La UEFA si era posta un obiettivo ambizioso per gli Europei di calcio in Germania: renderli l’evento sportivo più sostenibile di sempre. Ma i dati sulle emissioni diffusi da un’istituto ambientale tedesco hanno fatto apparire il target molto lontano.
La sfida della UEFA di fare degli Europei di calcio in Germania EURO 2024 – iniziati il 15 giugno e che si chiudono il 14 luglio con la finale Spagna -Inghilterra – l’evento più sostenibile della storia dello sport pare persa. Forbes ha diffuso un articolo con i dati dell’organizzazione ambientalista tedesca Öko-Institute, secondo cui EURO 2024 abbia generato circa 500.000 tonnellate di CO2, più del doppio di quanto preventivato dalla UEFA.
Il target era fare meglio dell’ultima Olimpiade e soprattutto dell’ultimo Mondiale in Qatar, un vero e proprio disastro in termini di emissioni. Vero è che l’Europeo muove meno spettatori, “appena” 3 milioni. Nel documento che l’UEFA aveva concordato con il governo tedesco si parlava di un livello di emissioni totali di circa 347 migliaia di tonnellate di CO2 equivalente, praticamente una riduzione di oltre il 90 per cento rispetto alla Coppa del Mondo del 2022.
Esattamente un anno fa, nel quartier generale della Deutscher Fußball-Bund a Francoforte, la UEFA aveva organizzato il Respect Forum, un evento innovativo dedicato alla sostenibilità. Questo forum ha riunito alcuni tra i maggiori esperti di sostenibilità per discutere su come i tre grandi nodi su cui si basa il concetto di “sostenibilità” – ambientale, sociale e organizzativo – potessero essere applicati a un evento sportivo.
Questi eventi hanno un impatto ambientale significativo; nonostante le promesse di neutralità carbonica, il Mondiale 2022 in Qatar ha emesso oltre cinque milioni di tonnellate di CO2, più di qualsiasi altro evento nella storia dello sport.
Il piano prevedeva un livello di emissioni di circa 218.000 tonnellate di CO2, pari a una riduzione del 90% rispetto all’ultimo Mondiale. Questo obiettivo poteva essere possibile soprattutto da una condizione favorevole presente in Germania, ovvero l’assenza di necessità di costruire nuovi stadi in un Paese che ha ospitato i Mondiali nel 2006, riducendo così significativamente le emissioni. Michele Uva, Responsabile della sostenibilità della UEFA, aveva sottolineato che il piano comprendeva un centinaio di azioni mirate a ridurre l’impatto delle partite di calcio.
Tra le misure adottate, c’erano i calendari dei gironi stilati in ottica ottimizzazione per ridurre al minimo le trasferte, incentivando l’uso del treno sia per i tifosi – che beneficiano di tariffe ridotte – sia per le squadre, che erano state incoraggiate a non utilizzare l’aereo. La Federcalcio italiana è stata una di quelle che non ha sottoscritto nessun impegno. Inoltre, sarebbe stato scoraggiato l’uso dell’auto privata per raggiungere gli stadi, riducendo i parcheggi e applicando tariffe più alte.
Gli impianti utilizzano già energie rinnovabili, hanno sistemi per ridurre i consumi di acqua ed elettricità e sarà promossa l’economia circolare con la differenziazione dei rifiuti. Ma questo non è un merito dell’UEFA, che peraltro vanta tra gli sponsor realtà come Coca Cola o Qatar Airways che non sono proprio il massimo in tema di emissioni climalteranti.
Nonostante queste misure, tutti erano consapevoli che non fosse possibile raggiungere la neutralità carbonica totale, cosa che imprudentemente aveva sbandierato il Qatar per il Mondiale 2022. Per questo motivo, si è parlato di approccio “road to zero”, la riduzione progressiva delle emissioni residue: compensazioni attraverso un fondo di decine di milioni di euro destinato a finanziare progetti sostenibili delle società calcistiche europee, piuttosto che la discutibile pratica dell’acquisto dei crediti di carbonio per progetti di riforestazione in paesi lontani.
L’approccio della UEFA poteva rappresentare una svolta significativa nel contributo dello sport alla lotta al cambiamento climatico, utilizzando la popolarità del calcio per promuovere stili di vita più sostenibili. Solo la Federcalcio tedesca, austriaca e svizzera hanno mantenuto l’impegno di far spostare la squadra in treno senza mai prendere l’aereo.
Gli Europei 2024 forse si ponevano una sfida troppo grande per un modello concreto di come lo sport possa coniugarsi con la sostenibilità. Se davvero l’UEFA riuscisse nell’intento in questo evento – comunicherà i dati delle emissioni alla vigilia della finale – dimostrerebbe la capacità dello sport più popolare del mondo nel raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi del 2015.
Foto: CC BY 2.0 via Flickr.