Adolfo Natalini, se ne va l’architetto dell’utopia radical

Adolfo Natalini

Adolfo Natalini, nato a Pistoia, classe 1941. Ha fondato il Superstudio, dando vita ad una delle correnti architettoniche più importanti del secondo ‘900. 

Adolfo Natalini

Padre della sperimentazione, insieme ai visionari Cristiano Toraldo di Francia, Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris, e Alessandro Poli. Professore ordinario presso la facoltà di Architettura di Firenze, membro onorario del BDA (Bund Deutscher Architekten) e del FAIA (Honorary Fellow American Institute of Architects), accademico dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e dell’Accademia di San Luca.

In un’intervista per Artribune, aveva parlato dei progetti con cui più si identificava – uno per ogni decennio. Aveva scelto il Cimitero Monumentale dell’Antella – di cui racconta: “un progetto lungo una vita: iniziato il giorno in cui mi sono laureato nel 1966, ripreso nel 1998 e (quasi) completato nel 2009”. Il secondo è la ricostruzione del centro storico di Groningen, a seguito della vittoria in un concorso internazionale e di un referendum popolare. Successo raggiunto con una percentuale incredibile: 83,6%. Afferma: “Il primo progetto “a-modern” di una lunga serie: volevo ripartire da Berlage.” Il terzo è il Polo Universitario a Porta Tufi a Siena, datato 1995-2000. Il quarto è l’ampliamento del Museo dell’Opera di S. Maria del Fiore a Firenze, tra il 2001 e il 2015. Il sublime che descrive il sublime.

Adolfo Natalini

Ci ha traghettato in un mondo che ancora oggi affascina ed è continuo motivo di studio oltre che di ricerca. Il Monumento continuo del 1969, Le dodici città ideali e la Supersuperficie del 1971 sono tuttora inarrivabili fonti d’ispirazione. Appuntamenti col fantastico e con l’utopia. Desideri di progresso che sono stati declinati anche nel design. Nel 2017, infatti, Palazzo Strozzi dedica a questo multiuniverso la mostra Utopie Radicali | Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976. Un caleidoscopico racconto della rottura con lo status quo fatto di colori, materiali e stoffe interpretate come sogni, visioni e trasgressioni. 

Adolfo Natalini lascia in eredità a Firenze e al mondo non solo i suoi disegni e le sue architetture, ma soprattutto un modo di pensare unico – un lunapark di teorie e idee. 

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