa che i visitatori non si aspettano. Al David il compito di attrarre i visitatori, a me e al mio staff quello di valorizzare le collezioni, un perfetto lavoro di squadra”.

La recente ordinanza del Tribunale di Firenze ha vietato l’utilizzo commerciale non autorizzato dell’immagine del David. Crede che questa possa arginare il fenomeno della vendita di biglietti al di fuori del circuito ufficiale?
“Questa ordinanza nasce da una mia denuncia nei confronti di alcuni venditori che vendevano biglietti del museo, a prezzi maggiorati, davanti al nostro ingresso. Il fatto che utilizzassero l’immagine del David ci ha dato la possibilità di allontanarli.
Il Codice dei beni culturali proibisce di sfruttare immagini che non siano proprie. Io ho un incarico da parte delle Stato e devo assicurarmi che venga osservato quanto scritto nel Codice. Sono contentissima che rivolgendomi all’Avvocatura dello Stato, che ha lavorato in tempi supersonici – pochi mesi – siamo riusciti ad avere questa ordinanza che ci dà una base legale, accettata a livello del tribunale, per poter agire. Se questi venditori non avessero utilizzato l’immagine del David non saremmo stati in grado di contrastarli. Sembra strano, ma ai concerti rock o negli stadi di calcio si configura il reato di bagarinaggio, davanti ai beni culturali no. La normativa infatti non vieta di vendere biglietti a prezzi maggiorati davanti alle porte del museo, ma vieta l’utilizzo di immagini non autorizzate. Sono fiera di questa ordinanza perché vuol dire che i beni culturali vengono rispettati e ci aiuta a contrastare un fenomeno indecente”.

Secondo il critico francese Jean Clair, l’apertura del Louvre di Abu Dhabi ha ridotto il prestigio dell’istituzione parigina al rango di griffe, mentre secondo altri rappresenta un inno al dialogo delle culture, qual è la sua posizione?
“Non posso entrare in merito alle decisioni prese da un altro museo, perché non conosco le motivazioni e le finalità alla base della scelta. Certamente il Louvre dispone di un deposito enorme di opere. Ovviamente se queste opere non escono dal deposito rimangono invisibili. Il nostro museo non dispone di opere in deposito: le opere che abbiamo in dotazione sono tutte esposte quindi facciamo considerazioni diverse”.
 
La riforma Franceschini ha dato vita a un acceso dibattito, da una parte ci sono quelli che vedono nell’aumento delle presenze un dato incontrovertibile della sua efficacia, dall’altra quelli che criticano l’eccessiva enfasi data al numero di visitatori rispetto alla qualità di queste esperienze e alla capacità di fare ricerca. Si tratta di due posizioni inconciliabili?
“Il numero dei visitatori non è l’unico indicatore di cui si debba tenere conto. Sicuramente è un buon segno ed è facilmente misurabile. Sulla riforma devo dire che è stata un’ottima cosa. Non solo perché è grazie a questa che ho avuto l’onore di poter dirigere questo museo. Ma sopratutto perché è una riforma che offre delle occasioni incredibili per migliorare. Questo non vuol dire che tutto quello che c’era prima fosse sbagliato e tutto quello che viene dopo vada bene. Ma ritengo sano che si possa chiamare alla guida di un’istituzione delle persone che provengono da altri ambienti e che hanno idee diverse su come vedere le cose. Ovviamente non è che se ho tre visitatori in più sono più brava. Non ci possiamo concentrare solo sul numero di visitatori, anzi sono contro a una fruizione “mordi e fuggi”. Infatti, nonostante l’enorme mole di lavoro dovuta all’afflusso di visitatori del nostro museo, lavoriamo molto anche nel campo della ricerca. Il 5 dicembre abbiamo inaugurato la mostra “Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento”. È una mostra che rappresenta un’assoluta novità, che riunisce conoscenze interdisciplinari e fa crescere qualcosa di nuovo e identificativo per questa città.

In una recente intervista rilasciata al settimanale L’Espresso, la Presidente di Icom ( International Council of Museums) Tiziana Maffei afferma che sette italiani su dieci non sono mai entrati in un museo, esiste una formula che possa incentivare la presenza dei nostri connazionali nei musei statali?
“Riguardo al nostro museo, insieme con i fiorentini, abbiamo dato vita all‘Associazione degli Amici della Galleria dell’Accademia proprio per ricollocare questo museo nell’identità della città. Un’altra iniziativa, varata dal Ministero Franceschini, stabilisce che la prima domenica del mese sia gratuita in tutti i musei statali. Si tratta di una grande possibilità per far avvicinare nuovo pubblco al mondo museale. La Galleria dell’Accademia intraprende anche iniziative legate alla didattica e alla ricerca. Una mostra come quella allestita adesso,“Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento” è volutamente collocata in un periodo anticiclico. Allestire una mostra in estate quando il museo scoppia di visitatori può essere difficile. Organizzarla in inverno invece, quando il numero di ingressi è minori, è un’ottimo sistema per renderne più facile la fruizione. In questo periodo chiunque può entrare con facilità nel museo. Un’altra iniziativa che ha avuto grande successo è quella delle aperture serali, una formula intrigante per avvicinare gli italiani ai loro musei”.
 
Testo di  J&B
Foto di J&B e accademia.org