Inaugurata il 4 aprile nella Sala d’arme di Palazzo Vecchio l’esposizione organizzata dalla Fondazione Mello con una selezione di opere del pittore veneziano che ci ricordano il potere senza tempo dell’arte.
C’era una volta e c’è ancora oggi… così dovrebbe iniziare il racconto della storia della Fondazione Mello Studio d’Arte Le Colonne, come l’incipit di una favola che Luciana Frilli mantiene viva ancora oggi. Firenze è ricca di favole e di luoghi nascosti che in pochi conoscono; ogni palazzo, ogni strada si connette ad aneddoti ed eventi degni di nota. Questo è il caso proprio della Fondazione Mello e della sua sede. A raccontarmi come la vita e l’arte di Gianfranco Mello (Venezia 1933 – Firenze 2018) è arrivata a Firenze intrecciandosi con questo luogo e dando vita alla Fondazione è proprio Luciana che mi ha travolto con la sua passione. Seguendo le sue parole, la luce e i colori dei dipinti di Mello sono stata catapultata in un mondo puro, genuino e sono stata travolta da emozioni di quando ero bambina come lo stupore e la curiosità. Così mi sono messa comoda e ho ascoltato il racconto.
La Storia della Fondazione Mello
Tutto inizia con l’amore di Gianfranco Mello per la pittura che lo porta a soli diciassette anni alla sua prima mostra personale al Lyceum a cui ne seguiranno molte altre così come numerosi premi. Giovanissimo si trasferisce a Firenze con la famiglia; il padre Bruno era insegnante all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e fu un importante scenografo, ancora oggi ricordato per il suo famoso libro “Il trattato di scenotecnica”. Gianfranco si divide tra la pittura e i giovani, insegnerà, infatti, fino al 1982. Il pittore dipinge preferibilmente en plein air, il suo lavoro nasce dall’osservazione ma anche dalle emozioni che prova in un luogo. La sua pittura come spiega Luciana potrebbe essere definita onirica; le sue opere sembrano create dalla luce e si connettono al nostro io più intimo apparendo come dei ricordi dipinti su tela. Luoghi segreti, vedute, paesaggi sono fermati e resi senza tempo come sospesi. Traspare l’amore di Gianfranco per ciò che lo circonda ma anche gli interrogativi e le incertezze che lo toccano. I soggetti della sua arte sono i luoghi della sua vita da Firenze alla Maremma e tanti altri. L’artista si concentra principalmente sulla natura e sui fiori preferendoli alle figure umane che pure ha dipinto.
Ogni momento libero dalla sua professione da Consulente del Lavoro, Luciana lo dedica a Gianfranco che segue per oltre cinquant’anni e praticamente fino alla fine della vita; organizza tutto il lavoro relativo alla parte specifica del dipingere, pennelli, colori, tele ecc ed anche gli archivi, i contatti con collezionisti e gallerie e la spedizione dei dipinti. Per Luciana, dietro ognuno di questi dipinti vi è un momento reale vissuto insieme a Gianfranco testimoniato anche con documentazione fotografica. “Vederlo lavorare era per me un’emozione” racconta “passavamo giornate intere fuori per dipingere, io organizzavo i colori e i pennelli. Ero sempre dietro di lui e vedere nascere un’opera d’arte era per me una gioia.” Seguire i suoi flashback, le emozioni sul suo volto è un po’ come essere lì con loro e ci permette di comprendere quanto l’arte abbia abbattuto ogni barriera temporale e mantenga ancora in vita il loro legame.
Foto di Chiara Negrello
l lavoro di Gianfranco – oltre che svolgersi per la maggior parte en plein air – necessita ovviamente di uno studio adatto a contenere i tanti materiali necessari al suo lavoro come tele, telai, pennelli, colori, archivi. Infatti, sono tanti gli studi che Mello ha attraversato nella sua vita: da via dei Conti a Piazza dei Ciompi, dall’Impruneta a Monteripaldi fino all’ultimo studio in BorgoPinti 22/24, in cui dal 2006 sono state trasferite tutte le sue opere comprese quelle di grandi dimensioni. Lo spazio vive come luogo di lavoro ma anche di incontri e viene aperto al pubblico il 15 maggio del 2007 dopo un intero anno di restauro. Amici, collezionisti, esperti d’arte sono i visitatori ma anche studenti universitari con i loro insegnanti e importanti organizzatori culturali con i loro iscritti. La sede è anche stata scelta per le giornate FAI di primavera nel marzo 2022.
È sempre Luciana guidata dalla sua ostinata curiosità a raccogliere informazioni su questo luogo e a scoprirne la storia. L’edificio fu prima di tutto il laboratorio di Giambologna – come testimoniano molte epigrafi presenti- che creò qui la statua equestre di Cosimo I presente in Piazza della Signoria ed attualmente in fase di restauro. L’artista costruì qui come propria dimora di prestigio l’edificio al numero 26. Avendo poi necessità di importanti aree di lavoro per i committenti di prestigio – compresi i Medici – costruì anche la sua bottega al numero 22-24 collegandola direttamente con la sua abitazione. Forse si deve anche a questa circostanza il modo di dire fiorentino tutt’ora in uso “uscio e bottega”. Lo spazio in seguito è stato lo studio di numerosi artisti: prima Pietro Tacca, poi Matteo Rosselli e tantissimi altri fino a Giovanni Battista Foggini. In seguito, alla fine dell’800 l’immobile è diventato di proprietà della nobile famiglia Bellini delle Stelle che lo ha completamente restaurato per trasformarlo nella loro dimora dotata anche di stalle per i cavalli. Successivamente si trasferì lì la sartoria teatrale Cerratelli di cui Luciana conserva ancora qualche oggetto.
Il pittore da sempre ha sentito la necessità di aprire ai giovani e a chi lo desiderasse un ambiente in cui recuperare il valore del silenzio e il ritmo dell’arte. Fu così che prese vita nel 2012 la Fondazione Mello che vuole essere un convivio in cui stare insieme, in cui discutere di arte e musica. Tutto questo dopo anni di accurati studi con il comitato promotore per la costituzione della fondazione. La sede in Borgo Pinti è uno scrigno di tesori, un giardino fatto di dipinti dall’atmosfera magica che toglie il fiato. Si respira qui un sentimento indistruttibile; quello di Gianfranco per l’arte e quello di Luciana che mantiene vivo ed aperto lo studio con tenacia.
Foto di Chiara Negrello
“La luce e il colore” una mostra di Gianfranco Mello
Proprio questa determinazione e la voglia di rendere partecipi gli altri di tutto questo percorso hanno portato all’inaugurazione – lo scorso 4 aprile – di una mostra intitolata “La luce e il colore” in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio curata dall’Ingegner Iacopo Vigevani, con il progetto architettonico di Michelangelo Perella e il coordinamento di Luciana Frilli e dell’avvocato Calabrese Ioppolo. L’esposizione – che presenta una selezione di opere di Gianfranco – sarà visitabile fino al 16 aprile 2023 ad ingresso gratuito dalle 10:00 alle 18:00 (compresi sabato e domenica). Contemporaneamente la sede della fondazione sarà aperta tutti i giorni con lo stesso orario. La mostra è come una finestra che apre uno spiraglio sul mondo meraviglioso di Gianfranco e di Luciana, che vale la pena di essere conosciuto perché ci riporta alla capacità dell’arte di farsi sentimento senza fine.
Foto di Chiara Negrello
Ascoltare Luciana e vedere i suoi occhi brillare è come trovarsi davanti alla bellezza della vita che resiste e continua nonostante la sofferenza. Osservare le sfumature dei colori dei quadri dell’artista, le linee dolci dei fiori e dei paesaggi è come ricevere una carezza sulle nostre ferite che si ci sono ma non ci impediscono di vedere la realtà come ci piace di più. Ecco perché vale la pena andare a trovare Luciana che mette in luce la favola della Fondazione Mello perché ha qualcosa da ricordarci, da insegnarci e soprattutto ci fa emozionare a tal punto da guardare con occhi diversi – più curiosi e anche fiduciosi – al percorso che la vita ci pone davanti. Perché come mi ha consigliato Luciana a volte la vita va seguita senza porsi troppe domande, continuando a sognare anche quando si ha paura. E se vi state chiedendo dov’è Gianfranco vi rispondo come risponderebbe lei: “è su a dipingere non può essere in nessun altro luogo”.
“Se non dovessi tornare non piangete ma cercatemi nei fiori, negli alberi, negli orizzonti lontani, nell’azzurro del cielo, cercatemi nel mio lavoro cui ho dedicato tempo su tempo” Gianfranco San Michele a Monteripaldi Giugno 2000
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Foto in copertina di @ChiaraNegrello
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