Inna Morozova: un’artista a Firenze tra sogno e realtà

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Inna Morozova: artista e film director di Sochi, arriva a Firenze per dare nuovo respiro alla città attraverso la pittura e il cinema accompagnandoci in un viaggio dalle coordinate reali, la destinazione fantastica, e lo scopo di far riflettere ed emozionare.

La storia di una grande passione nasce sempre spontaneamente, è il cuore a guidarla. È ciò che è successo a Inna Morozova che fin da bambina ha trovato nella pittura e nel cinema il suo modo per esprimersi. E la sua vocazione si è trasformata in un vero e proprio lavoro che l’ha portata a viaggiare in giro per il mondo. Sei anni di esperienza – di collaborazioni con famosi artisti e brand nella creazione di film, documentari, pubblicità, NFT motion e videoart nel settore fashion e non solo – sono il bagaglio che si è portata a Firenze dove ha studiato presso la Florence Academy of Classical ART e poi all’Accademia delle Belle Arti, che frequenta tuttora. Quest’ultima formazione arriva a seguito della laurea in Media Journalism and Directing presso la Russian State University for the Humanities di Mosca e la frequentazione di un corso di pittura alla Stieglitz State Academy of Art di San Pietroburgo. Esatto, perché Inna non si stanca mai di studiare – attualmente frequenta la quarta accademia della sua vita – ed è proprio grazie alla sua tenacia e determinazione nell’imparare sempre di più che ha preso avvio la nostra conoscenza. «Ritengo che non sia possibile iniziare subito dipingendo in maniera astratta. Per esprimere ciò che abbiamo dentro senza limiti è necessario prima conoscere le tecniche tradizionali di pittura ma anche l’anatomia, quindi il corpo umano e la forma del viso per poterli rendere al meglio. Ecco perché ho sentito il bisogno di frequentare un corso di pittura classica, così da poter essere sicura di inserire nei miei lavori la giusta prospettiva, il giusto gioco di ombre. Solo in questo modo chi guarda può ritrovarsi nel dipinto e apprezzare al meglio il messaggio». 

Fin da subito risaltano la tenacia e la curiosità di Inna; qualità che – come mi ha raccontato – la spingono ad adottare diversi strumenti per esprimere la sua personalità e le rendono insufficiente una sola forma artistica: «A partire dalla mia infanzia la mia passione per l’arte si è espressa in due modi differenti. Sceglierne solo uno mi faceva sentire costretta in uno spazio troppo piccolo per me. Solo combinando l’arte creativa e quella visiva sento di poter abbracciare tutte le sfumature della realtà o di un sentimento. Sono due forme del mio essere che non posso separare». L’arte di Inna infatti si muove tra il reale e l’immaginario creando un filo perfetto tra questi due mondi. Da un lato le sue creazioni trattano di temi attuali, di problematiche presenti nella nostra società, dall’altro ci svelano un universo magico fatto di sogni. Come spiega l’artista: «Attraverso il mio lavoro voglio mostrare allo spettatore la parte più affascinante del nostro pianeta e i sentimenti più belli come l’amore, ma anche gli svantaggi e le difficoltà che subiamo e viviamo». 

Ed è proprio la parte più bella di Firenze che Inna ci sta aiutando a vedere da una prospettiva diversa: ritraendo i monumenti e le piazze più iconiche della città, giocando con esse e aprendole a una diversa dimensione. È interessante conoscere il legame che ha instaurato con questa città e come essa sta influenzando il suo processo creativo: «I ritmi a Mosca e a San Pietroburgo erano molto intensi, così me ne sono andata e ho iniziato a viaggiare. A un certo punto ho sentito la necessità di trovare una città in cui rimanere che rispecchiasse il mio spirito. Questo è successo a Firenze, dove mi sono sentita a casa dal primo giorno. Firenze mi ispira quotidianamente; infatti in molte delle mie opere unisco un elemento architettonico della città, un monumento, a un pensiero personale che si sviluppa poi nel dipinto finito. L’architettura, quindi, entra a far parte direttamente della mia arte, tramite cui voglio da un lato dare nuovo respiro alla città e dall’altro condividere una riflessione che nasce dall’unione di realtà e fantasia». Questo accade ad esempio in The Saint Love: holy sunshine inside us che vuole comunicare quanto l’amore sia un sentimento che tutti abbiamo dentro, donatoci direttamente da Dio. Proprio per questo non dobbiamo nasconderlo ma anzi scoprirlo dentro noi stessi e donarlo. La chiesa di Santa Croce – che fa da sfondo al quadro – sta proprio a rappresentare il luogo per eccellenza in cui siamo sinceri, così la nudità dei soggetti rappresenta la necessità di non nascondersi ma anzi di aprirsi all’altro. Le due figure al centro della piazza – una suora nuda e un uomo che hanno le sembianze di una nuvola – rappresentano il sentimento sacro a disposizione di ciascuno di noi, l’unico percorso possibile in questo mondo. 

A partire da uno scenario reale e poi facendo forza sul simbolismo, seguendo un percorso interiore e poi il colore sulla tela, unendo conoscenze accademiche al surrealismo e alla pura fantasia, Inna dà vita a delle opere magiche, leggibili a più livelli, che da un dettaglio conosciuto trasportano in una dimensione inedita e tutta da scoprire. Una ventata d’aria fresca e contemporanea nel settore dell’arte fiorentina. Se attraverso la pittura Inna vede uno strumento più immediato per esprimere il proprio immaginario interiore, attraverso la telecamera riesce a conoscere più da vicino quello altrui, studiando i comportamenti delle persone. L’artista afferma che attraverso il cinema può muoversi nella vita vera, così come è successo con il suo ultimo lavoro cinematografico, un cortometraggio intitolato How can I love you? visibile sulla piattaforma di streaming indipendente One Dollar Tv che lo ha nominato film del mese: «Ero affascinata da come si declina il sentimento dell’amore nelle persone e volevo saperne di più. Ispirata anche da quello che stavo provando nella mia relazione con il mio partner italiano, ho deciso di indagare la simbiosi di due mentalità diverse e le modalità con cui questa avviene, anche in una coppia internazionale. Per il primo capitolo di questo mio progetto, dedicato all’amore dopo i cinquant’anni, ho conosciuto una coppia di Parigi che vive a Firenze e che ha trascorso insieme quarant’anni. A partire da un’intervista che ha posto al centro la loro relazione ho creato un documentario/film d’arte. Mi piacerebbe continuare il progetto e scoprire le diverse facce dell’amore: quello giovanile appena nato, quello più maturo e così via. Ovviamente filmando tutte le fasi di una relazione, non solo quelle belle ma anche la risoluzione di problematiche e difficoltà». Con il cinema è come se i dipinti di Inna prendessero vita, la riflessione avviata e impressa su tela diventa poi una serie di immagini in movimento e in successione. 

Ma non finisce qui perché l’instancabile creatività dell’artista ha dato vita anche a una collezione di gioielli. Appresa in Georgia un’antica tecnica di smaltatura chiamata Minankari e grazie all’aiuto di artigiani professionisti del settore, sono riprodotti su degli anelli i dipinti di Inna. Completamente realizzati a mano in argento, ogni pezzo è unico ed esclusivo. La collezione di gioielli, insieme ad alcuni dipinti, è stata presentata nei mesi scorsi in una mostra personale, The Saint Love. Inna è stata anche invitata a partecipare alla Florence Jewelry Week che si terrà nel 2024.

Quella della giovane artista è una vocazione per l’arte a tutto tondo, necessaria per vivere, per comprendere il reale e le emozioni che ne fanno parte. È una passione pura che trae linfa vitale dalla quotidianità e che contemporaneamente la guida. Conoscendo e parlando con Inna ci si sente profondamente contagiati dal suo fantasticare e creare. Osservando i suoi dipinti o un suo lavoro cinematografico siamo spinti a tirare fuori il nostro mondo interiore, quello fatto di sentimenti e sogni, a renderlo reale. E non c’è niente di più potente di un’opera d’arte che spinge anche lo spettatore a generare.

Foto di Alessandra Abramova, Elena Kukina e Ellie Thorne