Nardella querela Montanari: il prezzo della libertà di pensiero

nardella querela montanari

La richiesta del sindaco Dario Nardella e della sua giunta è 165.000 euro: questo il risarcimento per danno d’immagine, richiesto a Tomaso Montanari per la sua critica radicale sulla situazione urbanistica di Firenze.

Il 16 dicembre, all’ingresso della Galleria degli Uffizi a Firenze si è svolto un il flash mob-presidio con un fronte di oltre ottanta addetti alla cultura tra associazioni, operatori del sistema museale, studenti, specializzandi, ricercatori, archeologi, storici dell’arte, bibliotecari archivisti, al grido di “Non è Tempo Libero” per rompere il silenzio sul ristagno in cui sembra essere caduta la cultura, i cui luoghi simbolo restano chiusi mentre i centri commerciali e i negozi sono affollati di persone. Allo stesso tempo il sindaco Nardella con la sua giunta stava procedendo con una querela nei confronti dello storico dell’arte Tommaso Montanari. “Firenze è una città in svendita. È una città all’incanto, è una città che se la piglia chi offre di più, e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri”. Questa la frase incriminata di Montanari ai microfoni di Report lo scorso luglio.

In quell’occasione si parlava dell’ipotesi di realizzare una teleferica che partisse dal giardino di Boboli, progetto connesso a quello del resort di lusso in Costa San Giorgio, un’operazione consentita da una variante al piano regolatore. La riflessione di Montanari esprimeva un dubbio sulle amministrazioni, su ciò che prelude a questo tipo di acquisti acquisti e investimenti, ma è chiaro per lo storico dell’arte che “l’amministrazione dà delle garanzie, sta dalla parte degli investitori, e si dice continuamente che Firenze deve attrarre investitori stranieri”; è altrettanto oggettivamente vero che l’amministrazione ha depennato l’obbligo del restauro come categoria di intervento sui monumenti storici notificati ai sensi del Codice dei Beni Culturali, attraverso una Variante al Regolamento Urbanistico.

Montanari esprime dunque un dubbio legittimo: assistiamo ormai da anni al noleggio della nostra città: era il 2014 quando l’allora sindaco Renzi chiuse al transito e ai fiorentini Ponte Vecchio per affittarlo alla Ferrari per una serata di gala, e la polemica non si era ancora sgonfiata quando sotto affitto è finito il Cappellone degli Spagnoli, sala capitolare trecentesca del plesso ecclesiastico di Santa Maria Novella che ha ospitato una cena vip organizzata dall’hotel Four Season per 120 ospiti della banca d’affari newyorchese Morgan Stanley. Arriviamo poi in tempi più recenti alla sfilata di Dolce e Gabbana tra Villa Bardini e il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e questi sono solo alcuni esempi. I soldi, ricavati da questi “affitti” a dire del Sindaco, sarebbero soldi importanti del la nostra amministrazione comunale, ma dove vanno a finire se la nostra Biblioteca Nazionale non ha nemmeno i soldi per pagare il personale necessario a mantenere in vita questo nostro fiore all’occhiello?

Parallelamente assistiamo alla (s)vendita dei migliori edifici della città, spesso di valore monumentale, pubblici e privati, acquistati dalle grandi corporations e trasformati in alberghi a cinque stelle, studentati di lusso, residence esclusivi. Ma queste trasformazioni, a chi servono? A chi fanno bene? Servono ai cittadini? Fanno bene ai fiorentini? Offrono la possibilità di creare luoghi di aggregazione, luoghi di socialità civica, luoghi di cultura, di scambio, di crescita?

Eppure il nostra Sindaco è stato anche docente all’università, ha tenuto un corso di “legislazione dei beni culturali” per il corso di laurea di storia e tutela dei beni culturali, sa bene dunque il valore del patrimonio artistico della nostra città, valore culturale e identitario prima che economico. Perciò a Montanari non ha potuto semplicemente dire “non è vero” e ha puntato tutto sul danno d’immagine che è valutato in base allo share da due milioni e mezzo di spettatori. Ad ogni modo quello che resta è una querela che ha la faccia di una minaccia: al di là della questione di merito su cui si può essere concordi o dissentire, quello che resta è un vero atto preventivo teso a stroncare sul nascere ogni futura manifestazione di dissenso. La questione, al di là della fondatezza di quel che dice Montanari, è il diritto di esprimere un pensiero critico. Se anche avesse torto marcio deve poterlo dire a pieni polmoni.

“Per amore della mia città, non tacerò”, ha detto Montanari, che ha annunciato iniziative pubbliche; “chiederò ai fiorentini che si riconoscono in questa battaglia per un’altra Firenze di contribuire. Questa battaglia non riguarda solo me, è in gioco la libertà del pensiero critico e la tenuta democratica del nostro stare insieme“.