Dallo scorso 8 maggio il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha riaperto al pubblico le sue porte con 3 nuove mostre e per la prima settimana il biglietto d’ingresso è ridotto!
Chiara Fumai. Poems I Will Never Release 2007-2017 – (8 maggio – 3 ottobre 2021)
A tre anni dalla sua prematura scomparsa, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica a Chiara Fumai la retrospettiva Poems I Will Never Release, a cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi in collaborazione con Cristiana Perrella. La mostra è parte di un ampio progetto che mette insieme diverse istituzioni europee con lo scopo di rivisitare il lavoro dell’artista, preservarne il lascito e trasmetterlo a un vasto pubblico. Poems I Will Never Release raccoglie un corpus molto completo di opere, che traducono in forma materiale le performance di Chiara Fumai, personalità creativa che ha lavorato in modo marcato sui linguaggi della performance e dell’estetica femminista del XXI secolo, pur rispettando l’intento programmatico dell’artista di non documentarle. Ribellandosi a una sorta di pregiudizio latente legato al suo essere un’artista donna, Chiara Fumai ha messo a punto un vocabolario di minaccia, rivolta, violenza ma anche noia, atto ad innescare situazioni scomode, per promuovere i suoi ideali di femminismo anarchico. Le sue opere, collage, ambienti e azioni, evocano figure femminili che, con il loro coraggio e la loro rabbia, hanno lasciato un segno per poi essere escluse o dimenticate; tra queste Annie Jones, la “signora barbuta” e Zalumma Agra, la “bellezza circassa”, entrambe parte dei tour di P.T. Barnum, la terrorista tedesca Ulrike Meinhof, la medium italiana analfabeta Eusapia Palladino, la filosofa e rivoluzionaria socialista Rosa Luxemburg, la scrittrice femminista Carla Lonzi e molte altre.
In mostra anche due spazi domestici che hanno segnato la carriera dell’artista: The Moral Exhibition House in cui la casa è uno spazio per l’insurrezione femminista sotto forma di un freak show domestico, e la riproduzione di una stanza dell’appartamento milanese in cui l’artista ha vissuto anni cruciali della sua vita adulta. La mostra cerca di catturare ciò che Chiara Fumai amava definire il suo “slavoro”: una produzione decennale che va ben oltre le performance per le quali era più conosciuta. Il titolo della mostra è tratto dall’ultimo autoritratto dell’artista: un burattino con una maglietta con il motto Poems I Will Never Release. Sebbene la frase possa suonare malinconica in relazione alla sua precoce scomparsa, in realtà afferma un dato di fatto: Chiara Fumai ha basato il suo lavoro sull’esecuzione di parole scritte da altri. Non ha mai composto poesie ma ha incanalato parole altrui, quelle di donne che avevano bisogno di riscatto e riconoscimento storico.
Accompagna la mostra un’importante monografia, a cura di Francesco Urbano Ragazzi, Milovan Farronato e Andrea Bellini, edita da Nero Editions, che comprende testi critici che leggono il lavoro di Chiara Fumai da differenti prospettive, oltre ad una cronologia approfondita della sua opera e ad un’ampia e completa selezione di immagini e documentazioni.
Marialba Russo. Cult Fiction (8 maggio – 6 giugno 2021)
Dopo Soggetto Nomade – collettiva del 2019 in cui le sue immagini, insieme a quelle di altre quattro fotografe italiane, affrontavano il tema dell’identità femminile tra gli anni ’60 e gli anni ’80 – Marialba Russo torna al Centro Pecci di Prato con Cult Fiction, una mostra personale che espone, per la prima volta, la celebre serie fotografica dedicata ai manifesti dei film a luci rosse apparsi nelle strade di Napoli e Aversa tra il marzo 1978 e il dicembre 1980, gli anni dell’apertura nel nostro paese delle prime sale cinematografiche specializzate e del conseguente boom del genere. Un fenomeno nuovo per l’Italia di quegli anni, soprattutto nel suo carattere manifestamente pubblico, non più nascosto, di cui Cult Fiction rappresenta la testimonianza. Con ostinata curiosità e spirito collezionistico, perfezionando quasi un nuovo genere nella storia della fotografia, Marialba Russo documenta quella che Goffredo Fofi definisce “l’esplosione di una vitalità ormai perversa, ma pur sempre tale, nella storia della cultura popolare […] che ha avuto nel cinema la sua espressione più varia e scatenata”.
La serie descrive un cinema tutto al maschile – se si eccettuano poche eccezioni come quella della regista Giuliana Gamba – che rappresenta nello spazio pubblico il corpo della donna attraverso manifesti spesso grotteschi, dai titoli quasi comici. Presentando oltre 60 scatti tra i più significativi della serie, la mostra riproduce nella sua installazione la materia effimera e il forte impatto della pubblicità stradale, con le immagini incollate direttamente al muro, restituendo in pieno la forza di un lavoro che ci parla, da una parte, della spinta alla liberazione sessuale di quegli anni, ma dall’altra anche di una raffigurazione del corpo della donna fortemente mercificato. La rivoluzione culturale, politica, sociale degli anni Settanta, che Marialba Russo (Napoli, 1947) ha documentato con sguardo antropologico in molte sue manifestazioni, finisce infatti con il mettere la rappresentazione esplicita dei corpi e della sessualità al centro di un nuovo mercato, favorendo lo sviluppo di un “cinema di genere” che se svela ipocrisie e arcaismi della società italiana non scardina però i consueti rapporti di potere.
After us (8 maggio – 6 giugno 2021)
AFTER US è una rassegna video a cura dell’artista tedesco Julian Rosefeld, un progetto di Fondazione In Between Art Film che porta negli spazi del museo una selezione di opere di tredici artisti dedicate al tema del futuro. Scelte dalla collezione di Fondazione In Between Art Film di Beatrice Bulgari, le opere di George Drivas, Eva Giolo, Adelita Husni-Bey, Hiwa K, Polina Kanis, Valentina Knezevic, Alyona Larionova, Masbedo, Agnieszka Mastalerz, Thao Nguyen Phan, Stefanos Tsivopoulos e Driant Zeneli, partendo da una disamina delle dinamiche del presente, tra visioni distopiche a analisi documentaristiche, analizzano temi che contraddistinguono il nostro tempo come migrazione, perdita e sfollamento, identità e alienazione, nostalgia e memoria, controllo e sorveglianza, populismo, verità e manipolazione. La nostra vita sta cambiando velocemente con conseguenze ambivalenti: l’ampliamento dell’accesso al mercato globalizzato ha permesso a un numero crescente di persone di sfuggire alla povertà, ma quella stessa globalizzazione ha marcato il divario tra ricchi e poveri, portando a guerre civili e migrazioni di massa. Le tecnologie digitali e i social media offrono un migliore accesso a comunicazione e istruzione, ma creano anche fenomeni nuovi come cyberbullismo e fake news. La nostra insaziabile fame di risorse distrugge interi ecosistemi provocando catastrofi ecologiche e cambiamenti climatici globali, uno scenario noto a tutti anche se l’umanità sembra non essere in grado di reagire di conseguenza.
Gli artisti scelti contribuiscono all’attuale discorso critico come giornalisti investigativi o, al contrario, come visionari che elaborano utopie e distopie; la rassegna traccia così una diagnosi poetica ma acuta del presente suggerendo una prospettiva malinconica sul futuro after us (dopo di noi).
Orari del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci: mercoledì – venerdì | 12.00 – 20.00; sabato e domenica | 11.00 – 20.00 con prenotazione obbligatoria. Informazioni su prenotazioni e modalità di accesso su www.centropecci.it/visita