Se una libreria viene sequestrata perché troppo rumorosa, forse significa che abbiamo toccato il fondo. E che siamo oltre il ridicolo.
Eppure, è proprio questa la motivazione con cui i vigili urbani hanno provveduto al sequestro della libreriacafè più viva e dinamica di Firenze, quella Citè di Borgo San Frediano, che è una piccola isola culturale, una città nella città. Un posto di incontro e di scambio, dove poter parlare di arte, letteratura, poesia, dove poter ascoltare buona musica, dove poter sorseggiare un tè, un caffè, o (è ancora legale? Si può dire?) un bicchiere di vino. Circondati da libri. Non propriamente la descrizione di un locale ad alto tasso di decibel…
Beh, forse almeno un difetto La Citè ce l’ha, suo malgrado: è accogliente, ma piccola. Capita quindi che qualcuno si fermi fuori dal locale a fumare una sigaretta o a scambiare due chiacchiere; capita anche che qualcuno vada al NOF, altro locale antistante, o che sia solo di passaggio, dato che la zona unisce luoghi frequentati come Piazza del Carmine, Piazza San Frediano e Piazza Santo Spirito.
Basterebbe riflettere su questo per capire quanto assurdo sia il provvedimento di sequestro attuato dai vigili, che obbliga La Citè a chiudere alle 21, con grave danno ai titolari del locale e anche – diciamolo- a chi aveva piacere di passare di lì. È l’ultimo atto di questa “guerra alla movida” di cui stiamo rendendo conto di più di un anno su queste pagine: una guerra condotta –diciamolo- in maniera abbastanza confusionaria dalle autorità del Comune, tra Patti per la Notte, locali a punti, divieti di vendita di alcol a macchia di leopardo (che colpiscono soprattutto i piccoli minimarket gestiti da stranieri, che evidentemente non hanno amici nelle stanze che contano, e che intanto perdono una fonte ingente di guadagno) ed esposti dei “residenti”, questi fantomatici tutori dell’ordine e della moralità che vorrebbero che ognuno se ne stesse a casa sua, come fanno anche loro, da bravi “residenti”.
Ma viene quasi da ridere a pensare di chi parla di “movida”: quale “movida” c’è a Firenze, una delle città più immobili e statiche d’Italia, dove mancano locali, eventi e attività culturali di ogni genere? Altro che movida, qui è il contrario: non si muove un bel niente. Ecco perché anche chi esce la sera in effetti non si muove: se ne sta fermo in posizione plastica tutta la sera nel suo angolo di elezione, esercitando il suo diritto –sacrosanto- allo spazio pubblico. Ė davvero un delitto?
Cosa devono fare locali come La Citè, o come quelli di Via dei Benci, colpiti da provvedimenti l’anno scorso? Sgomberare tutte le strade nel raggio di un chilometro? Perché devono essere accusati – e pagare salatamente- per una colpa che non hanno?
La Citè promuove sulla sua bacheca di Facebook un incontro pubblico per il 4 luglio per discutere di queste questioni. Ci si augura che finalmente la tragedia semi-comica della cosiddetta “movida” trovi una soluzione, e che il Comune trovi una linea ragionevole e di dialogo.
“Stiamo stretti a Firenze, apriamo La Citè!” si legge sul sito del cafèlibreria. Ė vero, in questa città stiamo sempre più stretti. Ma non è un buon motivo per rinunciare a uscire.
DANIEL C. MEYER