“Non faccio il gay di professione”. Ful Intervista Fabio Canino.

A Fabio Canino la parlantina non manca: tra confidenze e frecciate al vetriolo, con Ful spazia dai diritti lgbt, alla tv, fino all’amore ai tempi di Grindr.

Alle spalle ha tanti show tra tv e radio, spettacoli teatrali, cinque libri. Fabio Canino, classe 1963, è uno dei pochi conduttori televisivi nostrani a non aver nascosto fin dagli esordi la sua omosessualità. È stato ospite di un talk organizzato di recente a Firenze dalla Fondazione Architetti e dall’Associazione Culturale Pop Up sul tema “Trasgressione, le idee rumorose che hanno lasciato il segno”. Fiorentino di nascita (Firenze però, l’ha sempre detto, gli sta stretta), preferisce di gran lunga Milano ed ora, ispirato da quanto succede oltreoceano, ha un nuovo (ironico) progetto.

Essere gay dichiarato ha influito sulla tua carriera?
“Sicuramente non è stato di aiuto. Sono arrivato in un momento in cui questo aspetto veniva preso come una provocazione. In realtà non era niente di trasgressivo, rappresentava solo un modo alternativo di essere. Mi hanno messo i bastoni tra le ruote, ancora oggi succede, però non faccio la vittima perché è quello che vorrebbero. Non faccio il “gay di professione”, è quello che sono”.
All’Espresso 6 anni fa dicevi: “Io gay in cravatta, faccio paura”. È cambiato qualcosa?
“Un poco sì grazie a tante cose che stanno succedendo, la legge sulle unioni civili ad esempio. Certo è che nella televisione italiana preferiscono prendere un Malgioglio con il ciuffo che nessuno considera per quello che è, nel senso che lo utilizzano come clown, o una Platinette con la parrucca. Fanno meno paura perché sono riconoscibili. Io che vado in jeans e maglietta vengo vissuto come un affronto da chi ha paura del diverso”.
Sul piccolo schermo l’omosessualità sembra non essere più un tabù.
“Adesso hanno capito che il gay in televisione funziona, allora in quasi tutti i programmi, in quasi tutte le fiction, in quasi tutti i dibattiti c’è il gay. Non vuol dire che siamo andati avanti: gli autori tv guardano alle curve degli ascolti. L’Italia è un paese omofobo, diciamolo senza girarci intorno. E contribuisce l’odio alimentato dalla Città del Vaticano. Molti episodi di omofobia sono permessi perché in Italia non esiste una legge contro l’omofobia, è una cosa gravissima”.
Nel mondo gay, Grindr è stata una rivoluzione. Come vedi l’amore ai tempi delle app?
“Per le nuove generazioni ha semplificato il modo di conoscere gente. Credo però che queste applicazioni al di là del sesso prêt-à-porter, una botta e via, nascondono una grande solitudine. Grindr è come tutti i social: ti presenti dando il meglio di te, addirittura fingendo di essere meglio di quello che sei. Quando poi ti incontro, capisco che sei come me e che hai gli stessi difetti, le stesse incertezze. Preferisco conoscere queste incertezze piano piano, che vedere una foto di un modello pazzesco e poi trovarmi davanti un cesso”.

Rimani “all’antica”?
“Io sì, vis-à-vis forever”.
Sei giudice di “Ballando con le stelle” . Come sarebbe lo show del sabato sera firmato Fabio Canino?
“Ci vorrei tanta musica, mi piacerebbe intervistare gli attori della serie americane, ma non c’è in questo momento un programma che mi fa gola. Ho avuto una fortuna/sfortuna eccezionale con “Cronache Marziane”, che ha alzato l’asticella tanto. Come dire: da quel momento devi comunque scendere perché non c’è mai stato un programma così libero. Tutto quello che mi hanno proposto negli anni successi infatti era una brutta copia di “Cronache Marziane””.
E qual è il prossimo progetto?
“Dopo aver visto Trump, mi manca la presidenza della Repubblica. Mi sto dipingendo i capelli color crodino: si parte da quello poi si vedrà!”
Gianni Carpini