YŌKAI – Mostri, Spiriti e altre Inquietudini nelle Stampe Giapponesi

Al Museo degli Innocenti di Piazza SS. Annunziata fino al prossimo 3 novembre è in mostra un viaggio appassionante tra antiche e moderne creature che popolano l’antico folklore giapponese, centinaia di opere mai esposte prima e due curatori d’eccezione.

La parola yōkai è composta da due caratteri, 妖(yō) e怪(kai): il primo suggerisce fascino, incanto; il secondo significa apparenza, mistero. Gli yōkai sono creature capaci di tutto: alcune possono indossare panni e sembianze umane, imitare voci, infiltrarsi nel mondo per vivere un’esistenza terrena, altre invece abitano territori marginali, laghi, fiumi, boschi, zone di confine…

Le tradizioni mitologiche, la cultura popolare e in generale il mondo spirituale giapponese sono profondamente influenzati dalla religione “nativa” di quelle isole: lo Shintoismo. Nella sua particolarissima commistione di animismo e politeismo, questa religione ancestrale venera una quantità innumerevole di entità divine, spirituali o soprannaturali. Non solo, dunque, vere e proprie divinità: per i Giapponesi tutto quanto merita essere venerato, ogni elemento naturale – albero, roccia, ruscello d’acqua – ma anche ogni oggetto nato dal genio o dal lavoro umano può contenere una scintilla del divino. La cultura giapponese, infatti, è intrisa di una forma di spiritualità già predisposta alla proliferazione di creature che nascono dall’intersezione tra fantastico, religione e vita quotidiana.

Kuniyoshi Utagawa_Kuwana Il marinaio Kawanaya Tokuzo incontra un Umibozu_1845-1846_dalla serie Cinquantatré abbinamenti alle stazioni della Tōkaidō

Lo yōkai “è l’incarnazione di un certo momento culturale – di un tempo, di un sentimento e di un luogo”, scriveva J.J. Cohen in un famoso saggio del 1994. Ed è su questo concetto che si basa il percorso proposto nella mostra, curata da Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste in Italia, direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne dell’Università di Bologna, e Eddy Wertheim, direttore della Japanese Gallery Kensington di Londra.

Dopo lunghe lotte intestine, agli inizi del XVII secolo l’epoca Edo inaugurò in Giappone un periodo di pace e stabilità, destinato a durare oltre duecento anni, e caratterizzato dalla politica del sakoku, il “paese chiuso”, volta a impedire qualsiasi contatto con l’occidente, da un rigido controllo politico e sociale e da profondi squilibri economici. Nella produzione artistica – sia figurativa che letteraria –si afferma l’estetica del “crepuscolo”, in giapponese tasogare, adatta a dar voce a quest’epoca di trasformazioni. Gli yōkai e gli yūrei, i mostri e gli spiriti che popolano le leggende giapponesi sin dalle origini, quando venivano tramandate oralmente, incarnano alla perfezione sensazioni, inquietudini, paure e desideri frutto di questo preciso momento storico.

Dalle figure tradizionali di bakemono e yūrei cristallizzate nelle stampe ukiyoe del periodo Edo (1603 – 1868) agli esoscheletri esoterico – apocalittici di Evangelion , alla sfilata dei Pokémon, agli inquietanti protagonisti del J – Horror e del cyberpunk, ai mostri superpiatti di Murakami Takashi e all’estetica urbana del monster kawaii, il mostruoso conserva la sua eccezionale energia e continua ad affermarsi come simbolo privilegiato di una cultura percepita come in continua trasformazione.

Anonimo_Ko omote_Maschera Noh di ragazza_XX secolo_Cipresso giapponese Japanese Gallery Kensington Londra

Il percorso espositivo accompagna il visitatore nell’indagine dei sentimenti di straniamento e inquietudine, partendo da opere che risalgono all’epoca Tokugawa con una selezione di stampe di maestri quali Utagawa Kuniyoshi (1798 -1861) e Utagawa Toyokuni III (1786 -1865) e si conclude con un tuffo in una delle storie più amate dell’ultimo scorcio del periodo, il Nansō satomi hakkenden di Takizawa Bakin (1767 – 1848), celebre romanzo fiume in centosei volumi scritto tra il 1814 e il 1842, splendidamente tradotto in immagini da Utagawa Yoshitaki (1841 – 1899) e Utagawa Toyokuni III.

Ma le opere in mostra sono oltre 150, tra straordinarie xilografie di Hokusai e altri capolavori dell’arte nipponica, libri che raccontano e illustrano le storie di paura, mistero e morte del folklore giapponese, terrificanti maschere di mostri leggendari e armi originali appartenute a nobili samurai.

La mostra Yōkai si avvale della preziosa collaborazione del Museo Stibbert di Firenze, che concede in prestito per l’occasione un nucleo composto da due straordinarie armature samurai, una delle quali, in acciaio, seta, cuoio, legno e crine, risalente al 1738 e costruita da Myōchin Muneakira, il più abile artigiano di loriche del Giappone del periodo Edo, ma anche elmi e antiche spade tachi, lunghe e incurvate, usate principalmente dalla nobiltà a cavallo.

Myochin Muneakira_Corazza giapponese_1738_Museo Stibbert

In mostra è possibile anche vivere l’esperienza della tradizionale prova di coraggio dei samurai del Rituale delle cento candele ricreata all’interno di una sala immersiva. Le cento candele: lo Hyakumonogatari Kaidankai era un gioco molto diffuso nel Giappone dell’epoca Edo. I giocatori si riunivano in una stanza, illuminata solo da alcune candele, e ciascuno di essi raccontava a turno storie di fantasmi, al termine delle quali soffiava su un lume. Si credeva che una volta spenta anche l’ultima candela, dalle tenebre comparisse uno yōkai del folklore giapponese.

La mostra è stata realizzata a Firenze da Vertigo Syndrome, società fondata da fondata da Chiara Spinnato e Filippo Giunti nel gennaio 2022 e si occupa di ideazione, organizzazione e produzione di mostre, la loro è una crociata dichiarata “contro l’uggia delle mostre d’arte”. Dal comunicato stampa: “Il filo rosso che collega insieme tutte le mostre Vertigo Syndrome è la volontà di incoraggiare una nuova cultura della curiosità. Tutte le mostre sono escogitate e costruite come una intensa esperienze culturale per chiunque sia curioso di scoprire qualcosa di nuovo e desideri avere argomenti interessanti da condividere con altri. Non ci dilunghiamo mai in lunghe biografie o spiegazioni interminabili: sappiamo che leggere pannelli fitti di date e dettagli tecnici non è divertente e non avvicina nessun visitatore alla conoscenza di un artista o delle sue opere. Una volta uscito dalla mostra, non conserva memoria quasi più di niente. Chiediamo al visitatore di agire. Non soltanto di osservare. Vertigo Syndrome è una dichiarazione di guerra alla noia della maggior parte delle mostre d’arte”.

La mostra è indicata per un pubblico adulto e molto consigliata anche per i più piccoli: tra le varie “attrazioni”, è allestita una piccola area in cui i bambini possono divertirsi (in autonomia) a colorare alcuni fogli prestampati con i disegni di vari mostri e giocare con i puzzle.

area bambini – immagine di Paola Bolletti

YŌKAI. Mostri, Spiriti e altre Inquietudini nelle Stampe Giapponesi Firenze, Museo degli Innocenti (piazza Santissima Annunziata) 13 giugno – 3 novembre 2024

Da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) sabato e domenica dalle 11.00 alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Informazioni e prevendite al sito: www.mostrigiapponesi.it

In copertina: Kunichika Toyohara_Opera del teatro kabuki, Zenaku Ryomen Ko no Tegashiwa_1867