OBEY: lo street artist di Obama è a Firenze

Obey

Palazzo Medici Riccardi celebra Shepard Fairey con la mostra “Obey. Make art not war”.

Frank Shepard Fairey – Charleston, USA, 15 febbraio 1970. Artista e illustratore, conosciuto anche come OBEY. Grandi successi e riconoscimenti a livello internazionale. In tutte le più grandi metropoli gli edifici portano la sua firma. Johannesburg, Dallas, Berlino, Denver, Vienna, Parigi per citarne alcune. E visto che noi di FUL ci vediamo lungo, una delle sue opere parigine campeggiava già nel nostro articolo PARIGI UNDERGROUND: GALERIE ITINERRANCE.

La storia di OBEY inizia nel 1989, esattamente trent’anni fa, quando esordisce con Andre the Giant Has a Posse. Ogni muro della città era tappezzato dal volto del wrestler André the Giant. Oggi, una vera icona. Da qui, una rapida e vertiginosa salita fin sull’Olimpo della street art. La consacrazione ufficiale arriva con Hope. Il viso di Obama e sotto una semplice parola: “hope”. Speranza. L’opera è stata definita: “La più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam” dal critico d’arte Peter Schjeldahl. La collaborazione tra Obama e l’artista per la campagna elettorale del 2008 non è mai stata ufficializzata – trattandosi di una campagna di volantinaggio “illegale” ma nel post-vittoria il nuovo Presidente degli USA ringraziò pubblicamente Fairey.

Hope, insieme a molte altre opere, è ora nelle sale di Palazzo Medici Riccardi. Fino al 20 ottobre il mondo di Obey invade – e scuote – Firenze. Uno dei più grandi artisti e attivisti politici del nostro secolo visto in un percorso che si snoda in quattro tematiche. Donna, Ambiente, Pace e Cultura. Utopie sociali, temi umanitari insieme a valori al di sopra delle leggi. Un messaggio pacifista ed ecologista in cui si devono fare la pace e l’amore, invece che la guerra. Celebrare la bellezza e denigrare il male.

La mostra merita di essere vista e OBEY di essere conosciuto. Le sue tematiche sviscerate nel profondo e le sue serigrafie guardate da vicino. Soprattutto in una città, Firenze, dove la street art c’è ma ancora non tutti ne capiscono il valore – oltre che l’impatto sociale. In un allestimento minimale – oserei dire quasi troppo elementare in realtà – le opere di Fairey prendono corpo e ci accompagnano in un viaggio divertente e mai banale nell’America capitalista a stelle e strisce.

Insieme al volto di Obama, troverete in un dialogo al negativo Stalin e Lenin. Più avanti i quattro di “IN GODFATHER WE TRUST”: Fredo, Sonny, The Don e Tom. Ma soprattutto vedrete una panoramica del suo pensiero sul mondo femminile. La donna come centro tolemaico del mondo dove si intrecciano militanza, erotismo e indipendenza.

Per maggiori info: Mostre Palazzo Medici Riccardi

Foto: Federica Gerini