Bud Spencer Blues Explosion a Firenze, l'intervista esclusiva di FUL magazine

I Bud Spencer Blues Explosion, lo straordinario duo formato da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, sono tornati quest’anno con un nuovo energico disco intitolato “Vivi muori blues ripeti”, uscito a primavera per La Tempesta Dischi e che continua a riscuotere un ottimo consenso di critica e pubblico.

Si tratta di un album urgente e vitale, dedicato alla vita, alla sensualità e al viaggio, incentrato su un linguaggio semplice, ma maturo e diretto. Se nel sound hanno espresso tutta la loro forza e originalità, ci teniamo a sottolineare che per i testi hanno voluto coinvolgere alcune delle penne più interessanti del panorama indie rock italiano: Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Umberto Maria Giardini (conosciuto con il suo ex nome d’arte Moltheni).

La band, dopo quaranta concerti in soli sei mesi dall’uscita del disco, spinta dall’onda dell’entusiasmo e dall’accoglienza di un pubblico sempre crescente, torna on the road questo autunno con altre date esclusive in giro per l’Italia. In occasione del loro passaggio a Firenze lo scorso 29 settembre, nell’ambito del festival letteriario “Firenze Libro Aperto”, abbiamo potuto assistere alla potenza live che nutrono l’essenza del duo alt-rock. Andate a scoprire il calendario dei loro prossimi show, dove regaleranno la stessa energia devastante che hanno goduto chi c’era ad ascoltarli alla Fortezza da Basso, esibiti in formazione allargata a quattro grazie all’accompagnamento di Francesco Pacenza al basso e di Tiziano Russo alle tastiere.

Foto: ©Ilaria Magliocchietti Lombi

Nell’attesa, FUL vi propone l’intervista realizzata al cantante Adriano Viterbini, incontrato dopo il concerto di Firenze.


“Vivi Muori Blues Ripeti”
denota una raggiunta maturità compositiva. Eravate una novità e adesso siete una certezza nell’ambito dell’electric-blues italiano. Tu e Cesare avete fatto un bilancio di questi primi dieci anni di carriera? Puoi dirci verso quale direzione vorreste far evolvere il suono futuro dei BSBE?

“Grazie per le considerazioni, anche noi siamo contenti del nostro ultimo album. È uno dei migliori dischi che ho ascoltato quest’anno! Ci abbiamo lavorato con curiosità ed incoscienza, abbiamo seguito l’istinto e l’ispirazione. Marco Fasolo che ha prodotto l’album ha saputo osare insieme a noi, registrando musica senza tempo e sempre fresca, prerogativa senza la quale non riusciremmo a lavorare. Siamo una band che viaggia sul mondo con le antenne tirate su, ed amiamo letteralmente questa opportunità che ci siamo costruiti, non so dire dove andremo… Sicuramente cercheremo evoluzioni, emozionare, stupire”. 

Quanto ti hanno arricchito le tue recenti esperienze di condivisione del palco con musicisti internazionali come Nic Cester o Bombino?

“Poter condividere tempo con persone umili e speciali, artisti incredibili, è una fortuna che non capita spesso. Da ragazzo mio padre mi porto una cassetta di musica africana presa in un viaggio di lavoro in Niger, da li comincio la mia passione per quella musica che ho sempre definito “del futuro” (anche quando non la ascoltava nessuno) e poter prendere parte al Nomad Tour al fianco di Bombino è stato davvero gratificante, ho imparato tantissimo, con la chitarra gli africani usano dei trucchi speciali per ottenere quelle sonorità. Lo stesso vale per l’incontro con Nic Cester dei Jet, un talento straordinario ed una persona d’altri tempi, essere a contatto con tanto talento non può far altro che bene”.   

Foto: ©Daniele L. Bianchi
A proposito di live, quella è la dimensione migliore per apprezzarvi, le vostre esibizione sono sempre molto energiche e mi sembra che qui a Firenze godete di un buon seguito.

“Ci piace suonare ovunque, non abbiamo un luogo particolare, ogni paesaggio diventa speciale ed ispira. Ci lasciamo cullare dalle emozioni che ci regala un contesto. Mi piacerebbe suonare con i BSBE in uno stadio, una dimensione infinita potrebbe spingere la nostra performance altrove… Chi lo sa?

Qualche anno fa siete stati invitati a esibirvi al prestigioso “International Blues Challange” di Memphis, la patria del blues. Avete mai pensato di registrare un intero disco negli USA, per farvi influenzare ancora di più da quella scena?

“Ci abbiamo pensato, fare un viaggio in America è sempre un emozione per noi, tutta la musica che abbiamo ascoltato da ragazzi viene da li, siamo molto legati agli USA. È un po’ complicato in termini pratici spostarci e registrare tutto un disco lì, noi abbiamo i nostri tempi e vogliamo i nostri confort quando siamo in fase di registrazione… Home sweet home!” 

Cantare in italiano incastonando le parole in suoni tipicamente angloamericani è una sfida o lo trovi naturale per il vostro progetto musicale?

“In “Vivi Muori Blues Ripeti”, Davide Toffolo e Umberto Maria Giardini hanno saputo seguire le mie linee vocali senza snaturarne l’essenza, loro sono dei maestri in questo. Ti direi che con la giusta dose di gusto per l’ascolto non si soffre molto a cantare in italiano con una musica tipicamente non italiana”.

Saluto Adriano e Cesare dopo essermi fatto autografare una copia del loro ultimo album e non vedo l’ora che tornino nuovamente a infuocare i palchi in Toscana!