Arte in fiore nei giardini di Firenze

Marcello Fara

Tre giardini affascinanti e misteriosi da conoscere ed esplorare sulle sponde dell’Arno a Firenze: il Giardino di Villa Bardini, il Giardino dell’Iris e il Giardino delle Rose, qui proposti in un percorso fotografico alla ricerca dei rapporti tra Arte e Natura. 

Tre piccoli e preziosi giardini posti nella parte est della città, in uno dei suoi luoghi più elevati e panoramici. Hanno tanto da offrire al visitatore, al pari di tanti altri più estesi e rinomati. La loro ricchezza storica, botanica ed estetica è oggetto di ispirazione per l’arte del giardino, l’arte cosmetica, l’arte orafa, l’arte sartoriale, l’arte del commesso, l’arte della fotografia e dell’illustrazione

Operando nel settore della fotografia dell’opera d’arte e avendo ideato progetti allestitivi in ambito museografico, le visite ai giardini botanici, ai giardini delle ville storiche e ai musei sono sempre stati oggetto del mio vissuto personale, un interesse che determina frequentazioni assidue mai interrotte nel corso di decenni. Prima di iniziare a strutturare la ricerca fotografica nei suoi contenuti artistici e nel linguaggio visivo, è mia consuetudine assorbire la bellezza delle immagini esposte nei musei con cui ho instaurato un personale rapporto affettivo. Cinque anni fa, nel 2018, ho visitato più volte la mostra sul Rinascimento giapponese dal titolo La natura dei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo, tenutasi presso la Galleria degli Uffizi. In questa occasione sono entrato in contatto con la raffinatissima rappresentazione del fiore dell’Iris e della Rosa, e ne sono rimasto così estasiato che, successivamente, ho dedicato lungo tempo alla conoscenza degli spazi espositivi del Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano e del Museo dell’Opificio delle Pietre Dure.

Entrare in contatto con le opere lì custodite, – in costante dialogo con la pittura, l’arte grafica e la fotografia – mi ha suggerito di trovare una nuova modalità nella raffigurazione fotografica del tema “Fiore”. Nelle straordinarie opere esposte ho sempre avuto la conferma di quanto l’estetica della natura sia stata oggetto di ammirazione per quegli elementi vegetali reinterpretati in grafica, pittura e nei marmi pregiati che restituiscono loro stessi la luce, il cromatismo e il disegno della forma vegetale. Così, ho deciso di realizzare le immagini fotografiche di cui qui pubblico una selezione. Sono state realizzate con l’intento di proporne una nuova lettura, come se fossero delle trasposizioni delle opere realizzate con marmi colorati e delle incisioni a fondo nero e su fondo astratto.

La ricerca fotografica si è articolata in due letture visive. La prima utilizzando il colore, in cui la luce emessa dai fiori brilla come le pietre incastonate nelle superfici bidimensionali delle opere esposte all’Opificio e in quelle esposte nelle tele del Museo della Natura Morta; la seconda riportando tutto all’essenziale cromia della stampa giapponese. Entrambe le tecniche sono state create con l’intento di realizzare immagini preziose che necessitano di un’osservazione lenta e meditata, così come si fa con l’opera d’arte. Questo è l’approccio che ho messo in essere per osservare questi fiori: Rose, Iris, Calle, Glicini e Ninfee, che sono stati espressione di valori simbolici, di racconti mitologici e della cosmogonia, nonché affermazione di eleganza, di fascino e di meditazione. Un interesse che nel corso dei secoli ha sempre attratto artisti e architetti per il forte legame che c’è tra Arte e Natura.  

I fiori e le piante, per la cultura orientale, hanno un’anima; essi sono custodi di segreti arcani, che da millenni la Natura crea e protegge. Studiare le piante per poi riprodurne i colori in pittura, disegnarne la forma con la grafica e restituire il ritratto della loro personalità con la fotografia, è un’esperienza estetica e culturale ammaliante che arricchisce la mente e distende l’animo. Le immagini fotografiche dei fiori che ho ritratto come volti umani e che emergono dal fondo nero sono – per me – visioni magiche che emergono come ricordi misteriosi e arcani. Isolarli dal loro contesto naturale mi è servito per riportarli alla presenza di entità astratte che hanno una lunga storia, la quale tramanda conoscenza e bellezza, ma anche – al pari di altre arti – capace di trasmettere quel benessere che danno la musica, il teatro, il cinema e la danza, nonché le creazioni artistiche realizzate dalla sartoria teatrale e dall’alta moda, dall’arte ceramica e vetraria, dal design, dalla pittura, dalla grafica e dalla fotografia d’arte.  

Le immagini fotografiche che ho realizzato in omaggio a questi tre giardini – che da anni amo e fanno parte delle esperienze fondanti del mio pensiero e della mia formazione artistico-culturale – le ho vissute come se fossero presenze discrete, silenziose e sfuggenti. Come supporto su cui stampare è stata pensata la carta di riso, per ammorbidire la tinta del fondo nero come fosse inchiostro sciolto nell’acqua, e rendere i colori morbidi con ricchi passaggi tonali. Mentre il formato dovrà essere piccolo, per indurre nell’osservatore una lettura lenta. 

Ciascun ritratto è stato composto per far emergere la grazia della posa e l’eleganza di una visione onirica che con l’immagine diventa reale; immagini in cui fragilità e splendore si fondono, ed emergono fulgenti da questo fondo scuro.

Testo e immagini a cura dell’arch. e fotografo d’arte Marcello Fara.