Brucia Firenze, brucia

Per la rubrica con.tempo libri, la recensione di Se fossi fuoco, arderei Firenze di Vanni Santoni.

santoniA volte, Firenze fa anche venire voglia di darle fuoco. Di consumare in un unico, neroniano, rogo tutte le piccole taccagnerie, le grettezze, i provincialismi, ma anche gli amori impossibili, gli artisti sempre emergenti, le bellezze insopportabili, che la compongono. Vanni Santoni in Se fossi fuoco, arderei Firenze sceglie una via intermedia: trattiene l’incendio, ma non la necessità di tagliare la legna per prepararlo, sezionando storie e luoghi fiorentini contemporanei. Ci racconta, infilzandoli uno ad uno, i personaggi che di Firenze hanno fatto una casa: studenti fuori corso, avvocati insoddisfatti, artisti eroinomani. Le loro storie sono legate da un incontro casuale, uno sguardo a una presentazione, una stretta di mano. E noi passiamo dall’uno all’altro senza rimpianti, come se usassimo un fiammifero per accendere quello successivo.
Vista così, rifratta in tante storie diverse, Firenze sembra pronta per esplodere. Santoni la rende gonfia, piena dei sogni e delle speranze (in buona parte disilluse) di chi la abita. Quasi fosse una trappola, la stazione di Firenze Santa Maria Novella è un capolinea: si può solo tornare indietro, non attraversarla. E così tutto diventa un’oasi nel deserto, un caravanserraglio pieno di gente appena arrivata, che scopre la grande città dalla provincia toscana più profonda, scopre le americane che agitano il quadrilatero della Firenze romana, si entusiasma per il Gabinetto Viesseux; e gente che ci vive da troppo tempo, inebetita e abbruttita dalle delusioni che non si negano a nessuno, inacidita dagli anni che passano e ci lasciano troppo simili a come eravamo e così lontani da quelli che avremmo voluto essere.
Ma, sia chiaro: questo non è un libro di malinconia gentile. Qui si beve o ci si droga come atti di resistenza. Si organizzano feste autogestite e ci si innamora. E si rimpiange Firenze com’era 30 anni fa, negli anni ’80, piena di feste psichedeliche in via Ghibellina e con la Rockoteca Brighton a Settignano. Solo che chi la rimpiange a quell’epoca era altrove, a lamentarsi che non c’era nulla da fare, come adesso facciamo noi e come sempre, ovunque, fanno tutti quelli che sanno annoiarsi con stile.
Insomma, la Firenze che ci guarda da queste pagine è simile alla Firenze in cui tutti passeggiamo. Forse troppo simile. Si corre il rischio di scoprire come le nostre storie, così personali e uniche, siano in realtà l’ennesima variazione di una lunga sequela di storie che Firenze ha già visto. Per noi che siamo eterni adolescenti, intrappolati in lavori precari, sempre in attesa del lavoro vero che arriverà e sarà tutt’altro rispetto a quello che stiamo facendo, Se fossi fuoco, arderei Firenze è un libro pericoloso. Potremmo rispecchiarci in qualcuno dei personaggi più avanti con gli anni, disillusi e cinici al punto giusto, così simili a noi da chiedersi se non sia vero il brocardo latino “de te fabula narratur”. Che, per i non latinisti come me, diventa: la storia parla proprio di te.•
 
Testo di Carlo Benedetti / con.tempo, foto di Ray Iperio
Il libro: Vanni Santoni, Se fossi fuoco, arderei Firenze, Laterza, 2011
 
con.tempo è una rivista di narrativa breve inedita. Nata a Firenze, pubblica autori esordienti da tutta Italia, scommettendo tutto sull’attenzione maniacale per il testo, l’editing, la riscrittura. Ogni numero esce in 999 copie numerate e in distribuzione gratuita
con illustrazioni originali di giovani artisti e designer. Ogni uscita ha un tema comune che la trasforma in una piccola antologia. 

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