Via Mariti, 20 anni di lotta contro la speculazione edilizia

Cantiere Via Mariti Firenze

Via Mariti ha un elevato valore economico data la sua posizione centrale tra Novoli e Careggi. Oggi non è solo un quartiere molto popolato ma una zona strategica che fa gola a molti. Ripercorriamo 20 anni di appetiti edilizi e la lotta dei residenti per avere un parco anziché una colata di cemento.


La terribile tragedia del 16 febbraio al cantiere Esselunga di via Mariti – con cinque operai morti per il crollo di una gigantesca trave – sembra l’atto finale di una storia di “appetiti edilizi” cominciata venti anni fa, quando il Comune di Firenze decise di vendere a privati l’ex-area militare ormai dismessa.

<<Via Mariti ha un elevato valore in termini di business: si trova in una posizione centrale, nei pressi di Novoli e Careggi, in un quartiere molto popolato. Si tratta di una zona strategica che fa gola a molti>>.

Ad affermarlo è Nicla Gelli, portavoce del comitato ex-Panificio militare che per anni si è battuto per contrastare i numerosi progetti di speculazione che intendevano trarre profitto dalla zona in questione. 

Non si tratta di un caso isolato. La capacità di individuare le aree maggiormente remunerative in termini di business rappresenta l’imperativo che guida gran parte delle operazioni immobiliari e finanziarie in una città come Firenze. Quanto accaduto nel cantiere del nuovo centro commerciale Esselunga è l’esito di un lungo percorso speculativo le cui origini sono ben lontane nel tempo

La storia dell’ex-panificio militare è segnata da diverse tappe, percorrendo un’evoluzione nel corso della quale emergono in maniera evidente le logiche che oggi governano le nostre città. Dalla spartizione di aree “degradate” al loro inserimento sul mercato, Firenze nel corso dell’ultimo ventennio ha rivelato una notevole capacità attrattiva a vantaggio di molteplici capitali volenterosi di trarre profitto da tali attività.

Era l’ottobre del 2004 quando il Comune di Firenze decise di vendere la struttura dell’ex-Panificio militare di Via Mariti alla Baldassini Tognazzi Pontello (BTP), una storica società fiorentina operante nel settore edilizio e proprietaria di molteplici immobili nel capoluogo toscano.

Tra questi possiamo menzionare, ad esempio, Manifattura Tabacchi e un complesso in Piazza Dalmazia. “Progetto Archea”: questo fu il nome che venne attribuito al piano della nuova proprietà. Un progetto che, se considerato in rapporto alle intenzioni comunali volte a restituire l’area ad un uso esclusivamente pubblico vigenti fino a poco tempo prima, risultava quanto mai contraddittorio.

Un volantino del comitato ex panificio toscano del 2005 informava: 

“Sapete cosa vogliono costruire nell’area dell’ex-Panificio militare?” 

  • 75.000 mc densamente abitati
  • Centinaia di appartamenti e uffici
  • Palazzi di 6 piani
  • Torre di 5 piani 
  • Parcheggi sotterranei

Come mette in luce il Comitato, queste embrionali modifiche operavano nella direzione di una profonda cementificazione del quartiere, amplificando la densificazione edilizia della zona. Ma, evidentemente, tali rischi non rientravano tra le priorità di quel momento. Tuttavia, le mire dei vertici della BTP vennero ostacolate dall’attivazione dei residenti della zona che, in virtù di un’ampia mobilitazione, riuscirono a bloccare il progetto iniziale. 

Racconta ancora Nicla Gelli: <<Nel maggio 2007 la proprietà tentò di dare una svolta alla situazione: il cantiere iniziava a prendere forma, con tanto di cartelli che comunicavano l’inizio dei lavori di ristrutturazione. Noi bloccammo fisicamente le ruspe che entravano nell’isolato. Non ci fermammo nemmeno per un momento>>.

In quell’anno, infatti, l’intervento della proprietà venne dichiarato illegittimo e il Comune stabilì che qualsiasi modifica dell’area non poteva prescindere dal confronto con i cittadini. In seguito partirono delle indagini della Procura ed emersero delle intercettazioni che vedevano coinvolti i vertici della proprietà.

La vicenda del “Progetto Archea” riassume le tendenze che, pochi anni più tardi, diventeranno egemoni ai fini della pianificazione urbanistica di Firenze. Trattasi di tendenze che individuano lo spazio urbano come merce da cui estrarre incessantemente profitto, aumentando le disuguaglianze sociali sulla base dei meccanismi della precarietà lavorativa e amplificando la distanza tra centro e periferia. Fenomeni nei quali i protagonisti risultano essere poche società private che, in accordo con la politica, decidono le sorti di interi quartieri: la loro svendita, la loro riqualificazione, il loro abbandono. 

Nel 2013 arriva Esselunga. La nota catena di supermercati acquistò l’area e, in accordo con il Comune, propose un nuovo progetto, come riportava l’articolo di Firenze Today Rinasce l’ex-Panificio militare. Non più edifici e appartamenti: questa volta il piano prevedeva l’edificazione di un nuovo centro commerciale. Esselunga, dopo aver commissionato diversi studi sulla circolazione della zona, ha apportato in questi anni anche delle modifiche urbanistiche sul quartiere.

Oggi, mentre la strage silenziosa dei morti sul lavoro continua indisturbata in tutta Italia, a Firenze sul cantiere di Via Mariti è calata un’atmosfera spettrale. L’area è stata posta sotto sequestro e la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo che, al momento, è privo di indagati.

Sul lato destro della struttura c’è uno striscione realizzato dai residenti che recita “Fateci un parco! Ci abbiamo sempre voluto un parco!”.

Questa frase, nella sua semplicità, rappresenta una fotografia perfetta degli appetiti nelle città in cui viviamo: spazi dove l’interesse della maggioranza viene piegato agli interessi di una minoranza.