Banksy or Not Banksy? La street art in mostra a Altopascio

Mostra Banksy Not Banksy

La street art conquista Altopascio: le opere di Banksy in mostra in Sala Peregrinatio.

Nella Sala Peregrinatio nel Comune di Altopascio, visitabile fino al 20 ottobre, è in corso una mostra curata da Bruno Ialuna dal titolo “Banksy or not Banksy”. Si tratta di una rassegna che mette a confronto l’artista più iconico, amato e discusso del nuovo millennio con il fenomeno mondiale dei Not Banksy e altri street artists.

All’inaugurazione erano presenti il sindaco del Comune di Altopascio, Sara D’Ambrosio, Alessio Minicozzi, assessore alle politiche culturali, Francesca Merz della segreteria didattica e Bruno Ialuna, curatore della mostra.

Il Sindaco del Comune di Altopascio, Sara D’Ambrosio, ha così spiegato la mostra: «Ha l’obiettivo di far conoscere la Street Art, non solo agli altopascesi, apportando nel nostro Comune un livello artistico e culturale molto alto. Avere ad Altopascio uno spazio per l’arte che possa vivere in modo diverso, contemporaneo e soprattutto far appassionare, avvicinare le persone a questo mondo, che molto spesso rischia di essere chiuso in realtà più piccole». Alessio Minicozzi, Assessore alle politiche culturali, ha dichiarato: «Per me portare Banksy ad Altopascio era un sogno perché sono un appassionato. Mi sono recato in giro per l’Italia a vedere le mostre su Banksy e anche per questo non solo abbiamo voluto portarlo ad Altopascio ma abbiamo voluto che fosse diverso rispetto alla rappresentazione che è sempre stata offerta di lui. È un’arte che fino a poco tempo fa era considerata qualcosa di negativo, come un atto di vandalismo, sovversivo»Francesca Merz della segreteria didattica ha precisato che «L’idea avuta con Bruno fin dall’inizio era quella di creare dei percorsi espositivi che fossero delle narrazioni. Abbiamo approntato due tavole tattili ovvero per la prima volta sono state riprodotte un’opera di Banksy e un’opera dei not Banksy per persone cieche ed ipovedenti in modo che possano tra l’ausilio delle riproduzioni e quello che poi sarà il podcast entrare nel mondo dei Banksy e dei Not Banksy anche tramite altri sensi quindi un modo diverso di raccontare l’arte».

Bruno Ialuna, curatore della mostra, ha percorso la storia della street art attraverso le opere di Banksy e dei Not Banksy, esposte: «È il più grande movimento artistico dell’umanità. Nasce nelle caverne quando l’uomo ha cominciato a lasciare traccia del proprio passaggio e a voler comunicare con gli altri. Raccontiamo la storia di un bambino che si chiama Banksy. Vive in una città incredibile, Bristol. Qui conosce Robert Del Naya 3D, writer e poi fondatore della band Massive Attack. Si appassiona. Inizia a dipingere anche lui. In seguito capisce da Black Le Rat, che la tecnica degli stencil, realizzati con la bomboletta è più rapida».

Black Le Rat.

Un mito con cui Banksy deve confrontarsi è Black Le Rat: questo tizio ha sconvolto mondo della street art in Europa. Prima di diventare “Black Le Rat” era un ragazzino francese di Parigi che a un certo punto dell’adolescenza anni arriva in Italia. Con la madre appassionata di storia dell’arte, fa un giro d’Italia e lì si innamora di Giotto, di Raffaello, di Leonardo. Impazzisce per questi grandi maestri. Nel 1971 va a New York, dove è il momento in cui il writing, il graffitismo sono al massimo per cui si innamora di quell’arte lì. Torna in Europa, a Parigi e si chiede perché per andare a vedere i grandi dell’arte occorre andare nei musei? 

Così pensa di portarli in strada e le prime opere di street art richiamano Caravaggio, Leonardo, e mostra la Gioconda in giro per Parigi usando lo stencil. Questa tecnica l’ha vista appunto a New York da John Fattner. Si può fare a casa, si attacca al muro, si spruzza con la bomboletta e si scappa quindi è molto più rapido. Black Le Rat diventa un mito e oggi la sua opera “Getting through the wall” (2008) la trovate in tutti e cinque i continenti del mondo: un uomo che attraversa un muro, ha due valigie, dove ci siamo noi perché in quelle valigie c’è tutto quello che abbiamo imparato, le nostre esperienze. Oggi è considerato il maestro di Banksy tant’è vero che quest’ultimo ha detto che quando crea un’opera, dopo la riguarda, si rende conto che Black Le Rat l’aveva già fatta prima di lui. 

Black le rat

Bristol, Londra e la connessione tra street art e musica.

A Bristol nel 1989 c’è la più grande operazione di polizia in Europa contro la street art e 80 writers vengono arrestati. Il capo di tutti è Inkie, mito assoluto, lavora ancora. Molti hanno “giocato con lui” perché realizzava videogiochi. Qui organizzerà il festival più grande del mondo ed è incredibile come proprio questa città cambi la storia della street art proprio lì dov’era repressa. Bristol negli anni Novanta è destinata a veder nascere un nuovo movimento musicale con Massive Attack (le copertine dei dischi sono pure parte della mostra), Portishead e Tricky. 

Il mondo trip-hop ha quattro discipline che sono musica elettro-pop, black dance, graffitismo e poi il DJing cioè il “saper metter dischi”. Banksy arriva a Londra e conosce Jamie Hewlett, il genio che fonderà una band ispirata ai fumetti: i Gorillaz. Hewlett disegna, mentre la voce è di Damon Albarn, il frontman dei Blur. In mostra è esposta la copertina originale del disco del 2003 dei Blur, disegnata da Banksy, dal titolo “Think Tank”.

I Not Banksy nacquero nel 2007 come gruppo musicale rock. Si chiamavano STOT21 stc PlanB e il membro più famoso della band è Lee Adams, che è già un artista molto conosciuto in Inghilterra per la sua tecnica pittorica. «A un certo punto in un mondo in cui tutti copiano Banksy e vogliono essere lui – commenta Bruno Ialuna – i Not Banksy dicono: “Sai che c’è? Noi si fa Banksy, si firma Banksy perchè si dice che non siamo Banksy”. È un successo clamoroso. Pensate solo che hanno venduto in due settimane 1300 fotografie di tredici disegni di Banksy. Quindi fenomeno mondiale. La loro primissima opera della storia è “Whole lotta (love)” (2003), in olio su tela di canapa, che rappresenta tutti noi, se ricordate quella volta in cui vi siete innamorati, siete tornati a casa e vi siete sdraiati»

La prima esposizione ufficiale di Banksy è a Bristol, sua città natale e alla mostra di Altopascio si può vedere il poster con cui veniva annunciata, raffigura il David di Michelangelo rivisitato, in riferimento ai grandi dell’arte. Si rinchiude quindici giorni dentro un museo. Chiede solo una cosa: ingresso libero per tutti perché vuole che i ragazzi vengano tutti. 

La street art per il sociale.

Non solo il lavoro di Banksy realizzato per Greenpeace “Disney, save or delete” (2002), con i personaggi della Disney, la street art spesso si occupa di temi che ci riguardano tutti, come l’ambiente, i disastri che stanno nascendo nel pianeta. Già nel 2002 fa denunciava il problema delle foreste che si stanno desertificando. Black Le Rat si interessa ai senza tetto, Banksy ai bimbini che vengono sfruttati sul lavoro. La differenza dall’arte contemporanea è sempre che noi non esistiamo lì dentro, mentre in ognuna di queste opere ci siamo noi. Sono visibili anche i francobolli, emessi dall’Ucraina che raffigurano uno dei tre stencil di Banksy realizzata a Borodyanka.

In un’altra opera significativa, dal titolo “A masterpiece of detournement in our spectacular society no. 3” (2008), i Not Banksy denunciano, come ha affermato il curatore, che: «Siamo in una società dell’immagine, dello spettacolo, in cui ogni opera, come ogni cosa che facciamo, non vale più per quello che era il concetto con il quale l’artista l’ha concepita ma per il valore a cui viene venduta».

Le altre opere in mostra.

È visibile poi “Understood silver” (2007), litografia firmata e numerata, di Stef Hoodacious. Stef Hoodacious è un personaggio incredibile, ha un successo clamoroso all’inizio, a metà degli anni 2000, poi sparisce nel nulla però sul Banksy tour, il secondo più visitato dai turisti a Londra, le referenze sono sue, poiché aveva mappato dove erano tutte le opere. 

Sono presenti tre opere dei Not Banksy, nelle quali si riprende la scimmia di Banksy. Bruno Ialuna dichiara che questa è l’opera che ha dato l’idea della mostra, perchè tutti si chiedono: «Questo non è Banksy, questo è Banksy, alla fine non ci si capisce più nulla fra quello che è Banksy, quello che non è Banksy»

La rassegna prosegue con una litografia su carta, firmata e numerata, di JR dal titolo “Mariano, Los Angeles De la ciudad, cartogena” (2008): “Questo è stato il più grande fotografo del mondo. Anche lui ha lavorato molto con Banksy, sul muro di Gaza”. E di Banksy, in “Walled off hotel box set” (2017) ecco l’opera con un pezzo di muro della striscia di Gaza. 

“You and me” degli STOT21 STC PLAN B (2004): “Sono i Not Banksy. Rappresenta il mondo di oggi, nel quale predomina il concetto di prevalenza, sono più bravo di te e quindi ti voglio sottomettere”.

Il secondo artista più famoso del mondo dopo Banksy, Obey, alias Shepard Farey, raffigura Michael Jordan: «In tutto il mondo è conosciuto per l’immagine che realizzò del presidente Obama, da questi ritenuta importantissima per orientare il voto dei giovani al punto che inviò una lettera a Obey per ringraziarlo di quello che aveva fatto nella prima campagna elettorale del 2009. Ritrae personaggi del mondo della storia dello sport americano ma non solo. Le persone famose le ha ritratte un pò tutte. Anche questa diventò una delle opere più famose di Obey. Ritrae quando Michael Jordan entrò nella Hall of Fame. A un certo punto ha l’idea di usare gli sticker, gli adesivi. Li fa diventare un’opera d’arte. Ha la genialità di darli agli skater che girano negli Stati Uniti. Loro tappezzano dappertutto con le sue immagini».

Alla fine del 2008 sono state interrotte tutte le attività dei Not Banksy. Nel 2018 il progetto è stato ripreso come NOT NOT BANKSY e si è evoluto nel REAL NOT BANKSY FRONT (RNBF). I Faile, gruppo di New York, con “New York invasion black light”, al momento si possono ammirare a New York, a Monaco – dove hanno fatto l’ultimo murales – a Berlino, a Mosca e poi appunto ad Altopascio. 

Aleandro Roncarà, montecatinese di nascita ma oramai artista del mondo, ha creato un omaggio a Banksy nel 2019 proponendo un’interpretazione di una delle sue opere più famose. Lob, altro giovane artista italiano, in “Outside”, rappresenta l’uomo nella sua involuzione, prima con quattro zampe poi a un certo punto torna indietro e non se ne accorge neanche perché troppo impegnato a guardare il telefonino. Mauro Pallotta, in arte Maupal, ha consegnato un’opera specificatamente per questa mostra. È uno dei più influenti street artist italiani. Nel 2014 realizzò un murales su Papa Francesco, raffigurandolo nella posa di Superman, con in mano la valigetta con la scritta spagnola “Valores”, da cui penzolava una sciarpa della sua squadra di calcio del cuore, il San Lorenzo. «Dopo tre giorni il Comune di Roma fece cancellare tutto ma il Legato Pontificio per la Cultura lo convocò perché il Papa voleva incontrarlo»! 

La rassegna prosegue con “Invasion map of Los Angeles” di Invader. Come spiega il curatore: «Opera di un artista che è stato il primo del mondo e lo sarà per sempre. Ha fatto una cosa incredibile. Ha creato un videogioco e invaso le città con i suoi mosaici. Vieni chiamato dall’agenzia spaziale NASA per una collaborazione ma non chiese compenso in cambio, solo di esporre nello spazio. Famosissima l’immagine di Samantha Cristoforetti, con in mano il mosaico di Invader, del così è diventato il primo artista della storia dell’umanità ad avere un’opera nello spazio»!

Dopo l’omaggio a Banksy del fiorentino Blub, l’opera chiaramente più importante della mostra è “Napalm” di Banksy (2004). Questa è una delle foto più famose del novecento, la bambina vietnamita bruciata dal napalm che scappa dopo il bombardamento americano. Accanto a lei Mc Donald e Mickey Mouse. «Nessuna opera d’arte è in grado di spiegare il capitalismo come questa. Ecco perché la street art è una forma d’arte che ci tocca. Gli artisti hanno un compito, quello di avvertirci. Vedono le cose prima che accadano. Quando accadono, non è loro compito risolvere i problemi, spetta ad altri”, afferma Ialuna. «Come le caverne dei cinque continenti venivano dipinte, oggi la stessa cosa accade con la street art che si è diffusa in tutto il mondo. Pensate agli Impressionisti, il più grande movimento artistico della storia, un fenomeno della Francia poi diffuso nel resto dell’Europa. Nessuno voleva esporli, la gente sputava sui loro quadri, a chi pensa che la street art sia un’arte minore andrebbe ricordato».

Articolo a cura di Alessandra Giulia Romani.