Tra spirito e istinto: Aleksandra de Pan, russa di nascita, fiorentina d’adozione, racconta a FUL la sua pittura e il processo creativo che segue. Un flusso che la guida nel mondo intimo e spirituale della sua interiorità.
Ne I demoni di Dostoevskij, uno dei personaggi, Stepan Trofimovič , afferma: “Ma io dichiaro […] che Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della liberazione dei contadini, più in alto dello spirito popolare, più in alto del socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto della chimica, quasi più in alto dell’umanità intera, giacché sono già un frutto, il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere! […] Soltanto senza la bellezza non si potrebbe vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo?”.
È con questo stesso spirito, di ricerca incondizionata della bellezza nell’arte come espressione più intima di sé, che Aleksandra de Pan, pittrice di origine russa attualmente residente a Firenze, ogni giorno si pone davanti alla tela, pennelli alla mano. La sua pittura nasce da un moto interiore intuitivo e il suo processo creativo sgorga come un flusso che le suggerisce cosa fare, catapultandola nel mondo intimo e spirituale della sua interiorità.
La sua passione per l’arte nasce durante gli anni della sua infanzia a Mosca, quando, imbattendosi in un articolo che faceva riferimento allo stile di Pablo Picasso, inizia a farsi domande sui protagonisti dell’arte e a interrogarsi sui concetti di stile, di forma e come questi cambino nel corso delle epoche per mano degli artisti. Esplorando poi l’arte di grandi maestri come Salvador Dalì, Joan Mirò e dei surrealisti, inizia a sentirsi profondamente in sintonia con l’idea della libera giustapposizione di elementi apparentemente disparati e assurdi, avvicinandosi in maniera decisiva al surrealismo, all’espressionismo e al realismo magico, come stili ricchi di significati nascosti, che invitano lo spettatore a indagare dentro di sé per trovare le risposte.
Sebbene Aleksandra abbia conseguito una laurea in una materia non artistica, ha studiato presso il National Institute of Design di Mosca per 3 anni, dove ha acquisito le conoscenze di base della pittura accademica, mentre risale al suo trasferimento a Firenze lo sviluppo di un suo personale approccio alla pittura che, come ama dire Aleksandra stessa, «rispecchia l’istinto “Alto Rinascimentale”: seguire ciò che è dettato dal propri sensi», unito a una ricerca costante di nuovi stimoli che la portino a sperimentare nuove tecniche e stili nelle sue opere.
Nonostante la sua sia una pittura di recente formazione, Aleksandra de Pan ad oggi ha già ricevuto diversi riconoscimenti da alcuni dei principali critici del settore e ha esposto le sue opere in numerose mostre, sia nazionali che internazionali, tra le quali la Biennale Fondazione Amedeo Modigliani a Venezia 2021/2022 e partecipato a concorsi come il Premio Vittorio Sgarbi nel 2021, il premio “Artista dell’anno 2020” a Palermo etc.
L’abbiamo incontrata per farle qualche domanda su di lei e sulla sua pittura.
Aleksandra, cosa ti spinge a fare arte?
L’arte per me è un istinto, è il canale che mi permette di dare spazio alla mia immaginazione e di disconnettermi dal mondo materiale per entrare in connessione con me stessa; in questo senso è una necessità che mi permette di sentire meglio le mie emozioni e di stare più a contatto con ciò che provo. Tutto ciò si riversa sulla tela.
In questo senso, si potrebbe dire che lo stile e le tematiche delle tue opere non sono stabilite a priori ma seguono una sorta di procedimento automatico?
Direi di sì; l’uso del colore per me è istintivo e la scelta dei toni segue un’armonia. A volte uso i pennelli, altre volte il rullo o la spatola per un effetto più materico, ma in ogni caso sono sempre scelte dettate dall’istinto. Lo stesso vale per i temi che affronto nelle mie opere, che seguono sempre una linea spirituale, puntano all’introspezione, e si legano alle energie naturalmente presenti in me e nell’universo.
Come ha influito sul tuo immaginario, e quindi sulla tua produzione artistica, il trasferimento dalla Russia all’Italia, e a Firenze nello specifico?
Il mio trasferimento in Italia ha ulteriormente contribuito allo sviluppo della mia vena artistica, grazie al suo ricco patrimonio storico e culturale, alla compresenza di eccezionali opere d’arte insieme alla straordinaria bellezza dei paesaggi naturali. Quando mi sono trasferita in Italia, ho in qualche modo iniziato un “viaggio di raccolta emozionale” che mi ha cambiato. Vedere le opere d’arte, le mostre e i musei italiani e fiorentini mi ha arricchita di bellezza; mi ricordo perfettamente l’emozione della prima volta agli Uffizi, vedere finalmente dal vivo quello che avevo sempre e solo osservato nei libri oppure la meraviglia che ho provato al Guggenheim di Venezia davanti all’Impero della Luce di Magritte o altre opere di Dalì. Il mio percorso mi ha portata a seguire molto più l’istinto e ho imparato ad amare l’imprevedibilità di un lavoro che, rispetto al progetto iniziale, avrà un risultato sempre diverso proprio per questo.
Il forte simbolismo dei tuoi quadri lascia un margine d’interpretazione personale allo spettatore; è una scelta intenzionale?
Sono ovviamente consapevole di lasciare spazio alla libera interpretazione di ognuno davanti alle mie opere che, essendo nate da uno spirito istintivo e irrazionale, lasciano anche in me spunti di riflessione aperti. Ma la singolarità della libera interpretazione mi piace, fa sì che il quadro in questione diventi qualcosa che prende forma dalla mente di chi lo osserva, permettendo al pubblico di sentirlo più vicino a sé.
Un’ultima domanda: quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho da poco iniziato un percorso artistico con una bellissima galleria in Piazza del Carmine, nata come Oblong Contemporary Gallery e che sta proseguendo come Brancacci Art Gallery, una realtà impegnata nello sviluppo di una identità fiorentina tramite artisti italiani ed Internazionali. Dal 9 al 12 marzo sarò alla fiera d’arte World Art Dubai, a maggio a Roma alla collettiva “Psiche” della Fondazione Amedeo Modigliani, continuando a esplorare nuovi orizzonti con un respiro sempre più internazionale. Per quanto concerne i miei progetti sul medio-lungo termine, sto pianificando la realizzazione di una serie di sculture collegate al tema dei miei quadri.
Be’, che dire, ad maiora Aleksandra!