100mila orti in Toscana

Una nuova concezione di ‘orto urbano’ che rivoluzionerà 62 Comuni toscani. La Regione Toscana punta al green urbano, rivoluzionando la concezione di orti cittadini. Un progetto quello di ‘Centomila orti in Toscana’ con cui l’Amministrazione regionale vuole realizzare nuovi orti urbani e recuperare quelli già esistenti sul territorio regionale.

 
Già approvato nel Programma di Governo della Decima Legislatura, il progetto vede la Regione Toscana capofila con la collaborazione di Anci Toscana, che si interfaccerà direttamente con i vari Comuni che aderiranno, e di Ente Terre, soggetto chiamato a garantire il supporto tecnico all’iniziativa e a coordinare le attività svolte. Il progetto, già avviato, si articolerà in tre fasi e prevederà un investimento totale di 3 milioni di euro per concludersi entro il 2018.
“Con questa iniziativa – ha evidenziato l’assessore all’agricoltura Marco Remaschisosteniamo un nuovo modo di vivere la realtà urbana. Gli orti, che spesso occupano spazi residuali e periferici, entrano ora nel cuore di paesi e città, per offrire luoghi di incontro con la natura e con le altre generazioni e per sostenere un’alimentazione sana e genuina: abbiamo pensato di coinvolgere soprattutto i giovani e gli studenti delle scuole perché questi spazi possano diventare davvero uno spazio di conoscenza a cielo aperto”.

Illustrazione di Seeding the City, NPlan Changelab Solutions

La prima fase, che si è già conclusa, ha ridefinito completamente la concezione di ‘orto urbano toscano’; non più legato a contesti periferici spesso degradati o addirittura abusivi, ma aree che andranno a riqualificare i centri cittadini, che punteranno a colture biologiche e a km 0 e diventeranno veri e propri punti di aggregazione, scambio sociale, intergenerazionale, didattica ambientale e crescita culturale. Il progetto prevede anche la riqualificazione di zone abbandonate o degradate, in questo senso la nascita di questi orti sarà una vera e propria ri-nascita per alcuni luoghi sui territori comunali, assumendo un forte ruolo paesaggistico e turistico. La proposta di questo nuovo ‘modello di orto urbano’ è stata avanzata dal gruppo di lavoro, che ha visto all’opera le varie realtà del progetto, ed è stata poi passata in Giunta regionale, che lo ha approvato, facendolo divenire un vero e proprio format da cui, i vari Comuni che aderiranno, trarranno ispirazione.
Attualmente è in stato avanzato la seconda fase del progetto, quella di sperimentazione; sono stati scelti sei Comuni pilota (Firenze, Bagno a Ripoli, Grosseto, Livorno, Siena e Lucca) con i quali si sta sperimentando fattivamente il modello e si sta testando la funzionalità dello stesso. Parallelamente è stata avviata la terza fase, inerente la diffusione territoriale del modello, ed è stato approvato il bando per la selezione dei progetti tra quelli presentati dai Comuni toscani interessati all’iniziativa; al momento sono in corso le istruttorie per la selezione. Hanno presentato progetti ben 56 Comuni toscani, che, se si aggiungono ai 6 ‘pilota’, fanno un totale di 62 Comuni in Toscana interessati all’iniziativa.
La rivoluzione di questo progetto sta inoltre nel creare una vera e propria ‘rete’ di orti toscani che si basano su di un modello condiviso e portano avanti su tutto il territorio regionale la stessa mission e le stesse linee guida. Per la prima volta l’Amministrazione regionale toscana ha cercato dunque di creare un ‘modello orto’ replicabile sul territorio ed inteso come percorso condiviso di realizzazione e gestione degli orti, che saranno inseriti in macro strutture denominate ‘Complessi orti’.
Questi si presenteranno come luoghi moderni, destinati a persone di tutte le età. Saranno frequentati da tecnici del settore e coltivatori, ma anche da studenti, associazioni o semplici visitatori, generando anche un turismo eco-sostenibile legato ad essi. Diventeranno dei veri e propri centri di aggregazione, luoghi di scambio di esperienze e diverse professionalità, con l’obiettivo di puntare soprattutto ai giovani, i quali potranno dedicarsi alle attività legate alla natura, ma anche collegarsi ad Internet (gli orti saranno infatti dotati di una rete wifi gratuita) e condividere, tramite i tanto amati ed indispensabili social, le esperienze realizzate.
Un occhio di riguardo sarà dato alla coltura di antiche varietà locali (coltivazione germoplasma), anche in via di estinzione; gli orti diventeranno così luoghi di studio per gli esperti del settore, ma anche di crescita didattica e formativa. L’aspetto didattico, lo scambio di esperienze tra generazioni, la crescita sociale e la valorizzazione della cultura agricolo-ambientale del territorio sono infatti gli elementi centrali del progetto, per questo l’iniziativa rientra nell’ambito del progetto regionale per l’autonomia dei giovani, Giovanisì.
I ‘complessi orti’ saranno concessi in uso gratuito ad associazioni, istituzioni, fondazioni, onlus, imprese sociali e cooperative del territorio (anche raggruppate in Associazioni Temporanee di Scopo) che ne garantiranno la piena funzionalità, la conservazione e la gestione dei medesimi. La selezione dei soggetti gestori sarà regolamentata attraverso un bando (disponibile anche sul sito della Banca della Terra gestita da Artea http://www.artea.toscana.it/sezioni/Evidenza/Testi/TerreToscaneIntro.aspx) Saranno poi questi concessionari scelti, che sono tenuti alla sottoscrizione con il Comune proprietario delle strutture di un disciplinare d’uso dei complessi orti, ad individuare i singoli ‘ortisti’ sempre tramite una procedura selettiva attraverso un bando pubblico.

E’ stato scelto il termine ‘ortisti’ per sottolineare le differenze rispetto agli orticoltori, che fanno della coltivazione una vera e propria professione. Gli ‘ortisti’ saranno infatti semplici cittadini, interessati a gestire l’orto e appassionati di tematiche green ed ambientali, individuati tra le persone maggiorenni, senza distinzione di sesso, residenti nel Comune proprietario del ‘Complesso orto’. Per puntare ai giovani sarà data la precedenza ad un target under 40 anni, sia per le realtà che andranno a gestire i complessi che per la selezione dei singoli ortisti. La Regione Toscana in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili sta inoltre lavorando ad un ‘Manuale d’uso’, destinato sia alle associazioni che coordineranno gli ortisti sia agli ortisti stessi, per fornire a tutti una conoscenza base minima sui concetti elementari dell’orto e della coltivazione, con un occhio di riguardo per le colture sostenibili legate ad un concetto di stagionalità e territorialità.

Dietro al progetto un’attenzione particolare alla comunicazione e al mondo social. Al fine di veicolare un’immagine coordinata, è stato creato un logo che renda riconoscibile l’iniziativa e che verrà utilizzato in tutte le strutture realizzate. Ogni ‘Complesso orto’ sarà inoltre dotato di cartellonistica riconoscibile ed omogenea ed è già attiva una pagina dedicata al progetto sul portale della Regione Toscana, per comunicare l’avanzamento del progetto e l’uscita dei bandi ai cittadini e rendere il più trasparente possibile ogni passaggio (http://www.regione.toscana.it/speciali/centomila-orti).
Gli orti non saranno solo luoghi ‘fisici’ ma anche ‘virtuali’, sarà infatti possibile seguire l’evoluzione del progetto nel tempo e creare così una ‘rete’ che possa comunicare anche on line attraverso i principali social network (“Orti in Toscana” su Facebook e Twitter. Successivamente sarà attivato anche Instagram), che diventeranno dei veri e propri diari virtuali dell’iniziativa con la pubblicazione di tanti approfondimenti, fotografie e curiosità.
“L’agricoltura entra nelle nostre città attraverso piccoli spazi preziosi, visibili a tutti, che tanti cittadini possono curare direttamente” prosegue l’assessore Remaschi “gli orti sono un’occasione per promuovere e mettere in mostra l’agricoltura genuina e di qualità tipica della nostra Regione, che farà comprendere a tante persone il valore della terra e la bellezza di coltivarla con passione. Tra l’altro con questo progetto metteremo a disposizione non solo gli spazi ma anche tutte le informazioni necessarie sia sotto il profilo tecnico che colturale e gestionale, anche grazie alla rete ed ai social. Così ogni cittadino, anche senza grandi competenze, potrà imparare a curar bene lo spazio che gli sarà assegnato”.
Francesca Nieri