“Contro lo sgombero della Polveriera tutto il centro si schiera”.
Così recita il testo dello striscione appeso lungo uno dei muri del quadrilatero interno al loggiato del chiostro di Santa Reparata.
È un contenuto nascosto ai passanti: se per qualche motivo non ci si trovasse a salire le scale per raggiungere la mensa universitaria, sarebbe pressoché impossibile notarlo. A ridosso delle festività la città si agita, si ricopre di decorazioni e corre agli acquisti: sembra che fiorentini e turisti non vogliano coinvolgersi nella faccenda, o semplicemente non ne sentano il bisogno. Certo, la barriera architettonica è quel che è: ma numerosi sono stati gli appelli sul web, social compresi, per scongiurare la chiusura di un posto che, da cinque anni, apporta inequivocabili contributi in termini di proposta culturale e circolazione di idee in città.
Dovrebbero preoccuparsene, dovrebbero problematizzare la faccenda, fiorentini e non, perché la Polveriera è uno degli ultimissimi spazi a Firenze che offre attività culturali, ricreative e ludiche del tutto gratuite ( ve ne avevamo parlato qui )senza che alcuno ne tragga del profitto monetario. Nei discorsi con coetanei e non, ci si imbatte troppo spesso nell’annosa questione della cultura a pagamento come forma di scoraggiamento rispetto alla sua effettiva fruibilità e come invito, per i più, a ricorrere ad altri tipi di intrattenimento: meno complicati, sostenibilmente consumabili in termini di tempi e soldi. Sembra che aleggi la percezione dell’inevitabilità di un abbassamento della qualità dei contenuti dell’offerta cittadina: eppure quello che i ragazzi della Polveriera vogliono comunicare, con la loro agitazione permanente, è l’esatto contrario. La cultura non solo può essere libera e condivisa: ne ha bisogno.
Ma che cos’è e dov’è la Polveriera?
La Polveriera è un complesso di 3 grandi stanze, che un pomeriggio del maggio 2014 venne occupato da alcuni studenti di Lettere: la decisione fu presa dopo settimane di attenta osservazione delle dinamiche del posto. Appresero che le stanze erano inutilizzate da almeno una decina d’anni e che nessuno, dei lavoratori all’interno della struttura ospitata dal chiostro, era a conoscenza di progetti concreti da realizzarvi entro breve tempo. Quella struttura era la mensa universitaria di Santa Reparata: e fu proprio per la presenza di quest’ultima che i ragazzi intuirono il potenziale dello spazio. Sarebbe potuto diventare un punto di riferimento per gli studenti, un’aula studio, una galleria d’arte, un caffé letterario: qualsiasi cosa avrebbero deciso di farvi. E così, armati di mascherine e guanti di lattice, ripulirono il posto e lo restituirono alla vita.
A quasi cinque anni da quel momento, le cose hanno preso una piega di tutto rispetto: i punti forti dell’offerta culturale dello spazio sono senz’altro il Festival della Letteratura Sociale (quest’anno si è svolta la terza edizione), la co-partecipazione alla fiera di arte e tattoo Inchiostri Ribelli, il Mercato Contadino Artigiano (a cadenza mensile, che all’attuale stato di cose, con la chiusura forzata del piano inferiore, si è spostato in piazza Tasso). Sono eventi che hanno contato sulla partecipazione di un grande numero di avventori – si parla di migliaia di persone. Senza contare i concerti, le jam session, i cineforum, le presentazioni di libri, il teatro, la palestra popolare (con corsi di capoeira, allenamenti liberi di tessuti aerei e trapezio), i laboratori musicali, i dibattiti sui vari temi quali l’hacking, le lotte LGBT e chi più ne ha più ne metta.
Ora come ora la Polveriera, l’unico spazio comune e autogestito vivente nel cuore della città, è minacciata di sgombero forzato. Il CDA dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio sembra aver preso la decisione senza aver interpellato i ragazzi, con l’intenzione di insediarci nuovi uffici della Regione.
Il lunedì in assemblea i visi dei ragazzi sono stanchi, sono consapevoli che l’unica risposta efficiente alla minaccia è la controproposta culturale e la resistenza, e sperano nella reazione di quella parte di città che conosce e apprezza ciò che fanno.
Quale il programma della settimana?
Il martedì è la volta dell’assemblea No Borders, il mercoledì si riunisce l’hacklab If_Do e ha luogo il laboratorio musicale, il giovedì c’è il laboratorio di teatro e gli allenamenti in palestra; venerdì, sabato e domenica ci sono i documentari, le presentazioni di libri, il cinema d’autore musicato.
A chi rivolgere il messaggio?
Essenzialmente a chi non li ha conosciuti fino ad ora, per un motivo o per un altro, e che potrebbe non solo fruire liberamente dei contenuti offerti dallo spazio, ma magari un giorno importare le proprie espierenze, le proprie analisi, le proprie attività, per condividerle senza vincoli.
Dovrebbero preoccuparsi, fiorentini e non perché eccezioni come questa non meritano di finire così, non per eccesso di passività, da parte dei cittadini, nei confronti di ciò che vive grazie a chi, con buona volontà nei suoi momenti di tempo libero, fa di tutto perché sia gratuito e accessibile. La Polveriera è la risposta open-source al software proprietario dell’intrattenimento culturale in città: quello a pagamento, esclusivo, restrittivo. La cultura è un bene universale, è ciò che ci salverà, un bene assoluto che deve essere difeso e protetto, non sfrattato.
Articolo a cura di Emanuela Alonzo
Ph di Agnese Turchi