Al Teatro della Pergola, I racconti del terrore

Il Teatro della Pergola apre le porte delle sue zone più inaccessibili e le trasforma nel setting perfetto per I racconti del terrore di Edgar Allan Poe.

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Provate a immaginare di scendere, radunati in un unico gruppo compatto e bisbigliante, nei sotterranei segreti di un antico teatro.
Provate a immaginare di scendere, uno a uno, scoscesi gradini di pietra illuminati da torce e fiaccole, senza sapere esattamente dove andrete, cosa vedrete e chi incontrerete.
Pensate allora di incontrare sul vostro cammino un vecchio mendicante, vestito con un saio consumato e con il volto coperto da un cappuccio, che regge una lanterna e, nel buio più totale, vi spinge a entrare in una stanza stretta, angusta, illuminata di rosso.
filippo-manzini-_84487_copyright-2015_22793711373_oPensate di entrarci e di ascoltare, in medias res, la confessione lucida dell’assassino de Il cuore rivelatore, di sentire con le vostre orecchie il lamento del vecchio, di voltarvi all’improvviso e di trovarvelo lì accanto, in carne e ossa.
Pensate di proseguire, verso meandri ancora più interni e nascosti, in un dedalo di celle buie e inquietanti, fino a raggiungere un piccolo palco e una piccola platea: quella, signori, è la dimora de La maschera della morte rossa che, davanti ai vostri occhi, svelerà la sua vera faccia…
Dalle profondità del sottosuolo, allora, pensate di risalire in superficie solo per ascoltare il claustrofobico racconto de La sepoltura prematura, in totale isolamento acustico e quasi interamente al buio.
Ma… colpo di scena…
È appena passata la mezzanotte signori, il teatro chiude. Perché questo era: Teatro. L’Orrore ha spalancato le porte del suo regno, è andato in scena e vi ha invitato cortesemente alla sua corte, non come banali spettatori, ma come illustri ospiti di riguardo.
Per un’ora e mezzo circa, gli attori vi hanno guidato nei misteriosi tunnel del terrore, in senso reale e metaforico, estraniandovi dal mondo terreno e accompagnandovi nei sotterranei dell’Ignoto, sede di paure, ossessioni e tormenti.
Così il Teatro della Pergola, in collaborazione con la Compagnia delle Seggiole, ha deciso di portare in scena I racconti del Terrore di Edgar Allan Poe: aprendo le porte delle zone più inaccessibili dell’edificio e rendendole il setting perfetto di una rappresentazione magistrale.
Uno spettacolo itinerante formato da varie stazioni, in cui in ognuna ha luogo un racconto che si materializza infilippo-manzini-_84469_copyright-2015_23052957739_o presenza del pubblico. Nessuna divisione tra palco e platea, nessuna barriera, nessun trucco e nessun inganno.
Il protagonista è il terrore nella sua forma più fine e pervasiva: quello che non ha un nome né un indirizzo preciso dove andarlo a stanare. Il terrore recondito annidato in noi, in una forma latente che improvvisamente si risveglia, ci accomuna, in una universalità delle emozioni che Poe descrive così bene e che si trasmette, in maniera ancora più empirica e tattile, in questo particolare e riuscitissimo adattamento scenico.
«Ho paura della paura; paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile sensazione di incomprensibile terrore. Ho paura delle pareti, dei mobili, degli oggetti familiari che si animano di una specie di vita animale. Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un’angoscia misteriosa», si legge in una citazione celebre di Guy de Maupassant.
E paura o almeno inquietudine, questo spettacolo, la suscita realmente. Sarà per la bravura degli attori Marcello Allegrini, Fabio Baronti, Luca Cartocci, Sabrina Tinalli e Silvia Vettori, per l’ambientazione o per la decisione di posticipare l’inizio dello spettacolo alle 23 e 15 (con la conseguente esperienza della mezzanotte in sala), sarà per molti altri fattori concomitanti ma il successo è garantito: se le prime date hanno fatto sold out e le repliche stanno andando altrettanto bene, di motivi ce ne sono fin troppi. Lo spettacolo infatti, sarà nuovamente in calendario il 25, 26 e 27 febbraio e molto probabilmente anche a marzo.
Un esperimento riuscitissimo, un sorprendente mix tra ricerca dell’originalità e fedeltà testuale che non lascia niente in sospeso. Se non, volutamente, il fiato.
Testo: Rita Barbieri
Foto: Filippo Manzini

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