San Valentino è finalmente passato, ed ora possiamo sparargli a zero contro. Scherziamo, ovviamente, lungi da noi contestare la festa degli innamorati. Certo, forse negli ultimi anni è stato un po’ perso di vista il vero significato dell’amore, quello con la A maiuscola, ma niente di irrecuperabile. Non tutti, infatti, hanno la fortuna di ricevere dal proprio partner, per la festa degli innamorati, il biglietto del concerto di giugno dei Black Sabbath, un corso di cucina creativa con Gordon Ramsay o il primo volume dell’albo a fumetti di The Walking Dead, cose davvero molto romantiche da un certo punto di vista. A molti non resta che un lucchetto; una promessa di fedeltà dal valore di un pacchetto di caramelle. Questa festa, da sempre, viene presa troppo seriamente, ma oggi è tutto un travisare.
Il lucchetto, infatti, è uno degli oggetti simbolici maggiormente avversi al concetto d’amore, che è quanto di più lontano dall’essere costrizione, chiusura, incatenamento, ma libertà e scelta nello stare insieme. Indubbiamente è molto romantico il lucchettino con i vostri nomi scritti sopra, attaccato come una cozza ad una statua antica o alla ringhiera di un palazzo rinascimentale, ma il David di Michelangelo non è il vostro personale armadietto del cuore.
Oltre ad essere una romanticheria di dubbio gusto, la lucchettomania imperversa, dove più dove meno, in tutte le città. Essendo però una pratica nata sotto la splendente luce delle stelle e delle strisce, sono proprio le città turistiche ad esserne maggiormente colpite, e così ci ritroviamo gli edifici più antichi ricoperti da bobboni metallici di diverse dimensioni, dal Ponte Vecchio alla statua del Porcellino.
Durante questo San Valentino, però, a Firenze è successo qualcosa di diverso: la rete S.L.U.R.P., un’organizzazione che promuove azioni ludiche e conviviali nello spazio pubblico attraverso l’utilizzo del social network Facebook, ha affisso nel giorno degli innamorati, striscioni, da Ponte Vecchio alle Murate, in cui è stata promossa un’idea di amore meno esclusiva e possessiva di quella che si è culturalmente imposta, ma più aperta a tutti e libera da costrizioni. Il messaggio è chiaro: “L’amore odia i lucchetti”, e noi, di questo, siamo profondamente convinti.
JACOPO AIAZZI
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